Cosa vuol dire dare direttive di selezione, in senso reale e concreto
23 luglio 2013
7 min

Cosa vuol dire dare direttive di selezione, in senso reale e concreto

cura malattie
Ho la passione per l’aggiornamento e chi mi conosce sa che mediamente sono più aggiornata – per quel che riguarda il settore cinotecnico – di un giornalista d’assalto o di una comare di un quartiere in periferia. Fate voi, non mi offendo!

Riprendo, quindi, un tema importante, già accennato in un mio precedente articolo: il maltrattamento genetico. Come andrebbe gestito, lo avevo accennato, ce lo dimostrano gli inglesi, una volta di più al Crufts 2012.

Il Crufts, per chi come me frequenta le esposizioni, è la mecca, l’evento dell’anno, un must. Il Kennel Club inglese per qualsiasi allevatore o cinotecnico che si ritenga tale, è sempre “il” punto di riferimento; anche per chi, come me, non ha razze legate a quel mondo.

È indubbio che la selezione moderna degli animali di razza (non solo dei cani!) abbia origine in Inghilterra e che dal punto di vista zootecnico/selezione sia da sempre il Paese in assoluto all’avanguardia.

Quest’anno i migliori di razza della lista di razze soggette a ipertipismo e maltrattamento selettivo (termine a mio avviso più esatto, visto che la parola “genetico” mi pare ridondante e inappropriato!) prima di accedere al ring d’onore hanno dovuto passare la visita medico veterinaria fatta da veterinari indipendenti, ovvero non giudici-veterinari o veterinari legati a progetti con il Kennel Club e soprattutto legati allo show. Le razze coinvolte da caccia sono tre: clumber spaniel, bassethound, bloodhound cui di nostro interesse ne aggiungiamo un’altra, non da caccia, ma un’italica antichissima razza: il mastino napoletano.

Va rilevato che questa premura circa il benessere di una nostra razza la attuino per primi gli inglesi… credo che invece la centralità dell’Italia sulle sue razze, anche su questi temi, dovrebbe rimanere inviolata e inviolabile. Ma andiamo avanti!

L’ispezione è incentrata su caratteri zootecnici di base: la possibilità di muoversi e respirare. Solo il fatto che sia necessaria questa tipo di ispezione dentro uno show dovrebbe avvilire l’ultimo degli allevatori e dei giudici come riprova del pessimo lavoro svolto sulla filiera di selezione. Per quanto concerne gli allevatori, ci si dovrebbe forse chiedere oggi quanto lo siano davvero e quanto siano in realtà degli espositori che producono cani per le stagioni agonistiche dell’anno successivo, invece che attuare un vero programma di selezione. La responsabilità dei giudici su questi temi è palese ed è stata ampliamente trattata nei network esteri. Non intendo, quindi, nemmeno farne parola in questa sede.

I parametri biometrici che vengono applicati da questi veterinari “terzi” sono stati elaborati e forniti dal Kennel Club. Come procedura mi pare impeccabile – e lo dico come zootecnico – anche perché l’avrei concepita io stessa nel medesimo modo. Il Kennel Club inglese, come accennai la volta scorsa, ha avuto la grande forza e la grande capacità di far rimanere questi temi all’interno di un dibattito tecnico e aver mantenuto in senso positivo la centralità del mondo dell’allevamento, non lasciando che fosse gestito o magari strumentalizzato da estremismi ideologici-religiosi, che poco hanno come finalità il benessere animale. Benessere, invece, che è la vera finalità da sempre della zootecnia, degli allevatori e dei giudici tutti, ovvero della filiera del cane di razza. L’applicazione è stata seria quanto la concezione: a bulldog, pechinese, clumber spaniel, mastiff, mastino napoletano e bassethound è stato ritirato in tempo reale, al parere negativo dell’ispezione veterinaria, non solo il CC, ma anche il BOB e quindi questi cani hanno avuto il divieto di accesso al ring d’onore. Questo da una parte costringe gli espositori a ridiventare almeno un pochino degli allevatori, se vogliono entrare in ring d’onore, e spero faccia riflettere i giudici: credo debba essere un po’ avvilente aver selezionato dei cani che non passano un’ispezione dove viene solo richiesto che il cane respiri e cammini in maniera sufficientemente normale. A discolpa della categoria giudici, occorre anche pensare che forse queste razze sono, in Inghilterra, in questa checklist, proprio perché è quanto mai raro trovare un cane con parametri di base “normali”, ovvero forse il povero giudice non aveva scelta! E questo sarebbe ancor peggio.

I nomi dei cani che non hanno passato la selezione sono stati resi pubblici, credo giustamente, per disincentivare quel tipo di cane, non per mettere alla gogna né loro né i loro proprietari. Anche da questo punto di vista l’ambiente degli allevatori inglesi sembra essere sufficientemente maturo per recepire questo tipo messaggio.

Tutto questo che vi ho descritto è un esempio concreto e ben fatto a beneficio non solo di alcune razze, ma esempio di applicazione vera e concreta di quel concetto che appare sempre così astratto di “tutela delle razze pure e indirizzi di selezione” da parte di un ente di controllo. Quello del Kennel Club inglese è un esempio di come allevatori, espositori, giudici e classe dirigente possano mantenere centralità e credibilità su temi scottanti e mostrare professionalità. In questo cambiamento di ottica rimane centrale e di irrinunciabile supporto la figura del veterinario indipendente. La filiera del cane di razza è e può essere una filiera dove è possibile mostrare il meglio di ognuno di noi.

Vi assicuro queste cose esistono e non su Marte né in una dimensione parallela, ma in questa realtà!

Incredibile ma vero.

 

Elettra Grassi

 

L’ERBA DEL VICINO‏

Ancora prima di Alessandro il Grande, Grecia e Persia sono state la culla della civiltà. A distanza di oltre venti secoli non possiamo più affermare che, soprattutto Iran e Iraq, ancora lo siano. Non so se il Crufts sia una mecca cinofila, ma so sicuramente che l’Inghilterra non è in assoluto il Paese più all’avanguardia per quanto riguarda zootecnia e selezione, soprattutto se si allarga il discorso ad altre specie animali. Anche se l’Inghilterra ha dato i natali a molte razze spesso, poi, si è dimenticata di continuare a selezionarle. Fortuna ha voluto che altre nazioni abbiano poi raccolto il testimone continuando a selezionare a casa propria cani, bovini, e altre specie nate oltremanica. È, però, l’Italia che ha selezionato pointer e setter, migliorandoli, ma soprattutto conservandoli così come devono essere.

Il maltrattamento selettivo è sicuramente una colpa di chi deve tutelare le razze! Il Kennel Club ha la responsabilità di questa tutela, ma non è con plateali azioni punitive che si attuano programmi di selezione. La morfologia è funzione e non bellezza fine a se stessa, il rispetto degli standard dovrebbe esserne la garanzia. Chiamare veterinari non giudici, definiti indipendenti ma che operano su parametri biometrici elaborati dallo stesso Kennel Club, a invalidare il giudizio di esperti autorizzati a giudicare è cosa poco chiara. Al massimo si potrebbe prima verificare eventuali deficienze a carico dei caratteri zootecnici di base. Ma tutto questo andrebbe sicuramente trattato con più calma e soprattutto più nei particolari. Formare e aggiornare allevatori e giudici, chiedere alle società specializzate un serio controllo dei programmi di selezione è compito del Kennel Club.

Noi, poveri italiani, abbiamo poco sangue blu nelle vene, ma sappiamo allevare. Nonostante ciò l’Enci, ben consapevole di non vivere su Marte, e ancora prima dell’ultima edizione del Crufts, ha promosso un Master per allevatori in collaborazione con l’associazione dei veterinari italiani, proprio perché convinta che la professionalità e la genialità degli allevatori vada coltivata, stimolata e soprattutto aggiornata, attraverso genetica e selezione alla ricerca anche del benessere animale, avendo ben chiaro in mente quanto eticamente sia importante salvaguardare da maltrattamenti genetici e selettivi i nostri cani, di qualsiasi razza e non solo nei ring d’onore.

A parte questo, da allevatore non posso che essere d’accordo sul concetto di base espresso e, soprattutto, sul fatto che tale problema mette in evidenza lacune, a discapito delle più semplici regole di selezione del cane di razza. Cosa che difficilmente avviene negli animali da reddito. Nonostante ciò, non posso condividerne il metodo utilizzato.