Allevare non è solo arte, ma anche etica e rispetto
12 luglio 2013
3 min

Allevare non è solo arte, ma anche etica e rispetto

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È pur vero che il pragmatismo inglese ha aiutato moltissimo nel mantenere in ambito dell’allevamento e della tutela delle razze pure questo dibattito, richiamando all’ordine tutta la filiera. Obiettivo quello di cessare ipertipismi e deviazioni/deformità, che ben poco in realtà hanno a che vedere con il tipo, ma molto con lo spirito agonistico e la competizione. In Italia questi temi sono trattati un po’ ovunque, sia in maniera tecnica sia ideologica, a seconda dei contesti.

Quanto i cani di razza eccellano e siano robusti, lo dimostrano ogni giorno nelle competizioni venatorie e sportive, per non parlare di quei lavori di utilità sociale, che solo un fenotipo stabile e standardizzato possono garantire nella continuità e in una media di eccellenza. Senza contare che le peculiarità selezionate in alcune razze, rendono uniche le capacità dei soggetti appartenenti.

Nelle attività ad alta specializzazione, vengono allevati non solo cani di razza pura – come nel caso dei cani guida – ma anche linee di sangue e ceppi particolarmente dotati. Questo dimostra, nella pratica – al di là, quindi, dell’ideologia o dei sofismi – che la stabilità del fenotipo e la possibilità attraverso l’allevamento di esaltare le doti innate in razze in una felice cooperazione con l’uomo, dà un ruolo e un posto all’animale in questa società e, quindi, ne garantisce l’esistenza.

Un animale domestico che abbia perso il suo ruolo nella società umana e, quindi, abbia perso i propri allevatori, ha perso il proprio futuro: basti pensare alle razze estinte. Per questo ha la massima importanza il ruolo dell’allevare, perché conserva la vita in tutte le sue forme, riassumendo un valore positivo e centrale nella società, non per una questione utilitaristica, ma per una volontà precisa di non voler estinguere i nostri bracchi, labrador, eccetera…

Non si può dire di amare un fox terrier e al contempo volere che esso non venga più allevato. Non si può amare ciò che si desidera estinguere. Si può amare solo ciò che si desidera abbia un futuro. Tutto questo dovrebbe avere un valore etico, filosofico e materiale da tutelare col massimo rispetto, sia da parte degli appassionati sia da parte degli enti pubblici (e questo vale anche per tutte le zootecnie maggiori).

La conservazione di una razza passa per l’ampiezza di variabilità dei pool e, quindi, degli allevamenti e linee di sangue. Poter scegliere, in zootecnia significa progresso e salute. Purtroppo la tendenza moderna è l’appiattimento su alcuni stalloni di grosso richiamo, che da progresso possono trasformarsi così in cattivo uso e, quindi, regresso (creando colli di bottiglia in una razza).

Gli allevatori dovrebbero mostrare, invece, capacità e cultura, seguendo un progetto autonomo di selezione a lungo termine. Per stimolare questo fattore le competizioni, ove vi sia un libero agonismo, sono una marcia in più. La miglior qualità di un allevatore è il coraggio e la capacità di andare oltre. Queste capacità ripagano la razza con salute e progresso.

 

Elettra Grassi