La mielopatia degenerativa del cane: un aiuto dal naltrexone
15 febbraio 2013
6 min

La mielopatia degenerativa del cane: un aiuto dal naltrexone

malattie

La mielopatia degenerativa del cane può essere paragonata alla sclerosi multipla in medicina umana. Ѐ una lesione autoimmune innescata da precedenti malattie virali, protozoarie o batteriche, che alterano il sistema immunitario in soggetti predisposti attraverso la formazione di autoanticorpi, che riconoscono come estranei le cellule della mielina (midollo spinale) con processi infiammatori e distruzione della mielina stessa.

Tra le cause autoimmuni sta prendendo sempre più interesse l’intolleranza al glutine, amido, maltodestrine, soia, micotossine alimentari, metalli pesanti che in soggetti predisposti innescano una reazione autoimmune. Il glutine crea un’infiammazione della parete intestinale, facendo passare particelle alimentari di grosso peso molecolare derivanti da una scarsa degradazione del glutine stesso, dell’amido maltodestrine, ecc. Queste proteine hanno la capacità di legarsi alle proteine cerebrali con autolesioni autoimmuni (cosi come succede nei soggetti celiaci in umana che manifestano irritabilità, eccitazione ed epilessia). Attraverso il sangue e la linfa, infatti, queste particelle alimentari, micotossine alimentari, metalli pesanti, ecc. raggiungono il liquido cefalorachidiano del sistema nervoso e periferico con processi infiammatori e fenomeni di demielinizzazione (distruzione della mielina).

In medicina umana si è scoperto, attraverso una telecamera collegata a un endoscopio, che con l’arrivo di particelle di glutine si innescava anche in soggetti normali una reazione infiammatoria dei villi intestinali. Questo significa che, come nella medicina umana, anche in quella veterinaria il glutine stimola sempre una reazione infiammatoria, che secondo la sensibilità individuale è più o meno accentuata. Alcune razze sono più sensibili al glutine e ai metalli pesanti, per cui hanno una maggiore predisposizione a un’infiammazione del midollo spinale ed eventuali epilessie.

Le razze più colpite sono: Bernese Mountain Dog, Boxer, Cardigan Welsh, Chesapeake Bay, Retriever, Kerry Blue Terrier, Pembroke Welsh Corgi, Rhodesian Ridgeback, Standard Poodle, Pastore Tedesco, ma possono essere colpite tante altre razze.

I meticci metalli pesanti (piombo, arsenico, mercurio e cadmio) sono altamente ossidanti, presenti nella dieta (specie nel pesce grasso, olio di pesce non raffinato, alcune scatolette per cibo non rivestite, in alcuni imballaggi degli alimenti), in alcuni vaccini, nell’inquinamento ambientale. Alcuni soggetti sono particolarmente sensibili ai metalli pesanti, perché hanno un deficit di metilazione per la disintossicazione da metalli pesanti con uno squilibrio della linea linfocitaria (cellule della difesa) TH1 TH2, attraverso un aumento della linea TH2 che produce autoanticorpi responsabili delle lesioni autoimmuni a livello cerebrale e del midollo spinale con encefaliti (cosiddette idiopatiche) e mielopatie degenerative.

Il trattamento della mielopatia degenerativa consiste: rimuovere il glutine (oltre ad amido, soia, maltodestrine, caseina?) – e altre sostanze tossiche dalla dieta (metalli pesanti, micotossine), e prediligere un’Alimentazione naturale, meglio se cruda (BARF); riequilibrare il sistema immunitario con endorfine (naltrexone a basse dosi), omotossicologia, fitoterapia, micoterapia; integrare la dieta con sostanze antiossidanti (come l’acido alfa lipoico, vitamina E, micoterapia, vitamine B12 – B6 – B1); integrare la dieta con grassi acidi omega-3 di origine animale.

Occorre evitare, anche, i grassi deteriorati e trattati che si trovano nella maggior parte degli alimenti trasformati. Particolarmente nocivi sono i grassi omega-6 che si trovano negli oli di soia, colza e mais. Questi sono generalmente altamente ossidati e contengono anche grassi trans e ciclici, che penetrano attraverso la membrana cellulare alterando le funzioni cellulari. Anche quando naturali e pressati a freddo, il consumo intensivo di questi oli ricchi di omega-6
possono innescare una catena di reazioni infiammatorie all’interno dell’organismo, dato che il regime alimentare contiene generalmente livelli di acidi grassi omega-6 da 20 a 40 volte superiori (rispetto ai grassi acidi omega-3) rispetto a quanto l’organismo può gestirne; questo squilibrio tra omega-6/omega-3 causa un eccesso di acido arachidonico – il reale carburante che nutre enzimi come il Cox-2 – provocando un processo infiammatorio incontrollabile.

Un trattamento innovativo nella cura della mielopatia degenerativa consiste nell’introduzione del naltrexone in basse dosi insieme all’acido alfa lipoico. Il naltrexone (nome generico) è un oppioide antagonista farmacologicamente attivo. Il naltrexone a basso dosaggio dato la sera determina un breve blocco dei recettori degli oppioidi, questo blocco induce una regolazione nel sistema immunitario attraverso un aumento nella produzione di endorfina ed encefalina per effetto di un’up-regolazione (il blocco provoca una risposta con un aumento in circolo di endorfine). Le endorfine, oltre a indurre diminuzione dei linfociti T, sollecitano anche la diminuzione della risposta anticorpale, nonché la diminuzione dell’attività dell’immunità innata. Infatti, diminuisce il numero e l’attività dei macrofagi, i livelli di IFN (interferone) alpha e beta e induce apoptosi dei fibroblasti.

L’effetto deprimente da parte degli oppiacei sul sistema di difesa dell’organismo evidenzia le relazioni fra i vari sistemi nervoso, endocrino e immunologico, che si influenzano modulando vicendevolmente il livello di attività. Nei soggetti con malattie autoimmuni si è visto una deficienza delle endorfine. Il ripristino della normale produzione di endorfine del corpo potrebbe avere un’azione immunomodulatrice. Il naltrexone viene convenzionalmente usato nell’uomo per trattare le dipendenze da alcol e droga, utilizzato con un dosaggio molto basso questa sostanza ha la proprietà di influenzare il sistema immunitario e trattare con tumori maligni e altre malattie autoimmuni, incluso la mielopatia degenerativa. Il naltrexone riduce la progressione delle malattie degenerative del midollo, inibendo la riduzione dell’attività dell’ossido nitrico sintasi (NOS), evitando la neurotossicità eccitatoria del glutammato sulle cellule neuronali e sugli oligodendrociti (acido glutammico e glutammato sono presenti in molti croccantini e scatolette per migliorare il gusto).

Importante riconoscere la malattia nei primi sintomi che possono essere all’inizio molto vaghi, come formicolio (leccamento degli arti posteriori), tremori, scosse agli arti posteriori, lieve debolezza degli arti posteriori spesso confusa con dolore articolare, riluttanza a muoversi. Inoltre, occorre prendere in considerazioni i sintomi della celiachia nei soggetti con intolleranza al glutine e amido (vomito, diarrea saltuaria, congiuntiviti e prurito facciale, meteorismo, rumori intestinali, ecc.), evitare le vaccinazioni in soggetti che presentano allergie cutanee e malattie autoimmuni (IBD, tiroiditi, diabete, artriti, ecc.).

La medicina integrata veterinaria si occupa di curare la mielopatia degenerativa del cane: 1) correggendo le cattive abitudini alimentari; 2) evitando l’eccesso di vaccinazioni; 3) evitando l’eccesso di antiparassitari tossici; 4) disintossicando gli organi emuntori (fegato, rene, intestino, pelle); 5) riequilibrando un sistema immunitario compromesso.

 

Dott. Alessandro Prota

Neurologo Veterinario Esperto in Medicina Naturale

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