Vocalizzazioni dei cani
20 gennaio 2015
7 min

Vocalizzazioni dei cani

etologia

Rispetto al loro progenitore selvatico, il lupo, i cani domestici abbaiano molto, molto di più. Sono meno bravi a ululare, ma incomparabilmente più plastici nelle varie forme dell’abbaio. Sembra addirittura che l’ipertrofia dei vocalizzi canini sia da considerare una risposta adattativa al nostro continuo parlare. Questo concetto introduce di fatto la tesi che sostiene un percorso parallelo tra le due specie, nel quale i cani più simpatici, comunicativi e collaborativi non solo ci sono piaciuti di più, ma hanno veramente avuto un vantaggio evolutivo: abbiamo preferito questi agli altri che, invece, non cercavano altrettanto intensamente di comunicare con noi.

Da dove nasce l’aumentata inclinazione naturale all’abbaio? Nel primo periodo dell’addomesticamento, l’abbaiare dei proto-cani si è rivelato il primo grande aiuto alle comunità umane, venendo a configurarsi come la più antica funzione utilitaria: avvisare dell’avvicinarsi di un potenziale pericolo in un periodo della nostra storia nel quale questi erano costanti e plurimi, sia a quattro zampe sia a due. Molte minacce animavano le nostre notti, costringendoci alla veglia; scoprire che qualcun altro poteva servire allo scopo e meglio di noi, avendo in dotazione sensi più sviluppati dei nostri, deve essere stata una grande opportunità con la conseguenza di poter dormire tranquilli.

barking-dog

Si vede, quindi, perché abbiamo privilegiato i cani che abbaiavano volentieri, spontaneamente vocali, sia perché servivano come guardiani – prima della casa e poi anche del bestiame – sia perché quando andavano a caccia, inseguendo un cervo o una lepre, era molto più utile sentirli abbaiare dietro alla preda e sapere dove fossero. I cani abbaiano tanto perché lo abbiamo voluto noi.

L’uso della voce è una forma di comunicazione va e vieni. Il cane usa molte voci, quelle dirette a persone amiche, altre a persone non amiche, a cani amici e a cani non amici. Tutte diversamente espressive. Per esempio, Buck con una voce dice al proprietario che c’è un rumore sospetto fuori la porta, con un’altra diversa dichiara la volontà di ottenere la pallina che è finita sotto il divano, una terza è utilizzata per comunicare a un conspecifico che deve stare alla larga e, infine, un altro tipo di abbaio protesta con una femmina che non accetta le sue avances. Inoltre, una scoperta recente del gruppo di etologi ungheresi dell’Università di Budapest ha dimostrato che noi umani siamo molto predisposti a comprendere il messaggio emozionale trasmesso con l’abbaio, persino le persone che non hanno confidenza con i cani, perché non ne hanno mai avuto uno, perfino i bambini molto piccoli: capire i cani è capacità prodotta dal lunghissimo periodo trascorso insieme.

Le variabili selezionabili con l’allevamento di razze specializzate sono in parte legate alla morfologia della testa: le teste lunghe e sottili, come quelle dei Levrieri o dei cani da pastore tipo Collie, si associano a voci che si estendono in uno spettro ampio, nel quale i toni bassi e grevi sono emessi per esprimere allerta o rabbia, quelli medi per eccitazione sia essa festosa o no, quelli acuti per esprimere gioia o sentimenti conflittuali o paura. Le teste massicce, come quelle dei molossi, hanno un po’ meno ampiezza dello spettro sonoro, soprattutto negli acuti. le razze piccole di forma infantile, come gli Spitz continentali nani, hanno corde vocali molto brevi ed emettono solo vocalizzi nella gamma degli acuti.

La selezione differenziale avvantaggia certi individui a scapito di altri, in modo che i preferiti lascino più figli, generazione dopo generazione, e alla fine si ottenga una “razza” omogenea. Durante i processi selettivi si può alterare la frequenza delle emissioni, la durata dei vocalizzi, la soglia di reazione alla quale il cane risponde con la voce. I cani da guardia devono farsi sentire, come appunto i Segugi, tra cui i Bassotti e i Terrier e molti Spitz nordici. I cani da pastore guardiani del bestiame allertano le greggi con le loro esibizioni contro l’intruso. I cani conduttori del gregge sono elastici, ma molto reattivi e usano anche la voce ogni volta che serve.

Al contrario, i cani da ferma – come Pointer, Setter e Bracchi – non devono essere inclini all’abbaio, poiché devono evitare che la selvaggina da penna voli via prima che il cacciatore sia pronto con l’occhio nel mirino; lo stesso possiamo dire per i cani dell’ottavo gruppo, Retriever, cani da cerca e da acqua, che devono essere pazienti al fianco del cacciatore in attesa del passo, per poi andare a recuperare la selvaggina caduta nei campi oppure in palude; i levrieri sono poco reattivi in generale e la corsa vera nel cinodromo è praticamente svolta in così poco tempo che l’animale non ha spazio per abbaiare.

Il gruppo certamente meno omogeneo, quello dei cani da compagnia è, anche in questo, il più vario e comprende quei piccoli cagnolini di cui dicevamo, che abbaiano per un nonnulla, e i cani del Tibet, Shih tzu o Lhasa Apso, che non lo fanno quasi mai. Vocalizzare è, anche, un tratto infantile: i Barboni di grande mole abbaiano molto meno di quelli nani o toy.

Infine, alcune tipologie primitive abbaiano pochissimo o per nulla, campioni di questo sono i Dingo della Nuova Guinea, detti appunto “New Guinea Singing Dog” proprio “cantanti”, perché usano vocalizzi particolari detti yodel, che utilizzano per esprimere molte emozioni diverse. Lo stesso fanno i Basenji, una razza del Centro Africa. Faraoni e Podenghi che sono imparentati con i Basenji ancora sono nella fascia scarsamente abbaiatrice, come i cani del Sud Africa e i Rhodesian Ridgeback.

In generale le voci canine sono elencate nell’etogramma, la descrizione del repertorio comportamentale della specie, come segue:

abbaio – difesa, gioco, saluto, richiamo, richiesta di attenzione, avvertimento, allarme intrusi;

grugnito – (grunt) saluto, soddisfazione;

ringhio – avvertimento difensivo, minaccia, seria minaccia, gioco fisico sociale;

uggiolio – sottomissione, difesa, saluto, dolore, richiesta di attenzione (ripetuto, alta frequenza);

gemito – sottomissione, difesa, saluto, dolore, richiesta di attenzione (ripetizione meno frequente e tono molto alto);

ululato – richiamo del solitario (“Io sono qui, voi dove siete?”, unirsi a un coro);

sbattere i denti – eccitazione (gioco), difesa, minaccia;

sbuffo – (wuff) monosillabico, richiamo d’attenzione per potenziale serio pericolo;

urlo – paura estrema, durante aggressioni o stati di terrore.

Riguardo l’ululato, non tutti i cani ululano, quelli lupini – nordici, ibridi (Cane Lupo Ceko, Saarlos) – lo fanno più spesso e naturalmente, sia come richiamo del solitario che chiama il suo gruppo, sia in risposta a un coro cioè all’ululato di altri, ma anche al suono di certi strumenti musicali (violino o chitarra soprattutto quella elettrica con i distorsori) o le sirene delle ambulanze o dei pompieri.

Il ringhio è pure enormemente variabile. Va da un sottile gorgoglio a un rombo sonoro intervallato da abbaio secco di tono greve o medio, nelle esibizioni aggressive. Il ringhio di gioco, tipico del gioco sociale fisico, come fare la lotta o il tira e molla, può essere male interpretato sia dalle persone che dai cani (ma questi solo se giovani e molto inesperti) e di solito la motivazione gioiosa viene esplicitata da tutto il resto del corpo del cane, rilassato, morbido e scodinzolante. Quando il ringhio vuole essere una minaccia, tutto l’animale è teso e rigido, lo sguardo fisso e i movimenti lenti e misurati, non può esservi confusione di intenti se si conoscono i cani! Certo, per un bimbo potrebbero esserci problemi di interpretazione e per questo motivo i bambini devono sempre essere supervisionati quando interagiscono con i cani: la difficoltà di comunicazione può sfociare, infatti, in episodi di morsicatura.

Infine, l’opinione corrente degli etologi di Kiel è che la riduzione delle capacità espressive dei cani (certi tipi sembrano sempre arrabbiati come il Bulldog, altri sempre tristi come il Bloodhound, alcuni poi sono difficilissimi da interpretare, ad esempio, il Bull Terrier) si accompagni, a compensazione delle mimiche a volte inefficaci, alla maggior varietà dei vocalizzi che sono, nel complesso, più sofisticati.

Articolo di Barbara Gallicchio, che sarà ospite a Marino (RM) il 28 febbraio e l’1 marzo 2015 per un importante seminario sui cani. Per tutte le info:http://www.barbaragallicchio2015.com