Il carattere del cane è questione di geni
13 ottobre 2011
4 min

Il carattere del cane è questione di geni

carattere

Spesso la scelta di un cane è dettata dalle leggi della moda, dalla pubblicità che inconsapevolmente un film, uno spot, un programma televisivo, fa di una specifica razza canina. Di frequente non si tiene conto delle abitudini e delle necessità della famiglia, dello stile di vita, del tempo da dedicare al cane, dello spazio a disposizione. Ma soprattutto non si valuta in modo corretto l’appartenenza ad una determinata razza, del tipo di compito che è destinata a svolgere, delle caratteristiche psichiche che sono tipiche di quel soggetto e che purtroppo spesso non corrispondono a quanto descritto negli standard di razza o in quasi tutti i libri di cinofilia. Tutto ciò fa parte di un bagaglio genetico del soggetto, che lui ha ereditato dai suoi progenitori, e che influirà sul suo modo di comportarsi. Il cane dunque è provvisto di doti caratteriali congenite, trasmesse quindi attraverso il DNA, che fa si che lui abbia un certo profilo caratteriale piuttosto che un altro, con un equilibrio psichico quindi in grado di far sopportare al cane le situazioni di stress che la nostra società umana moderna ha contribuito ad aumentare. La base della moderna psicologia canina è costituita da tutti quei “mattoni” che vanno a formare il carattere del cane, con dei valori che a volte possono essere eccessivi, carenti o in giusta misura. Anche Charles Darwin nella sua straordinaria opera (“L’evoluzione della specie” – 1859) tratta questi concetti, quali “variazione degli istinti ereditari” (traducibili in “doti del carattere”) e “attitudini e tendenze di razza” (interpretabili in “memoria di razza”, di cui sotto). Da non scordare però dei concetti etologici (Etologia = scienza che studia il comportamento dell’animale allo stato selvatico) utili per ben comprendere il comportamento del cane socializzato all’uomo e da non sottovalutare in sede di addestramento: gli istinti (atti istintivi e breve movimento istintivo), tra i quali importante a fini addestrativi è sicuramente l’istinto predatorio; la memoria di razza, che si ricollega all’appartenenza ad una razza canina (pura invenzione dell’uomo); il concetto di territorio (dimora di primo grado e dimora di secondo grado); la distanza di fuga (teoria Belyaev, 1917 – 1985), per la difesa da un nemico biologico. Le doti del carattere invece sono le seguenti: tempra e temperamento, docilità e socialità, vigilanza e aggressività, possessività e combattività, curiosità. Strettamente connessa al temperamento, termine che spesso viene usato come sinonimo di carattere ma che invece è “solo” un tassello che determina il carattere stesso dell’animale, è la soglia di stimolo. Collegato alla dote caratteriale della vigilanza e al concetto etologico del territorio, è invece il tempo di attenzione. La curiosità è l’unica dote che si analizza singolarmente, le altre sono in stretta relazione l’un l’altra (ad esempio docilità e socialità). L’aggressività merita ampiamente un capitolo a parte, in quanto l’illustre premio Nobel per la medicina e fisiologia (1973) nonché padre dell’etologia, Konrad Lorenz (1903 – 1989) ha dedicato un intero volume di più di 370 pagine (“L’Aggressività”). Attraverso dei test si può determinare il profilo caratteriale del soggetto: si raccolgono dei dati di partenza, quali il peso del cane, la sua età, lo stato di salute (con il supporto di un medico veterinario); successivamente, si sottopone l’animale a delle prove per la valutazione delle sue doti caratteriali, quali ad esempio esercizi di gioco, incontro con degli estranei, palpeggiamento da parte del proprietario, prove di stress da rumore o fisico (il tutto ovviamente in maniera non coercitiva). Si analizzano le risposte che il soggetto manifesta e si cerca di dare un valore ad ogni singola dote: ciascuna di esse ha una scala di valore di 5 livelli, ne risultano diverse combinazioni e, di conseguenza, profili caratteriali illimitati e soprattutto diversi l’uno dall’altro. Il test deve essere effettuato da un addestratore esperto in psicologia canina, con conoscenze dei concetti base di tale scienza, in grado di sottoporre i soggetti a questi test, ma soprattutto in condizione di saper “leggere” le risposte che il cane manifesta. Dopo una serie di domande sulle abitudini del cane (e quindi sul modo di comportarsi) e del proprietario, viene tracciato un piano di recupero personalizzato dei problemi comportamentali o semplicemente una serie di incontri per l’educazione all’obbedienza del fedele amico.

Massimo Visintin
www.senzaguinzaglio.eu