Dominanza: mito o tabù?
11 novembre 2013
8 min

Dominanza: mito o tabù?

etologia
Ultimamente, nei salotti cinofili, parlare di dominanza – intesa come espressione di rango sociale tra cani o tra lupi – è diventato un fatto a dir poco sconveniente, se non addirittura esecrabile.

La parola stessa avrebbe assunto nel tempo, attraverso l’elaborato apporto degli antropomorfismi culturali umani, connotazioni talmente torve, losche e cattive, da portare il cinofilo new age e molto politically correct a negare l’evidenza della sua funzione e l’inconfutabilità della sua esistenza all’interno della specie canina e/o lupina.

Questo sta portando la cinofilia a stravolgere in buona parte il senso e l’importanza della dominanza e della sottomissione, intese come strategie sociali apportatrici di equilibrio, stabilità e benessere nei nuclei composti da individui predatori, relazionalmente evoluti, intimamente coesi e dotati di linguaggio articolato, preciso e chiaro.

Prima di proseguire vorrei fare un po’ di chiarezza nei termini.

Primo vocabolo tabù: DOMINANZA

Volendo dare una definizione parziale e cattiva al termine, il più cattivo che possiamo appioppargli è questo:

*** “Capacità di ottenere privilegi e difenderli quando necessario!” 

(*** Proseguendo, quando parlerò di dominanza mi riferirò unicamente a questa parte di significato).

Per far ciò, l’individuo usa posture alte e comportamenti ritualizzati, di fronte ai quali gli individui geneticamente predisposti a occupare un rango inferiore si sottomettono. L’individuo dominante può al limite ANCHE ricorrere a comportamenti d’aggressione, ove la ritualizzazione fallisse. Questi comportamenti sono detti, in tal caso, comportamenti competitivi o gerarchici.

Vorrei chiarire che, questi comportamenti aggressivi vengono usati assai raramente, perché la dominanza nel linguaggio lupino e canino è principalmente sinonimo di equilibrio, stabilità e mancanza di scontri conflittuali per la gestione delle risorse.

SE TUTTO FILA LISCIO, LA DOMINANZA COME INTENZIONE DI FAR VALERE I PROPRI PRIVILEGI NON VIENE MAI ESERCITATA!

Inoltre, vorrei ricordare che l’individuo dominate non ha solo privilegi nel gruppo, ma ha anche e soprattutto doveri e responsabilità.

Quindi l’individuo dominante è un individuo dotato anche grandi doti carismatiche, psichiche, strategiche e diplomatiche. Questo non toglie che quando, dove e come, l’individuo Alpha volesse far valere i propri privilegi e la sua supremazia, ne abbia facoltà di farlo.

Secondo vocabolo tabù: SOTTOMISSIONE

La capacità da parte del sottoposto di bloccare l’aggressione prima che avvenga o durante l’attacco, mediante il ricorso a posture (tipicamente basse), mimiche e rituali non aggressivi, che fungono da segnale di calma immediata.

DOMINANZA – SOTTOMISSIONE (attiva, passiva, ecc.)

Esistono individui geneticamente predisposti alla dominanza rispetto ad altri che non lo sono.
Ben lo sanno coloro i quali hanno catalogato i vari componenti di un gruppo con le lettere dell’alfabeto (alpha, beta, gamma, ecc.)

Sebbene le dinamiche relazionali, all’interno di un gruppo, siano appunto dinamiche e non statiche, comunque sia, esistono valori gerarchici precisi e compiti da svolgere, diversi, secondo le varie predisposizioni e capacità acquisite o genetiche.

Ma all’homo sapiens modernus buonistus il vocabolo DOMINANZA non piace, non è simpatico ed evoca immagini circensi con frusta e forcone. Allora?

Allora si è cercato qualcosa che avvallasse il fatto che la dominanza non esiste!

Così, in relazione a questo, molte ricerche sono state avviate per cercare di negare l’esistenza della dominanza come espressione di rango sociale all’interno dei gruppi dei lupi.

Le conclusioni che ne sono uscite, in realtà a mio avviso poco obiettive, non sono mai state in grado di negare realmente l’esistenza della dominanza tra membri dello stesso gruppo sociale. Anzi. Faccio un riassunto, molto riassunto, di come sono andati fino ad ora gli studi sui lupi

Le prime conclusioni, estratte da studi di nuclei di lupi in semi-cattività, hanno evidenziato che la dominanza come “capacità di mantenere privilegi” e difenderli OVE E QUANDO NECESSARIO, esisteva e veniva esercitata, anche se raramente, quando le ritualizzazioni fallivano il loro compito o quando c’era scarsità di cibo o di territorio o vicinanza di nuclei famigliari diversi.

In relazione a questo, subito è partita la polemica che questi studi erano fatti sui lupi in cattività, quindi non erano da ritenersi attendibili perché non rispondenti a situazioni di vita selvatica, unica condizione necessaria, secondo i fautori della polemica, per ottenere risultati attendibili.

Tra le altre cose, la situazione di cattività dei lupi in questi studi si avvicina molto al contesto in cui vivono i nostri cani oggi; cattività, vicinanza di individui appartenenti a nuclei estranei, promiscuità di territorio, ecc. Quindi, se gli studi sui lupi dovevano servire a capire di più i nostri cani, quale situazione sarebbe stata migliore di questa?

E tra le altre cose, dove si dovrebbe esprimere la dominanza, come potenzialità equilibratrice di un nucleo sociale, se non in situazioni portatrici di stress esistenziale?

Ma andiamo avanti.

Allora ecco che altri studiosi sono partiti e hanno studiato i branchi selvatici. E miracolo! I lupi non esercitavano più la dominanza! Ma va? Forse perché vivevano in nuclei famigliari composti da cuccioli e femmine imparentate? Forse perché avevano cibo a sufficienza e non avevano competitori sociali minacciosi? Forse perché il primo nucleo competitore estraneo che potevano trovare viveva a centinaia di km di distanza? Forse perché vivevano in coppie stabili e collaudate? Con chi dovevano esercitare la dominanza? Con gli adolescenti indisciplinati? Sì, grazie! Peccato, però, che i cuccioli a poche settimane di vita avevano imparato dalla madre (e nemmeno tanto gentilmente) la gerarchia alimentare, l’inibizione del morso e la sottomettersi come strategia primaria per ottenere privilegi! All’interno dei nuclei famigliari selvatici il cucciolo di lupo impara prestissimo a non “dare fastidio” impara prestissimo a cosa serve la sottomissione e a rispettare le regole, almeno fino all’adolescenza, periodo in cui, guarda caso, i maschi, o se ne vanno spontaneamente dal gruppo, o vengono gentilmente allontanati. Chissà perché poi? Per farsi una nuova famiglia rendendosi la vita complicata, piena di insidie e rischi? Perché?

Se la dominanza intesa come capacità di ottenere privilegi e difenderli quando necessario non esistesse, non sarebbe meglio per l’adolescente restare nel gruppo di appartenenza senza attriti, scontri o DOMINANZE varie?

Quindi?
Se in un gruppo che viene osservato non esiste l’opportunità che una delle espressioni di dominanza venga esercitata (capacità di mantenere e difendere un privilegio), vuol dire che le regole della dominanza non esistono?

No!

Vuol solo dire che in quelle occasioni e in quell’habitat e in quelle condizioni, la dominanza non ha ragione di esprimersi. La dominanza esiste, ha un suo perché, viene adoperata dai vari membri che ne hanno facoltà, principalmente per mantenere gli equilibri, ma dove e quando ve ne fosse necessità anche per ribadire privilegi, supremazie e quant’altro!

La dominanza e la sottomissione sono strategie che servono per mantenere stabilità nel gruppo e per evitare contrasti inutili tra i membri.

Non è l’unica strategia, non è l’unico modo di rapportarsi, non è l’unico linguaggio, sia ben chiaro, il linguaggio canino si concretizza con tantissimi altri comportamenti, mimiche, ritualizzazioni, ma qui stiamo parlando di ridare dignità e senso alla DOMINANZA e al suo esatto contrario SOTTOMISSIONE, quindi parliamo solo di quello!

E per dirla tutta sono convinta che, se la dominanza tra cani non esistesse, non esisterebbe allora nemmeno tutto quell’ambaradan di segnali pacificatori (o di calma come dir si voglia), che essendo segnali, appunto, sono rivolti indubbiamente solo e unicamente agli altri componenti conspecifici del nucleo di appartenenza, per permettere una lettura articolata delle proprie intenzioni o stati d’animo, all’interno di una struttura dove le gerarchie esistono pur non essendo statiche e stabili.

Se lo status sociale e il relativo esercizio dello stesso (compresa l’opzione dominanza) non esistesse, non avrebbe senso mantenere all’interno di un gruppo, evidentemente allora statico e democratico, un sistema tanto sofisticato di comunicazione delle intenzioni pacifiche e di sottomissione.

Basterebbe chiedersi come mai, se non vi fosse alcuna possibilità che un altro componente di un gruppo faccia valere il suo status gerarchico, un individuo avrebbe il disturbo di imparare, esercitare ed esprimere un linguaggio diplomatico così articolato, complicato, ricco di sfumature e dispendioso di energie per pacificare qualcuno che non avrebbe la benché minima intenzione di esercitare (nemmeno quando necessario) la dominanza.

Dominanza o sottomissione nel linguaggio canino significano equilibrio.

Sono necessari alla stabilità sociale e negarne l’esistenza è negare l’evidenza. Detto ciò, non significa che i segnali di pacificazione vengano emessi solo in questioni relative agli status sociali, ma partono e si generanno da quelli.

Se non esistesse la dominanza o la sottomissione, non esisterebbero i segnali di pacificazione, indispensabili nei gruppi sociali evoluti e numerosi. Cosa che non succede tra le volpi, per esempio, essendo esse animali solitari

Perché ho scritto l’articolo?

Perché osservo da decenni i cani, perché ho studiato gli studi degli studiosi, perché ho osservato per cinque anni i cani rinselvatichiti in Sardegna e perché la cinofilia ultimamente sta diventando un po’ troppo “tarallucci e vino”.

La dominanza tra cani esiste, eccome se esiste!

In alcuni casi si esprime, in altri è solo potenziale, ma negarne l’esistenza non è portare avanti una culturacinofila obiettiva.