Io, gli animali e il valore delle relazioni
16 agosto 2018
3 min

Io, gli animali e il valore delle relazioni

pet therapy

Quando mi chiedono come svolgo il mio lavoro sia come esperto in comportamento sia come esperto in Pet Teraphy, la risposta automatica che mi viene da riferire è che io “lavoro sulle relazioni”. Ma cosa significa lavorare sulle relazioni?

Quando io parlo di relazione mi riferisco alla creazione di legami caratterizzati da affettività, prossimità fisica, fiducia e intesa reciproca. Nella relazione uomo-animale il rapporto che vede unire il cane con il suo proprieatrio deve essere improntato principalmente sulla relazione di fiducia. La prossimità fisica è importante ed è su questa che si costruisce la fiducia ma non deve essere un rapporto di dipendenza del cane verso il proprietario. Il proprietario, una volta acquisita la fiducia del pet, deve iniziare a lavorare sulla sua sicurezza, autostima, autocontrollo e solo così si creerà una relazione equilibrata.

Bisogna smetterla, una volta per tutte, di credere ancora alla leggenda che dobbiamo essere capibranco dei nostri cani. Essi sanno benissimo che noi apparteniamo a un’altra specie, le loro regole gerarchiche non valgono nei nostri confronti, ma noi dobbiamo lavorare per conquistarci la posizione di leader nel gruppo familiare.

La prima regola per diventare dei leader per i nostri cani è quella di essere molto interessanti per loro, dobbiamo essere propositivi, coinvolgenti, avvincenti in una sola parola “affascinanti”. Ho detto propositivi e non impositivi, non dobbiamo imporre con forza e punizioni, ma con la strategia, che se il cane adotta i comportamenti desiderati ne trarrà dei grossi vantaggi. Essere affascinanti per i nostri cani ritengo essere il termine più appropriato, il cane è molto empatico, riesce a percepire e a condividere le nostre emozioni, proprio per questo più siamo emotivamente positivi, stabili e interessanti più il cane si “innamorerà” di noi.

Relazione-articolo

Insegno ai proprietari a comunicare nel modo giusto con il loro cane, puntando molto sull’importanza del linguaggio corporeo e sulla prossemica e molto meno sul significato e potere delle parole, sebbene molti proprietari siano ancora convinti che i loro animali riescano perfettamente a capire e interpretare i loro lunghi discorsi.

Anche nella Pet Therapy lavoro sulle relazioni, in questo caso, sulle relazioni che riesco, tramite l’animale, a instaurare con l’utente. Spesso negli interventi assistiti con gli animali si sottovaluta il lavoro del referente di pet therapy, dando maggiore risalto all’animale. È scientificamente dimostrato che la presenza dell’animale migliora le condizioni psico-fisiche delle persone ma è fondamentale il ruolo del referente di intervento, ossia quella persona che prende in carico l’utente al fine del raggiungimento degli obiettivi del progetto.

La definizione che mi piace di più di Pet Therapy è quella che utilizzano i francesi (Médiation Animale) dove si evince chiaramente che l’animale funge da tramite tra il referente e l’utente finale. Grazie all’animale riesco così a lavorare sulle relazioni con gli utenti, riesco ad accorciare le distanze tra me e loro, riesco a far emergere emozioni positive, riesco ad essere interessante per loro e riesco soprattutto a meritare la loro fiducia.

Oggigiorno la Pet Therapy ha bisogno di uscire dai progetti improvvisati partendo dal presupposto che comunque vada, l’animale ha sempre un ruolo positivo, ma ha necessità di trovare una collocazione scientifica ben strutturata come disciplina trasversale alla medicina, psichiatria, sociologia, pedagogia e geriatria. I progetti devono avere obiettivi ben precisi, devono essere applicati con un metodo scientifico e i risultati devono essere misurati, solo in questo modo la Médiation Animale potrà conquistare il ruolo e valore che merita.