La socializzazione - 3ª parte
17 luglio 2013
3 min

La socializzazione - 3ª parte

etologia
La prolungata incapacità di abituarsi a stimoli ambientali comuni, l’incapacità di recupero da una situazione anche dopo avere verificato l’assenza di minaccia o pericolo non sono frutto del periodo ma di una carenza genetica, di socializzazione o entrambi. Un buon esempio che ricordo di aver letto da qualche parte è quello di un cucciolo che, vedendo la propria immagine riflessa sul pavimento ne rimane sorpreso o leggermente intimidito. Se dopo ripetute esperienze, permane l’insicurezza non è questione di “periodo”, un buon cucciolo deve sapere superare certe situazioni, quando ha potuto verificare ripetutamente che non rappresentano una minaccia.

Il perdurare della paura può giustificarsi soltanto nei confronti di quegli stimoli che per il cane rappresentano realmente una minaccia per la propria sopravvivenza. L’attacco da parte di un cane, ad esempio, potrebbe lasciare segni indelebili. Un parametro molto importante da valutare è la capacità di recupero del cane, che si viene trovare in una situazione a lui sconosciuta. Un giovane cucciolo può essere facilmente sorpreso ma, preso atto della situazione (se questa non costituisce una reale minaccia) dovrebbe reagire mostrando dapprima curiosità, per poi passare ad altro senza ulteriori problemi.

La reazione del cucciolo andrebbe sempre valutata osservando: l’interesse iniziale, la reazione, lo smaltimento dello stress, in base ad età, grado di socializzazione e caratteristiche ereditate dai genitori. La nostra principale preoccupazione deve essere, quindi, quella di capire come sviluppa la socializzazione.

La nostra attenzione dovrebbe essere rivolta a: 1) evitare situazioni che inducano il cucciolo ad avere paura; 2) socializzare il cane adeguatamente; 3) fare in modo che il cucciolo abbia delle esperienze congeniate per sviluppare quei comportamenti utili allo scopo che s’intende raggiungere.
L’età ovviamente influisce molto nel determinare il tipo e la quantità di stress cui sottoporre il cane,
troppo stress può essere causa di neurosi o psicosi, più facilmente manifestate in soggetti con un sistema nervoso poco sviluppato fino a divenire causa di danni irreversibili.

Torniamo a sottolineare come un buon cucciolo, dopo l’iniziale sorpresa davanti a un nuovo stimolo, dovrebbe cercare di avvicinarsi per cercare di classificare la novità tra quegli stimoli ambientali che non rappresentano una minaccia, osservare la reazione e quanto tempo impiega il cucciolo (anche numero di occorrenze) ad abituarsi ci forniranno le informazioni necessarie per comprendere se il comportamento è frutto della poca esperienza maturata, del particolare stadio nello sviluppo oppure di una carenza caratteriale di origine genetica.

Esistono dei test appositi che aiutano a determinare la particolare predisposizione caratteriale di ogni cucciolo, permettendo all’allevatore di scegliere più oculatamente la persona con la quale dovrà andare a vivere. Molto spesso l’abbinamento cane-proprietario non è correttamente valutato:
consegnare, ad esempio, un cane prepotente a una persona caratterialmente poco assertiva spesso costituisce un problema difficilmente superabile, senza dei compromessi da parte dell’acquirente.

Naturalmente si potrebbe opporre che, se i test possono fornire indicazioni sulle inclinazioni caratteriali dei cuccioli è difficilissimo capire quelle del futuro proprietario, sulla base di un paio d’incontri….a riprova che essere dei bravi allevatori non è una cosa facile!

A cura di Carlo Colafranceschi