I "cinofili delle terre di mezzo"
26 giugno 2014
5 min

I "cinofili delle terre di mezzo"

addestramento

Ormai è noto a tutti i cinofili praticanti che in ambito addestrativo, educativo e didattico, in cinofilia teorica e pratica si sono create vere e proprie fazioni antitetiche, sostenute e perpetrate a oltranza secondo le specifiche convinzioni ideologiche dei loro appartenenti. Ideologie che si concretizzano in varie metodologie e approcci al cane.

I metodi più praticati e conosciuti sono: metodo classico, metodo gentile, metodo cognitivo zooantropologico. A questi metodi “canonici” si aggiungano poi le varie derive filosofiche, nate più da interpretazioni fantasiose personali dei vari metodi, che da reali conoscenze ed effettivi apprendimenti.

In queste faide, generalmente, una parte critica l’altra in nome di procedure addestrative o educative integraliste, più per simpatia ideologica personale che per reale adeguatezza applicativa ed effettivi apprendimenti dei loro contenuti. Non di rado accade che l’adesione faziosa all’uno o all’altro fronte sia causata unicamente dal proprio stile di vita, dalle proprie convinzioni culturali, dal proprio modo di interpretare la vita e non invece (come dovrebbe essere) dalle conoscenze globali dell’universo cane!

Questi approcci e metodi diametralmente opposti tra loro condividono con gli altri l’identica caratteristica di essere considerati, secondo chi li professa e pratica, l’unico metodo o l’unico approccio “universalmente giusto”. Questo modo integralista di intendere la cinofilia, oltre ad essere limitato e limitante, è anche foriero di foschi orizzonti perché, alimentando faide intestine molto accese tra gruppi di duellanti chiusi al dialogo e incapaci di guardare di là del proprio arido orticello, priva il cane e la cinofilia di innumerevoli opportunità molto più verdi e costruttive.

 

Premesso ciò, occorre ricordare che tra queste opposte sponde abitano individui pacifici e saggi: i “cinofili delle terre di mezzo”.

Gli abitanti delle terre di mezzo sono i cinofili stanchi delle guerre di fazione tra fautori di un metodo o l’altro, che stanno distruggendo la cinofilia. Sono gli “addetti al settore” convinti che in cinofilia non esista “IL METODO” al quale votarsi fanaticamente e rigidamente nell’espressione della propria professionalità, bensì sono convinti che esistano “I METODI” dai quali attingere flessibilmente di volta in volta, secondo il cane, secondo il contesto in cui vive, secondo il proprietario, secondo la situazione, secondo lo scopo da raggiungere, per offrire di volta in volta il percorso educativo e lo strumento migliore e adeguato per quel cane, per quel proprietario, per quel contesto, per quello scopo.

I “cinofili delle terre di mezzo” sono quegli educatori, addestratori, istruttori, professionisti che, occupandosi del benessere del cane, ritengono incontestabilmente vero che ogni cane sia un individuo senziente e unico e, come tale, l’uno è diverso dagli altri! Diverso nella personalità, nel carattere, nella biochimica, nei comportamenti, nell’affettività, nella socialità, nella tempra, nel temperamento, nel vissuto!

In conseguenza a questa unica certezza, il “cinofilo delle terre di mezzo” ritiene che, salvo i punti fermi imprescindibili comuni, “non esiste un metodo applicabile unicamente, rigidamente, caparbiamente a tutti i cani!”. Infatti, chiunque abbia un po’ di esperienza sul campo, sa che non esiste una filosofia, metodo, approccio, che non sia stata confermata da un cane e al contempo smentita da un altro! Non esiste strumento, oggetto o ausilio che si possa applicare a qualsiasi cane, così come non esiste oggetto strumento o ausilio che NON sia applicabile a nessun cane (parlo di strumenti leciti)! Non esiste proprietario con modus vivendi e operandi uguale. Non esistono realtà sociali, ambientali, culturali, uguali per tutti i cani.

Certo di queste indubbie variabili, il “cinofilo delle terre di mezzo” si chiede come mai la cinofilia “a maggioranza relativa” continui a credere che un unico metodo o approccio possa applicarsi arbitrariamente a tutti i cani. E la domanda continua a rimanere senza risposta.

I “cinofili delle terre di mezzo” non sono GURU, non fanno notizia, ma molti di loro, pur lavorando lontani dai riflettori, dimostrano quotidianamente di avere grandi capacità sia tecniche che professionali e grandi doti oggi quasi scomparse: umiltà, sensibilità, impegno, responsabilità, amore e per il proprio lavoro, per i cani, e rispetto per colleghi e proprietari.

Essere “cinofili delle terre di mezzo” non vuol dire non avere convinzioni proprie e preferenze metodologiche ma, anziché applicarle universalmente, fanaticamente, integralisticamente, per simpatia a tutti i cani come fanno “gli altri”, attingendo alle proprie conoscenze didattiche globali, questi operatori riescono ad andare oltre l’inquadramento ideologico e le “etichette”. Tutto ciò, applicando il metodo che offre maggior benessere e il migliore risultato secondo quella specifica circostanza.

Continuare sulla strada delle posizioni rigide e chiuse è un controsenso che non giova alla cinofila, la quale, essendo un settore in cui il protagonista è il cane, non sopporta schemi o rigidi metodi da applicare perché il cane è un individuo UNICO ED IRRIPETIBILE con mille sfaccettature diverse l’uno dagli altri.

Il “cinofilo delle terre di mezzo” vorrebbe una cinofilia aperta, informata, capace, umile e indipendente. Una cinofilia che, quando parla di qualcosa, dia la certezza di sapere di cosa sta parlando, senza chiusure e arroganze, senza ghettizzazioni, critiche sterili e fazioni. Una cinofilia che sappia andare oltre i propri credo e le proprie preferenze, ricercando di volta in volta lo strumento migliore per il benessere di quel cane. Una cinofilia curiosa, tanto da permettere alla cultura cinofila di crescere, confrontarsi, arricchirsi e magari anche contaminarsi, senza scontri e senza guerre, per il bene del cane, del proprietario e della cinofilia in generale.

È chiedere troppo? Utopia o “cinofilia delle terre di mezzo?”.