L'età adatta all'adozione
9 aprile 2013
6 min

L'età adatta all'adozione

cucciolo etologia

L’ENCI obbliga formalmente agli allevatori a cedere i cuccioli dopo i sessanta giorni poiché fino a quell’età i piccoli, pur essendo stati svezzati, non sono ancora pronti a lasciare il branco.

Numerosi studi hanno dimostrato che il periodo che va tra orientativamente l’ottava e la sedicesima settimana è fondamentale per una corretta crescita psichica del cane. In questa fase, il cucciolo acquisisce gli strumenti necessari per imparare a interagire con l’uomo e con i suoi simili. Ogni soggetto inizia a riconoscersi come appartenente alla specie canina apprendendo, attraverso il gioco con i fratelli e gli insegnamenti della madre, il linguaggio e i comportamenti della specie cui appartiene. Questo processo, che si chiama socializzazione, è fondamentale per far sì che il cucciolo si trasformi in un adulto equilibrato, capace di rapportarsi in maniera serena con gli altri cani.

Analogamente, questi momenti sono indispensabili affinché si instauri un corretto rapporto con l’uomo ma, ancora prima di parlare di socializzazione, in relazione all’uomo, dobbiamo parlare di imprinting. Per imprinting intendiamo il processo attraverso il quale il cucciolo arriva a conoscere e a fidarsi dell’uomo percependolo simile a sé, come se fosse un “quasi cane”. L’imprinting avviene tra la terza e l’ottava settimana di vita: la partecipazione costante dell’allevatore e di altre persone alla vita della cucciolata è determinante. I cuccioli vanno manipolati, vi deve essere una frequente interazione con loro e, se possibile, devono incontrare persone eterogenee (uomini, donne, bambini, persone con la barba o con gli occhiali, ecc.). Anche oggetti, rumori e suoni vanno gradualmente introdotti.

Trascurando imprinting e socializzazione ipotechiamo il benessere e l’equilibrio psichico del cucciolo: rischiamo di ritrovarci alle prese con un adulto insicuro, fobico o con problemi comportamentali. Un mancato imprinting non è recuperabile o lo è in maniera estremamente modesta e difficoltosa: un cane non imprintato potrebbe temere specifiche categorie di persone se in crescita non ne ha mai conosciute e manifestare, in loro presenza, atteggiamenti di paura o di aggressività. Non dimentichiamo, inoltre, che i cuccioli che non hanno potuto apprendere da madre e fratelli i rudimenti della comunicazione canina avranno difficoltà a interagire con i propri simili e potrebbero essere inutilizzabili in attività sportive o rivelarsi ingestibili in presenza di altri cani. Ricordiamo in proposito che il gioco intraspecifico (= tra cuccioli) è fondamentale per l’apprendimento delle tecniche di caccia e per la canalizzazione corretta dell’istinto predatorio: elementi importantissimi per il futuro cane da caccia o destinato a svolgere attività sportive.

Il periodo compreso tra l’ottavae la decimasettimana, oltre a essere importante per la socializzazione, costituisce quella che viene chiamata la fase della paura, un momento di vita in cui il cucciolo sembra essere particolarmente sensibile agli stimoli. In questa fase, l’animale può sviluppare paure irreversibili. Cambiamenti radicali come l’arrivo nella nuova famiglia andrebbero fatti cadere tra la settima e l’ottava settimana, in anticipo rispetto alla fase della paura o, in alternativa, passate le dieci settimane. La seconda opzione è per molti versi migliore: il cagnolino resta più a lungo con i componenti della sua famiglia canina e ha più tempo per apprendere le regole della caninità. Va ribadito, inoltre, che è opportuno portare a casa il cucciolo quando tutto è pronto per accoglierlo: se dovete finire il box, dite all’allevatore che ritirerete il cane a lavori ultimati, i cuccioli non sono pacchetti da depositare nelle case di amici, a loro servono stabilità, luoghi familiari e routine fissate.

Se avete letto fin qui senza saltare paragrafi, vi risulterà chiara l’illogicità dell’ambire a portare a casa il cucciolo il prima possibile: lo svezzamento alimentare non coincide con l’età più adatta all’adozione che potremmo invece definire “svezzamento psichico”. Alcuni allevatori consegnano i cuccioli passati i tre mesi per seguirli dal punto di vista psichico e fisico adottando, per esempio, misure per prevenire la displasia. Un cucciolo adottato a tre mesi, se ha trascorso la sua infanzia con un buon allevatore, si legherà al padrone quanto quello portato a casa a sessanta giorni. L’allevatore è responsabile della crescita psichica del cucciolo sino a che ne cura la custodia, poi il testimone passerà a voi che dovrete continuare a interagire con il piccolo. Ad alcuni lettori queste disquisizioni potranno stupidaggini, ma in realtà è vero proprio il contrario. Un cane ben socializzato, imprintato e cresciuto in mezzo a tanti stimoli e rumori tenderà a guardare il mondo con occhi ottimisti e a tollerare meglio gli stimoli spiacevoli. Un cane che ha già avuto modo di venire in contatto con stimoli fastidiosi, molto difficilmente si impressionerà o si traumatizzerà udendo un rumore forte, se fatto salire in macchina o, più semplicemente, se portato a esplorare ambienti nuovi. Cuccioli che nascono e crescono in casa sono costantemente sottoposti a stimoli di questo tipo, se il cane vive in box, invece, è fondamentale non tralasciare questi aspetti. È difficile, spesso addirittura impossibile, rimediare a un mancato imprinting e a una mancata socializzazione e gli esiti non sono pronosticabili a priori. In base alla mia esperienza, però, e questo va detto, vi sono razze e linee di sangue nelle quali è presente un fondo di timidezza e di nevrilità e nelle quali è essenziale, più che in altre, assistere il cucciolo nella sua crescita psichica.

Per chi volesse saperne di più sull’argomento il suggerimento è di acquistare il libro Bruce Fogle intitolato “La mente del cane” e il libro di Patrick Pageat “Cani si nasce, padroni si diventa”.

 

Le conseguenze di un’adozione precoce: volete davvero un cane così?

 

Cucciolo adottato a meno di 45 giorni

Timidezza e aggressività nei confronti delle persone → dovute a un mancato imprinting sull’uomo.

Timidezza, aggressività e incapacità di interagire con i propri simili → dovute a un mancato imprinting sul cane.

Cucciolo adottato a meno di 60 giorni

Incapacità o scarsa attitudine a svolgere attività venatorie o sportive → dovute al mancato apprendimento di tecniche di caccia/canalizzazione istinto venatorio, legate al mancato gioco e alle mancate interazioni tra cuccioli.

Mancato riconoscimento della proprietà altrui. Questo può sfociare in aggressività e reazioni spropositate e apparentemente inspiegabili nei confronti di altri cani.

Mancato riconoscimento della distanza di sicurezza. Questo può provocare reazioni aggressive (nei confronti di cani e persone); possibile tendenza ad abbaiare in maniera immotivata; possibili problemi attitudinali nei cani da lavoro.

 

Rossella Di Palma