Linguaggio del cane: comunicazione visiva e segnali ambivalenti
29 agosto 2016
7 min

Linguaggio del cane: comunicazione visiva e segnali ambivalenti

etologia

COMUNICAZIONE VISIVA

Come abbiamo accennato in un articolo precedente dedicato alla comunicazione non verbale, la comunicazione visiva è molto sviluppata nel cane e rappresenta per lui il principale sistema di comunicazione. Riguarda le diverse posture adottate e le varie distanze, perciò, implica che chi riceve il messaggio sia nel campo visivo di chi lo emette: sono segnali brevi e di risposta immediata.

Per capire i segnali che un cane emette, dobbiamo osservare la sua postura nell’insieme: posizione della coda, orecchie, arti, testa, se solleva il pelo della schiena (piloerezione) e le espressioni facciali con particolare attenzione all’apertura della bocca.

La comunicazione canina tende a essere progressiva: ogni tipo di segnale inizia in modo impercettibile per farsi più visibile secondo le risposte ricevute. Il sistema di scambio d’informazione tra cani (“deferenziale”) tende sempre a cercare in ogni modo di evitare lo scontro ed è per questo che possiamo distinguere quattro tipi di segnali diversi: segnali tendenti a ridurre la distanza per minimizzare una minaccia; segnali tendenti ad aumentare la distanza tentando di apparire lui più grosso e pericoloso; segnali ambivalenti per temporeggiare e analizzare la situazione; segnali calmanti per abbassare la tensione.

Incominciamo ad analizzare i primi due tipi di segnali, rimandando l’approfondimento degli altri due a successivi articoli.

Segnali che tendono a ridurre la distanza…

Assumendo posture che lo fanno sembrare più piccolo, il cane comunica intenzioni amichevoli: come distogliere lo sguardo ruotando la testa e abbassare le orecchie e la parte posteriore del corpo, agitando la coda e tenendola bassa per eliminare qualsiasi segno di minaccia. Perciò, quando avviciniamo un cane, è consigliabile mimare questi segnali, abbassandoci e guardando di lato senza fissare il cane che sicuramente si sentirà più tranquillo e verrà da noi.

Se è sereno e rilassato, il cane può manifestare il proprio piacere ritraendo leggermente le labbra all’indietro in una smorfia simile a un sorriso (mostrando gli incisivi ma non i canini), con gli occhi semichiusi e abbassando un po’ le orecchie.

E, per ultimo, il cane trasmette le sue intenzioni amichevoli con le diverse posture di invito al gioco, iniziando con l’alzare una zampa e passando all’inchino con il posteriore sollevato e le zampe anteriori distese, se riceve una risposta positiva. Progredendo nell’invito al gioco, il cane si abbandonerà a posture che lo rendono vulnerabile, come sdraiarsi sulla pacia o addirittura sulla schiena con le zampe per aria.

Segnali che tendono ad aumentare la distanza…

Quando l’intento del cane è, invece, quello di evitare l’interazione e il contatto con un altro soggetto, adotta posture che mirano a dare l’idea di un cane più grande e pericoloso di quanto sia in realtà. Anche in questo caso la comunicazione avviene con una successione di segnali, che iniziano in modo quasi impercettibile e aumentano progressivamente verso manifestazioni che non lasciano spazio ai dubbi.

Inizialmente, il cane adotta una postura rigida con le zampe tese e il peso del corpo spostato sugli arti anteriori, in modo da apparire più alto possibile. Bocca chiusa o poco aperta con labbra retratte, mettendo in mostra i denti superiori. Orecchie in avanti, coda dritta e verticale o in arco sul dorso che muove a scatti. Per apparire più grosso il cane solleva il pelo sul dorso e tra le scapole.

Con questa postura il cane comunica di essere sulla difensiva, ma pronto all’offesa e, in funzione della risposta ricevuta dal suo interlocutore, deciderà se proseguire il percorso intimidatorio fino all’aggressione o fermarsi.

Abbiamo già accennato all’utilità di osservare le posture che adotta un cane nel suo insieme. Mai come in questo caso può risultarci utile. Un cane che ci si presenta teso scoprendo i denti ci sta dicendo di non avvicinarci, meglio fermarci e rispettare la sua comunicazione mostrando allo stesso tempo le nostre intenzioni amichevoli con il suo linguaggio.

Se il cane si sente sicuro di sé e decide di andare avanti con la successione di segnali, abbasserà la testa e la coda per proteggersi da un eventuale attacco, nascondendo così la parte inferiore del collo che è vitale, aprirà bene gli occhi e la bocca scoprendo anche le gengive e finalmente solleverà di nuovo la coda leggermente arcata.

Un cane insicuro o che mostra aggressività indotta dalla paura non mostrerà questi segnali con tanta intensità e abbasserà coda e orecchie andando verso terra.

I cani possono minacciare lo scontro fisico vero e proprio con altre due posture facilmente riconoscibili: la postura nella quale un cane appoggia il muso sul dorso di un altro cane, mantenendosi in un angolo di 90 gradi (talvolta appoggiandovi una zampa anteriore), e quella in cui un cane afferra con la bocca il muso o la testa dell’altro, senza stringere.

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SEGNALI AMBIVALENTI

Ai cani può capitare, come d’altronde a tutti gli animali uomo compreso, di provare emozioni contrastanti di fronte ad una situazione non chiaramente interpretabile, e può mostrare reazioni imprevedibili e contrastanti fra di loro, emettendo così un messaggio ambiguo.

Così ci possiamo trovare di fronte ad un cane che, spinto dalla paura, mandi segni di minaccia guardandoci dritto negli occhi e allo stesso tempo schiaccia il corpo a terra mostrando sottomissione. La paura può innescare le reazioni più imprevedibili che dipendono da diversi fattori, come le esperienze vissute, la predisposizione individuale e, soprattutto, la distanza. Quest’ultima, come abbiamo accennato in articoli precedenti, ha un’importanza fondamentale nella comunicazione non verbale e può essere distinta in distanza di fuga e distanza critica.

Nella distanza di fuga il cane è ancora in grado di fuggire. Si chiama, perciò, anche distanza di sicurezza giacché permette ancora al cane di evitare la minaccia. Se il cane si trova, invece, nella distanza critica considera di non avere più la possibilità di fuggire e, di conseguenza, decide di attaccare.

A questo punto è di grande aiuto la prossemica (termine introdotto e coniato dall’antropologo Edward T. Hall), ovvero la disciplina che studia i gesti, il comportamento, lo spazio e le distanze all’interno di una comunicazione, sia verbale che non verbale. Nel caso del cane, la prossemica ci aiuta ad analizzare il modo in cui un soggetto utilizza e occupa lo spazio intorno a sé e di come se ne serve per comunicare con gli altri.

Hall osservò che la distanza tra le persone è correlata con la distanza fisica e definì quattro “zone” o tipi di distanza, che si possono applicare anche al cane:

distanza pubblica, in cui avviene il contatto visivo;

distanza sociale, in cui iniziano le interazioni sociali;

distanza individuale, in cui avvengono i rituali di conoscenza;

distanza intima, riservata a soggetti intimi.

Immaginiamo due cani che si avvicinano incrociandosi per strada. I due cani si studiano o meglio si notano mantenendo molta distanza tra loro. In questa zona (distanza pubblica) non vi è alcun tipo di rapporto diretto. L’unico scopo è di notare l’altro, senza interagire, traendo il maggior numero d’informazioni possibile per poi iniziare, in un secondo tempo, l’interazione.

Nella seconda distanza o distanza sociale il cane inizia a interagire, usando lo spazio senza avere un contatto fisico. In base ai movimenti mostrati il cane, capirà quale atteggiamento assumere di fronte all’altro.

Nella distanza individuale, i due cani sono già molto ravvicinati e iniziano i primi approcci di contatto: ognuno osserva la risposta dell’altro.

Per ultimo, il cane permette solo ai soggetti che godono della sua fiducia di addentrarsi nello spazio della distanza intima, che presuppone contatto fisico. Nel caso venisse violata, manderà segnali affinché chi è entrato ritorni alla distanza sociale.