“Che naso grande che hai!”: l'olfatto del cane
19 dicembre 2012
8 min

“Che naso grande che hai!”: l'olfatto del cane

“Che naso grande che hai!” disse il bimbo, “Serve per comunicare meglio!” rispose il cane.

Comunicare: mettere al corrente l’altro su fatti, situazioni o propri stati d’animo. Per fare questo ai cani non servono le parole, bensì gli odori. Il mondo olfattivo di questo animale è paragonabile al mondo visivo dell’uomo: il primo è concentrato sulle notizie che gli odori trasmettono, il secondo trae informazioni da ciò che vede intorno a sé. Inoltre, per l’uomo gli odori equivalgono ai profumi e sono catalogati in gradevoli e sgradevoli. Per il cane gli odori sono una costante che gli permette di mettere e mettersi al corrente su tutto; è un mondo a noi sconosciuto, un magnifico universo parallelo. Mi verrebbe da dire: è Narnia, il luogo incantato nascosto dentro a un armadio guardaroba, in questo caso nascosto dentro alle narici superdotate del nostro amico a quattro zampe. L’odore, per il cane, è un canale di comunicazione essenziale.

In sostanza…l’uomo vede il mondo, il cane lo fiuta.

Vi sarà certamente capitato di vedere il vostro cane rotolarsi nelle feci, strusciarsi su di voi o su altri individui, strofinarsi su di un pezzo di legno, urinare su minzioni di altri cani o addirittura su oggetti e così via. Tutte queste azioni hanno un unico scopo: comunicare. Cosa? Uno status sociale nella scala gerarchica, per esempio, oppure prendere possesso di un determinato territorio o ancora rivelare di essere pronti all’accoppiamento.

Il fiuto permette al cane di entrare in contatto diretto con gli oggetti o con gli individui che incontra nel suo percorso e se ci mettessimo a osservare il nostro cane quando è intento a fiutare ed è attento su di un particolare odore, noteremmo l’intensità e la concentrazione assoluta di quest’azione.

Alexandra Horowitz, insegnante di psicologia alla Columbia University, nel suo libro “Come pensa il tuo cane” descrive, molto simpaticamente e a grandi linee, alcune tipologie di fiuto osservando il suo quattro zampe: “La fiutata prensile, con il naso affondato in una bella zona erbosa, setaccia il terriccio senza mai riemergere per prendere aria; la fiutata indagatrice, che valuta una mano tesa; la fiutata radiosveglia, a un millimetro dal viso, che mi desta al mattino per il solletico dei baffi; la fiutata contemplativa, con il naso al vento. Tutte seguite da un mezzo starnuto – appena un tciù, non preceduta dall’eeeh- come per pulirsi le narici dalle molecole che ha appena inalato …”.

Consideriamo lo strumento essenziale dell’olfatto: il naso.

I cani hanno circa 220 milioni di recettori olfattivi rispetto ai miseri cinque milioni nell’uomo. E già io mi sento piccola a confronto. Un comune mortale che distingue l’odore del cioccolato bianco da quello nero contro un super eroe che di ogni tipologia di cioccolato ne percepisce l’odore della fava di cacao e la distingue addirittura dal burro di cacao utilizzato per farlo: ho perso in partenza.

I cani hanno narici mobili in grado di determinare la fonte dell’odore, una particolare struttura ossea attraverso cui l’aria fiutata passa e si attacca su una specie di scaffale osseo, un grande bulbo olfattivo nella corteccia cerebrale (che corrisponde a un’area più grande dei lobi occipitali dell’uomo) e l’organo vomero-nasale.

Che cosa avviene durante una “fiutata”?

Quando i cani fiutano un odore interessante, si catapultano verso la fonte dell’odore e ci ficcano, letteralmente, il naso dentro. Consiglio: è opportuno non strattonarli e lasciarli fare perché è nella loro natura. 

Respirare e fiutare sono due azioni distinte. Quando un cane respira normalmente, l’aria penetra nelle cavità nasali e prosegue il suo cammino verso i polmoni; l’azione del fiutare, invece, consente all’aria di rimanere “in stallo” nelle cavità nasali. Nell’ultimo caso l’odore, una volta risucchiato, è accolto nei tessuti nasali. La parete interna del naso è interamente ricoperta da piccoli recettori dotati di peli che catturano e fissano le molecole odorose. Queste molecole si disgregano e si concentrano nel muco nasale. Una volta che il muco, carico di odore, aderisce ai peli delle cellule recettrici, il segnale chimico si trasforma in segnale elettrico e l’informazione è subito inviata al cervello. A questo punto, il cane interpreta l’odore. I cani, rispetto all’uomo, riconoscono più cellule e più tipi di esse, quindi sono capaci di identificare una maggiore varietà di odori.

Dalla fine del 1800, etologi e scienziati conducono studi ed esperimenti per comprendere a pieno l’olfatto del cane e, grazie all’impegno dimostrato, oggi conosciamo la strategia di annusare l’aria che utilizza il cane oppure il suo modo di fiutare un particolare odore o magari di seguire scie di minuscole particelle d’acqua. Sappiamo tutto questo, ma mai riusciremo a individuare un odore in questo modo così estraneo al nostro essere. Continueremo a essere magicamente affascinati da questo mondo parallelo senza mai poterlo raggiungere, o meglio, vivere in prima persona.

La sensibilità agli odori è in parte ereditaria: dipende dalla razza e dalle selezioni. Ѐ opportuno sottolineare quanto pelosi, tipo Bloodhound, Collie e Beagle, siano geneticamente posti ai primi gradini di una scala di cani con un sistema olfattivo più sviluppato. Informarsi sulla razza di cane che sta per entrare in famiglia, prima che le sue innate caratteristiche si manifestino e possano in qualche modo creare difficoltà, è essenziale per una serena convivenza. Prendere un cucciolo di Beagle perché piccolo e simpatico, per esempio, e in seguito notare che durante le passeggiate non fa altro che tenere il muso appiccicato a terra. Ѐ la natura e occorre seguire, comprendere e rispettare le sue leggi.

Non è un caso che si faccia sempre più affidamento sul ruolo e sul “lavoro” dei cani, per esempio, nelle forze armate e nella protezione civile. Scovare mine a centinaia di metri sottoterra, meglio di qualsiasi altro macchinario tecnologico di ultima generazione o ricercare e trovare dispersi sotto le macerie e salvare tante vite umane. Tutto questo solo seguendo l’istinto olfattivo e un mirato addestramento; il cane può preservare la vita dell’uomo e lo fa incondizionatamente.

L’olfatto del cane è così tanto sviluppato che l’Istituto Nazionale di Sanità degli Stati Uniti ha addirittura preso in considerazione la possibilità di testare l’abilità diagnostica dei cani. Successe che un cane odorava di continuo la schiena della sua padrona; un giorno la morsicò su un neo che, dopo accurate visite mediche, si rivelò essere un melanoma. A seguito di questo particolare episodio, in questo istituto di sanità americano medici e ricercatori si convinsero dell’abilità del cane a cogliere un particolare odore che solo il tumore emana. Sarebbe una delle grandi svolte nella prevenzione.

E l’organo vomero-nasale? Questo sconosciuto “sesto senso” detto para-olfatto.

Si conosce poco a riguardo, perché comprende l’assimilazione di informazioni che alla nostra specie sfuggono completamente. La maggior parte degli animali ne è in possesso: partendo dagli insetti, arrivando poi ai primati (e quindi, forse, anche all’uomo) per finire con elefanti, rinoceronti e cani.

Le parti anatomiche coinvolte nell’attivazione del para-olfatto sono: la cavità boccale, quella nasale, l’organo vomero-nasale e una specifica area cerebrale. L’organo vomero-nasale è una cavità posta sopra la bocca o dentro il naso, ricoperta di un numero ancora maggiore d recettori. Perché il cane ingerisce feci o lecca l’urina di altri cani? Essi considerano queste due azioni un efficientissimo canale di comunicazione per ottenere altre informazioni su cani o altri animali presenti nella zona. Utilizzano, infatti, la lingua per attrarre informazioni chimiche verso l’organo vomero-nasale e poi trasferirle al cervello. Quali sono queste importanti informazioni chimiche da captare nelle minzioni? Si chiamano feromoni, nonché sostanze affini agli ormoni, che sono rilasciate per “scatenare” una reazione specifica. Per esempio, esistono feromoni emessi durante esperienze che spaventano (feromoni di allarme), quelli utilizzati per il richiamo amoroso (feromoni sessuali) e quelli in grado di tranquillizzare e rassicurare (feromoni di appagamento). I feromoni agiscono da modulatori del comportamento e dello stato emozionale. Per rilevare la presenza di feromoni nell’urina, alcuni mammiferi toccano il liquido con la lingua e poi arricciano il labbro superiore; una sorta di smorfia che consente di accelerare il trasferimento delle sostanze chimiche all’organo vomero-nasale. Nei cani non è molto visibile quest’azione, però, la caratteristica di mantenere costantemente il naso umido potrebbe permettere loro di trattenere maggiormente le sostanze chimiche per poi trasferirle all’organo vomero-nasale.

Conoscere le differenze sensoriali tra l’uomo e il cane significa porre le basi per raggiungere una relazione migliore e serena, perché fondata sulla consapevolezza di un differente modo di vivere la vita, di percepirla e di recepire le informazioni. Ѐ necessario comprendere che io e il mio cane ci immergiamo nel mondo in due maniere distinte.

Quando il vostro cane vi strofina il naso addosso, sta leggendovi: riesce a capire dove siete stati, con chi (se con altri cani, altri animali o altre persone), cosa avete mangiato e altro ancora. Non avete scampo, lui sa tutto! Quando rientro a casa dopo un’intera giornata passata fuori, noto con simpatia che la mia Kima appiccica il naso sulla mia gamba e mi segue imperterrita: cucina, salotto, camera da letto, bagno. Si stacca solo quando ha “letto tutta la storia” e, quando sente l’odore di altro cane, mi tiene persino il broncio (mi piace pensarlo) e si allontana. Dovrò pure farmi perdonare, no? Allora attendo cinque minuti, poi la chiamo e le chiedo di sedersi e finalmente la coccolo e le dico dolcemente, sottovoce nell’orecchio, quanto mi è mancata e quanto le voglio bene.

Luana Michetti, Educatore Cinofilo