Il piccolo branco che cresce nel nostro giardino
5 marzo 2013
6 min

Il piccolo branco che cresce nel nostro giardino

etologia

Io non sono uno specialista in nessun campo della cinofilia, mi limito a osservare e riflettere sull’esperienza con i miei cani e di quella di miei amici, alla luce delle conoscenze che rubo a persone più competenti di me.

I miei cani sono Schanauzer medi pepe sale e i cani che mi capita di osservare più facilmente sono Malinois, Labrador, Boxer, Pointer e Setter.

Ho fatto qualche cucciolata di Schnauzer e ho trascorso moltissime ore con i cuccioli dalla loro nascita allo svezzamento. Ogni volta lo spettacolo della natura così vicina a noi, animali civilizzati, mi incanta e mi sorprende.

Probabilmente le novità che mi sembra di cogliere risultano tali solo ai miei, occhi a causa delle nuove conoscenze che acquisisco nel corso del tempo. Mi spiego attraverso un esempio.

Ho provato a considerare l’ultima cucciolata, composta da quattro maschi e due femmine, come un piccolo branco. Sembra banale, ma non avevo mai considerato i cuccioli come un branco in miniatura, in cui i ruoli si precisano attraverso le esperienze vissute dai cuccioli in rapporto con la madre, tra di loro e con altri cani adulti di casa, oltre che ovviamente con i componenti della famiglia umana. 

Non avevo mai notato che il gesto che mima la monta si manifesta in alcuni cuccioli già nei primi giorni di vita, ancor prima di aprire gli occhi. Mi è sembrato essere uno dei primi comportamenti che rivelano una capacità di relazione con l’esterno, al di là della suzione e della ricerca della mammella.

Il successivo comportamento relazionale è quello del contatto orale associato al tentativo di reggersi sulle zampette. Ben presto dal contatto a bocca aperta i cuccioli passano al morso con i primi accenni di scuotimento, come nella predazione. È buffo quel morso sdentato in quegli esserini traballanti nello spazio limitatissimo della cassa-parto.

L’uscita da quest’ultima è molto interessante. Chiunque abbia esperienza di cucciolate nota che c’è sempre un individuo più intraprendente che tenta l’avventura, c’è chi lo emula prontamente e c’è chi rimane indietro. A questo punto la mamma stessa invita i piccoli a uscire, con piccoli mugolii e avvicinando il proprio naso all’ingresso.

L’esplorazione del nuovo mondo esterno alla cuccia all’età di circa un mese è uno spettacolo da non perdere, tanto da far pensare che i piccoli si cimentino in una prova di pista, che non fa che applicare ed estendere la pratica esercitata nella ricerca del cibo fornito dal petto della madre.

Anche in questo caso, qualche piccola differenza fra i più ardimentosi e i più prudenti è osservabile.

Fuori dalla cuccia diventa più evidente il ruolo educativo e gerarchico della madre, che rudemente rovescia e preme con un ringhio a bocca aperta ogni singolo cucciolo, cominciando dai più irrequieti, ad esempio quando cercano di succhiare il suo latte senza che sia lei a porgerlo.

Le lotte tra fratellini si intensificano in frequenza e intensità e, la madre si limita ad andare a vedere e annusare i contendenti. Nel caso che un cucciolo sia particolarmente aggressivo e ribelle, la madre lo “perseguita” fino a che non lo riduce a miti consigli. Al contrario, se un cucciolo tende a cedere facilmente nel conflitto con un fratello, la madre lo stimola a reagire, ma sempre in momenti distinti dalla lotta tra fratelli. Il branco ha bisogno di tutti!

Io provo molto presto a introdurre un simulacro di preda, uno straccetto, una striscia di pelle morbida, una pallina in movimento. I cuccioli prontamente cercano di afferrare l’oggetto. Di solito mi limito a godermi la scena. Ma questa volta, facendo tesoro di un articolo di Guido Cecchinato, (http://www.giubberosse.org/ARTICOLI/tabid/65/EntryId/11/ETOLOGIA-DELLA-PRESA-il-morso-tracheale.aspx), ho potuto constatare la diversa tecnica di morso messa in atto dai singoli cuccioli. L’esperto fa notare che esiste un morso effettuato con la parte anteriore del muso, esercitando la forza dei canini per afferrare e lacerare la preda ed esiste un morso a bocca piena per trattenere e comprimere la trachea della preda con tutta la pressione delle mascelle all’altezza dei molari. Ora, è evidente che uno straccio non presenta zampe, fianchi o gola, ma è altrettanto evidente che i due tipi di morso si possono agevolmente osservare nei piccoli predatori! Non credo di essere riuscito ad accertare se fossero sempre gli stessi cuccioli a mettere in atto un tipo di morso o l’altro. Probabilmente tutti o quasi praticavano l’uno e l’altro, ma ciò che colpisce è che nell’assalto al simulacro di preda si concretizza una collaborazione fra i fratellini-predatori, che agiscono già di concerto come un vero branco di selvatici!

Vi è il primo che individua la preda, quello che per primo l’afferra, quello che collabora afferrandola in altri punti e scuotendola energicamente come per lacerarla e vi è quello che afferra l’oggetto in un punto che poi trattiene con morso a bocca piena, fermo e chiuso!

Che si tratti di una vera piccola caccia è confermato dal trasporto nella cuccia-tana della “preda” neutralizzata, cioè nel momento in cui io abbandono la trazione e lascio andare la cordicella collegata allo straccetto. Tutti i componenti del mini-branco vanno a godersi il bottino, anche se ben presto si distraggono in cerca di un nuovo divertimento.

Nell’azione di caccia ho sempre notato una collaborazione tra cuccioli, mentre i ruoli nel branco vengono “discussi” a parte, tanto che le sfide fra individui sembrano scatenarsi senza un apparente motivo. Gli scontri sono senz’altro molto aspri e lasciano a volte i segni della lotta sui contendenti. Neanche in questo caso la madre interviene, tanto che in due o tre casi ho dovuto separare io i duellanti, temendo che si ferissero. Devo ammettere che ero anche un po’ preoccupato dal fatto che una simile tenacia non l’avevo notata nelle precedenti esperienze. Il confronto con altri allevatori – anche di altre razze – che avevano osservato gli stessi comportamenti in alcune cucciolate, mi ha tranquillizzato circa l’aggressività delle piccole belve, ma soprattutto le informazioni fornite dai nuovi proprietari dei cuccioli mi hanno fatto capire che i soggetti più tenaci nella lotta interna al piccolo branco si sono rivelati molto sicuri e per nulla litigiosi nel loro nuovo ambiente. Anzi, la loro sicurezza li rende molto aperti e socievoli anche con gli umani!

La prossima volta vi accompagnerò sulla pista selvaggia che ha attraversato il mio giardino, parlando del fiuto, dell’ululato e dello svezzamento con rigurgito, a proposito del quale ho notato un particolare che voglio raccontarvi perché ha messo in crisi una conoscenza che reputavo vera, ma che forse non lo è del tutto.