Il cane giusto per me: conoscere le motivazioni
20 luglio 2015
5 min

Il cane giusto per me: conoscere le motivazioni

etologia

Che cosa spinge un terrier a inseguire un oggetto in movimento, un molosso a essere un guardiano della proprietà o un retriever a riportarci la pallina che gli abbiamo lanciato? Sono le sue motivazioni!

I cani non sono tutti uguali ed esistono profonde differenze tra le varie razze a prescindere da mole e morfologia, che corrispondono a specifiche comportamentali che traducono precise disposizioni mentali.

La propensione a mettere in atto determinati comportamenti è l’espressione di una particolare motivazione. Sono proprio le motivazioni che rendono diversi un terrier da un molossoide in termini di interessi, aspettative e orientamenti nei confronti dell’ambiente: di fatto le motivazioni sono il volano dei comportamenti e indicano la tendenza a proporre specifiche attività, a perseguire un particolare obiettivo, a ricercare una gratificazione producendosi in una determinata occupazione.

Credo che chi si trovi nella piacevole situazione di dover scegliere il cane destinato a diventare il partner nella propria realtà sociale e abitudinaria, debba considerare attentamente questo aspetto prima di procedere a un acquisto che potrebbe rivelarsi affrettato e incauto, solo perché determinato da motivi di gusto estetico o determinati dal trend del momento.

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Scegliere un cane solo perché “ci piace”, pensando che poi saprà comunque adattarsi alle nostre condizioni di vita e alle nostre abitudini è una pratica pericolosa, spesso anticamera di quelli che diventeranno presto problemi relazionali e gestionali.

Non è pensabile prescindere da quello che è il repertorio motivazionale di un soggetto appartenente a una determinata razza. Le proprie motivazioni rappresentano ciò che un cane si aspetta e ricerca e corrispondono a un bisogno che deve poter essere soddisfatto e gratificato: potranno essere disciplinate, ma mai del tutto eluse.

Ecco perché è importante conoscere le motivazioni proprie di razza e chiedersi se quanto possiamo offrire al cane possa corrispondergli.

Per conoscere quali siano le motivazioni di una determinata razza e, quindi, azzardare delle previsioni su quello che potrà essere il nostro ipotetico futuro compagno, risulta molto utile conoscere un po’ la storia della razza.

Ogni razza nasce originariamente per essere utilizzata per svolgere un lavoro a fianco o a favore dell’uomo.

Le diverse razze sono l’espressione di una pressione selettiva operata dall’uomo intesa a plasmare il cane, in maniera da renderlo sempre più funzionale e adatto all’adempimento di determinate mansioni e attività.

Ecco perché ancora oggi si usa distinguere tra cani da pastore, cani da guardia, segugi e così via… Se vogliamo, anche la categoria dei cani da compagnia può essere fatta risalire a questo concetto. Sono stati fatti per offrire compagnia all’uomo: questo era il loro lavoro!

Quest’operazione di selezione ha prodotto in maniera esplicita delle caratteristiche attitudinali (struttura corporea, doti caratteriali, assetto emozionale), ma questo risulta accessorio alla presenza di certe motivazioni. Infatti, come detto, sono proprio le motivazioni a spingere un cane a svolgere una determinata attività, a tradursi in comportamenti funzionali a quell’occupazione, ma al contempo gratificanti per il cane che per questo è disposto a metterli in atto.

La corporatura massiccia e la forza caratteriale di un molosso non lo avrebbero reso un ottimo guardiano se non fosse dotato di un’alta motivazione territoriale.

È, quindi, facilmente intuibile che risalendo alle origini di una determinata razza e a quale fosse l’utilizzo primario cui fosse destinata, si possano evincere quali motivazioni dovesse possedere e in quale volume si dovessero esprimere.

Nella società moderna e tanto più nella dimensione urbana assistiamo a un cambiamento del ruolo che il cane riveste, in cui perde la sua dimensione attiva e di lavoro e il rapporto si concentra in quello di partner sociale. Ma il suo repertorio motivazionale, che ne aveva fatto un pastore, piuttosto che un guardiano o quant’altro, rimane pressoché inalterato a rappresentare una sorta di memoria di razza che ne determinerà, comunque, l’espressione comportamentale, la disposizione a fare certe attività, a ricercare particolari gratificazioni anche se fuori da un contesto contingente.

Di fatto conoscendone le origini potremo attribuire a ogni razza o gruppo di razze un proprio set motivazionale. Questo si rivelerà molto utile, perché ci permetterà di prevedere certi comportamenti, capirne l’origine e darci la possibilità di chiederci se siamo nelle condizioni di saperli e poterli gestire.

Ecco perché la conoscenza delle motivazioni tipiche di una determinata razza dovrà necessariamente essere valutata e confrontata con le nostre dinamiche e le nostre aspettative al momento di effettuare la scelta nei confronti di un cucciolo.

Come detto, non è pensabile eludere le motivazioni che fanno parte del patrimonio ereditario di una razza: la negazione della possibilità di trovare una soddisfazione alle proprie motivazioni è causa di frustrazione, di problemi comportamentali e gestionali. È sicuramente un azzardo pensare che comunque il cane saprà adattarsi a quanto la nostra realtà abitudinaria gli possa offrire. È semmai vero il contrario.

Prima di procedere a un acquisto, chiediamoci quindi se potremo garantire al cane la possibilità dell’espressione comportamentale e l’orientamento verso quelle attività che le sue motivazioni lo spingono a ricercare. Solo se siamo in questa condizione, consapevoli di quelle che saranno le disposizioni proattive del cane, il suo repertorio comportamentale in funzione di particolari interessi e convinti che ciò possano trovare una gratificazione, perché gli potremo offrire, ma soprattutto che tutto ciò corrisponda alle nostre aspettative, allora quello sarà il cane giusto per noi.

 

Michele Raffaelli

Educatore cinofilo