Quale cane, per quale ruolo
30 aprile 2013
14 min

Quale cane, per quale ruolo

etologia

Parlare di cani e di funzioni può sembrare un po’ materialistico, ma basta dare un’occhiata alla classificazione delle razze stilata dalla FCI (Federazione Cinologica Internazionale) per trovarsi costretti ad ammettere che ci sono i “cani da…”. Abbiamo, infatti, i cani da pastore, da guardia, da caccia (suddivisi in tante sotto-categorie) e i cani da compagnia. Gli unici gruppi che prendono il nome più dalla morfologia che dalla funzione sono quelli dei bassotti e dei levrieri.

La maggior parte delle persone che sceglie di avere un cane, oggi lo fa al fine di avere un animale che gli tenga compagnia: le razze più adatte a questo scopo sono appunto i cani da compagnia, poiché sono nati e hanno continuato a essere selezionati per questo scopo. Per tutte le altre razze il fare compagnia all’uomo è un secondo lavoro, mai disgiunto dall’interesse per il lavoro originario: non lo dobbiamo dimenticare. Pochi aspiranti proprietari si interessano alle razze da pastore, perché hanno greggi da spostare o da sorvegliare, semplicemente sono attratti da caratteristiche fisiche o psichiche di questi cani, caratteristiche che derivano a loro volta dal lavoro originario. Il border collie è ubbidiente, il pastore maremmano fa la guardia, il labrador è socievole, il setter irlandese è molto bello… Non c’è nulla di male nell’essere attratti da una o più caratteristiche riscontrabili in una data razza, ma non dobbiamo mai dimenticare che accanto alle caratteristiche positive – spesso evidenziate da una certa letteratura cinofila “buonista” – vi sono anche tratti che, pur non essendo forzatamente negativi, sono poco compatibili con lo stile di vita moderno.

Non dobbiamo dimenticare che professarci cinofili non significa rinchiudere il cane in una specie di gabbia dorata dalla quale si esce solo in occasioni prefissate e artificiose. Per il cane vivere in una bella casa non è molto diverso da vivere in un bel box: certo la casa è riscaldata, magari può dormire sul letto o sul divano, ma della bella casa sostanzialmente se ne fa poco. La casa, invece, gli piacerà moltissimo, se potrà realmente condividerla con il suo branco umano: purtroppo ci sono persone che “formalmente” tengono il cane in casa, ma in realtà lo confinano tutto il giorno in una stanza da solo… e, allora, che senso ha?

Per il cane da caccia l’attività preferita sarà la caccia, per il cane conduttore delle greggi lo sheepdog, per il levriero il coursing, e così via. Esistono surrogati a queste attività, pensiamo ai retriever che si esercitano con riportelli imbottiti o che sono impiegati come cani da salvataggio, all’obedience per i cani da pastore, all’addestramento alle discipline UD per i cani da difesa, eccetera. Attività reale o surrogato che sia, dobbiamo tenere a mente che potremmo finire inconsapevolmente coinvolti in queste cose. Non saremmo né i primi né gli ultimi. Conosco persone che in seguito all’acquisto di un bassotto, di un labrador o di un weimaraner, hanno intrapreso l’iter per diventare cacciatori o recuperatori (si tratta di una disciplina che interessa i bassotti e le razze specialiste) e altre ancora che hanno risolto i problemi comportamentali del loro cane, facendolo tornare alle origini. Non si tratta di casi estremi: lo sanno bene i proprietari di border collie definiti a torto psicopatici, che tornano ad essere piacevolissimi compagni di vita, se messi in condizione di fare un po’ di lavoro su gregge.

Scegliete insomma un cane che, oltre a piacervi fisicamente e caratterialmente, sia affine a un’attività e a un aspetto della cinofilia che v’incuriosisce e che vi sentireste di intraprendere. Ricordatevi, inoltre, che tanti comportamenti che di primo acchito sembrano negativi e arrivano a fare inorridire qualcuno, sono parte della personalità del cane che andrete a scegliere e che come tali non vanno biasimati o puniti. Un terrier che prende un topo ha semplicemente fatto il suo lavoro, lo stesso può dirsi del mastino napoletano che si mostra un po’ troppo protettivo nei confronti del territorio o dello schnauzer che si allerta al minimo rumore.

Luoghi comuni & cani di moda

L’invito a ricercare e a informarvi nasce con l’auspicio che questo distrugga i tanti luoghi comuni che disturbano la cinofilia, perché:

non è vero che i cani piccoli sono i migliori per l’appartamento;

– non è vero che i cani a pelo corto non perdono il pelo e sporcano meno dei cani a pelo lungo;

– non è vero che per avere un cane occorre avere un giardino;

– non è vero che i dobermann impazziscono a 7 anni anni;

– non è vero che esistono razze pericolose, a prescindere da quale sia l’educazione ricevuta e quale sia la selezione a monte.

Potrei continuare all’infinito, ma mi fermo qui, perché il mio obiettivo è spingervi ad andare oltre la superficie delle cose, oltre alle tante dicerie. La superficialità gonfia le mode: negli anni ’70 andavano molto il cocker, il setter irlandese, il dobermann e il levriero afghano. Poi è venuto il pastore tedesco con lo schnauzer. Successivamente abbiamo avuto i cani nordici, gli yorkshire terrier (e poi i west highland white terrier), il rottweiler, il dalmata e i terrier tipo bull. Oggi sembra essere il momento d’oro del jack russell, del bassotto e del chihuahua tra i cani di taglia piccola, mentre tra quelli di taglia media e grande vanno i border collie, gli australian shepherd, i retriever (soprattutto golden e labrador retriever), il weimaraner, il bovaro del bernese, solo per citarne alcuni. Anche il settore dei cani da caccia, popolato da cani concretamente utilizzati in lavoro, vede razze che scendono e razze che salgono. Negli ultimi anni, per esempio, è cresciuta la richiesta di cani da traccia e di cani limieri ed è scesa quella dei cani da ferma: si tratta di fluttuazioni giustificate da modificazioni ambientali e faunistiche. Diverso è il caso della casalinga con un passato di sfegatata dalmatista, che oggi porta al guinzaglio un jack russell. Non è mio compito giudicare le scelte di nessuno, ma è mio compito sottolineare che le mode difficilmente si armonizzano bene con la cinofilia e che è sbagliato scegliere un cane “perché ce l’hanno tutti”. Il fatto che esistano molti esemplari di una razza non significa che questa sia migliore di ogni altra razza, né che sia la migliore per noi. Ricordatevi, inoltre, che quando una razza diventa molto popolare i prezzi lievitano ed è più difficile individuare esemplari veramente selezionati nella marea di cucciolate messe in cantiere da tanti allevatori improvvisati, cui importa solo del guadagno.

Di razza o meticcio?

Come già annunciato non è questa la sede per approfondire le caratteristiche delle singole razze, consigliandone alcune e non altre. Un po’ di spazio ai meticci, però, va dedicato, dal momento che moltissimi cani presenti nelle nostre famiglie sono appunto meticci! È impossibile fare un confronto tra cani di razza e meticci, perché se i primi hanno un aspetto e un temperamento grossomodo codificati, i secondi sono la fantasia allo stato puro. Quante sono le sfumature dei colori? Infinite… Altrettanto sono le combinazioni tra razze!

Per un cinofilo DOC, qualsiasi cane privo di pedigree è un meticcio, per la gente comune, invece, il meticcio è un cane frutto di incroci. Il bastardino può essere un “incrocio” (cioè il prodotto tra due razze pure) oppure essere a sua volta figlio di altri meticci. Nel caso si tratti di un incrocio, erediterà alcune caratteristiche del padre e altre della madre, ma non è possibile stabilire a priori in che percentuali, se mamma e papà sono a loro volta frutto di incroci la sorpresa è ancor più garantita. Il “problema” dei cuccioli meticci è l’imprevedibilità: non possiamo sapere a priori come diventeranno da grandi. Vedere la madre e possibilmente il padre è utile ad avere qualche indizio in più, ma non possono darci certezze assolute, per esempio i cuccioli potrebbero avere preso anche dai nonni. Nel caso di cuccioli trovati abbandonati, il veterinario può tentare di pronosticare la taglia che questi avranno da adulti e, se siete interessati a uno di questi cuccioli, potete pensare di fare ricorso al test di Volhard per capire qualcosa in più sul carattere dei singoli soggetti.

Gli incroci non sono tutti uguali: l’incrocio tra due razze affini dà cuccioli sostanzialmente uniformi e simili alle razze originarie, se invece l’incrocio è avvenuto tra razze completamente diverse l’imprevedibilità è maggiore. I meticci non possono partecipare alle esposizioni canine ENCI, ma possono gareggiare in agility, in altre discipline e entrare a fare parte di gruppi di soccorso.

Meticci e incroci sono quasi sempre il frutto di accoppiamenti fortuiti e non desiderati e di conseguenza vengono ceduti gratuitamente a chiunque ne faccia richiesta. Se siete interessati a un cucciolo meticcio, cercate di capire cosa potrà diventare una volta adulto e, se pensate vi possa piacere, offritevi di adottarlo. Badate bene, però, che siano rispettate le esigenze fondamentali del cucciolo in crescita, come la socializzazione e non adottate animali che non sono stati socializzati o che vogliono esservi ceduti precocemente (prima di 60 giorni). Offrite, piuttosto, un piccolo rimborso spese, ma sinceratevi che la cucciolata sia ben accudita.

E se adottassimo un cane adulto?

Allevatori e appassionati cinofili che svolgono discipline agonistiche non di rado acquistano soggetti adulti, questo accade per il semplice motivo che guardando un cane adulto si sa cosa ci si trova davanti. L’aspetto fisico è quello, il carattere e le doti naturali anche e, cosa non meno importante, a una certa età è possibile escludere determinate malattie che hanno una componente genetica (questo è molto importante, se l’allevatore acquista un cane per farlo diventare un riproduttore). Ci sono, anche, privati che acquistano cuccioloni e giovani adulti preferendoli ai cuccioli, perché intendono utilizzarli nella caccia o in altre discipline cinofile: anche in questo caso si è disposti a pagare di più per avere più garanzie e magari un cane già “avviato” a una data disciplina. Chi opta per questa scelta spesso ha poco tempo per addestrare il cane o non è sicuro di esserne capace.

È più raro, invece, che una famiglia o una persona che sceglie di avere un cane come compagno di vita opti per un adulto. Esiste ancora la convinzione che dopo una certa età il cane non si affezioni più al padrone (cosa falsissima!) o che non sia possibile educare o modificare i comportamenti di un cane adulto. Andiamo con ordine: non esiste un’età limite oltre la quale il cane si affeziona al proprietario. Il cane si lega al proprietario se questi è in grado di instaurare un buon rapporto con lui, un cucciolo è semplicemente più dipendente da noi in quanto cucciolo, ma non lo resta in eterno, se non siamo riusciti ad instaurare una relazione corretta con lui ne pagheremo comunque le conseguenze volta che sarà diventato adulto. Il cucciolo è più dipendente di un adulto e più impressionabile, di conseguenza può essere più semplice fargli assimilare alcuni comandi più facilmente, ma dobbiamo essere dei cinofili di qualità media alta. La maggior parte delle persone che possiede un cane, purtroppo, ha scarsissime competenze etologiche e commette tanti, tantissimi errori senza nemmeno accorgersene. I cani, spesso più saggi di noi, chiudono un occhio o anche due, ma per influire in maniera positiva sullo sviluppo psichico (e sull’addestramento) del cucciolo dobbiamo essere davvero, questo e non è cosa da tutti, anzi direi che è cosa da pochi! Di conseguenza è possibile, anzi probabile, che quello che otterremo da un cane acquistato a due mesi sarà lo stesso che otterremo da un cane adottato a un anno, a patto che si tratti di un soggetto equilibrato, ben socializzato e non lasciato allo stato brado durante la crescita.

Ho molto a cuore il tema dell’adozione dei cani adulti perché i canili pullulano di soggetti ormai cresciuti che non hanno nessun problema particolare se non quello di essere capitati, in prima battuta, nelle mani di qualche individuo sprovveduto, superficiale o ignorante, nel senso etimologico del termine. D’altra parte, non è nemmeno giusto che chi decida di compiere il bel gesto di adottare un cane abbandonato si trovi tra le mani una patata bollente che non è in grado di gestire. Capita, infatti, che per eccesso di entusiasmo nostro, o superficialità dei volontari, vengano dati in adozione cani sbagliati a persone sbagliate: la ricetta per un disastro.

Non è tuttavia improbabile che un cane adatto a voi esista in un canile o magari presso un allevatore che decide di cederlo gratuitamente perché non in linea con il programma di selezione che ha in mente. Nel caso del canile il mio consiglio è quello di informarsi molto bene sul cane che vi interessa e di considerare cani che potete incontrare in prima persona, magari in più occasioni: in molti canili è possibile recarsi più volte, far passeggiare i cani, eccetera. Cercate di conoscere la sua storia e valutate se chiedere un secondo parere a un educatore cinofilo o a qualcuno che “ci capisca”.

È possibile iniziare un percorso di vita felice anche con un cane adulto, vale però la raccomandazione di non farsi trascinare dall’emotività, di scegliere un animale adatto al nostro stile di vita e di sincerarsi (importantissimo) che il cane che ci interessa sia ben socializzato ed equilibrato.

 

Rossella Di Palma

 

L’adozione di cani adulti raccontata da un’esperta in materia 

L’esperienza di adottare un cane adulto riserva piacevoli sorprese, se ci si muove con cautela. Emotivamente è bellissimo vedere un animale che avrebbe avuto pochissime chance di rifarsi una vita rifiorire in poco tempo. Pochi, infatti, vogliono “mettersi in casa” un cane adulto. C’è la corsa al cucciolo che può essere deleteria per i neofiti, travolti dal gravoso impegno che un cane di due mesi comporta e, poco più in là nel tempo, dalle conseguenze degli errori da essi stessi commessi, specie se si tratta di razze toste.

Un cane adulto che arriva in casa forse è meno rivoluzionario (nel senso come potenziale capacità di sconvolgimento della propria vita), ma non per questo meno affascinante. Certo, dipende dalla razza: un grosso molosso (abbiamo adottato un ciarplanina di quattro anni ben equilibrato e anche molto bello) ha dei tempi di reazione molto diversi da quelli di un pastore tedesco o di un lupoide simil pastore: ne abbiamo adottati diversi nel corso del tempo, provenienti da rifugi e tutti adulti, dai due ai nove anni, dal pastore tedesco a cui manca solo il pedigree, all’incrocio husky, al classico bastardone nero in cui può esserci di tutto.

Possiamo dire, tuttavia, che il risultato finale è molto simile: cani felici, estremamente legati al padrone, ma senza ansia da separazione, anche se a volte rimane un leggero timore soprattutto nei riguardi di uomini che alzino la voce o muovono le mani o altri oggetti; retaggi certo legati a un passato di maltrattamenti, più o meno gravi. Ma non così spesso il cane, anche quello abbandonato, ha alle spalle un passato di maltrattamenti e, comunque, in molti casi la paura si può vincere a un livello accettabile, con un po’ di conoscenza cinofile, tenendo conto che vi possono essere soggetti più problematici ad accettare l’assenza temporanea del nuovo branco e che vanno quindi educati in modo più specifico. Contano molto il carattere del cane e le sue passate condizioni di vita: animali dotati di alto temperamento e voglia di branco e di proprietario come i pastori tedeschi (e molti cani da pastore) mal si adattano alle condizioni di vita di un canile, o di un allevatore che li relega in un box perché ha poco tempo o ormai non li utilizza più. Quindi, e a maggior ragione nel caso in cui abbiano un positivo ricordo di una vita in famiglia passata, capita che appena arrivino a casa facciano una metamorfosi alla Dr. Jackyll & Mr. Hyde, ma in meglio!

Se a casa vi sono altri cani, occorre prestare attenzione al problema dell’inserimento, specie se uno dei due soggetti è incline alla dominanza. Più facile, di solito, far convivere soggetti di sesso opposto. Se ci sono gatti, attenzione: molti soggetti li predano o li rincorrono, ma anche qui nulla è impossibile. Il nostro ciarplanina ha ucciso il gatto del vicino incautamente finito nel nostro giardino, ma convive con olimpica e rassegnata serenità con due micie nostre.

 

Orietta Piazza