A caccia di infezioni ospedaliere...grazie al fiuto dei cani!
18 dicembre 2012
2 min

A caccia di infezioni ospedaliere...grazie al fiuto dei cani!

Il naso dei cani come una sorta di “metal detector” per gli umani: il loro fiuto è così potente e sviluppato da riuscire a scovare patologie, di primo acchito, non visibili ai nostri occhi. A tal proposito, secondo un recente studio condotto dall’University Medical Centre di Amsterdam, pubblicato sul British Medical Journal, i nostri amici a quattro zampe sarebbero capaci di individuare la presenza di Colostrium difficile, l’agente infettivo responsabile di molte malattie contratte in ospedale. In particolare, i cani si sarebbero mostrati in grado di rintracciare questo tipo di batterio sia nell’aria attorno ai pazienti sia nelle feci. La diarrea di chi è affetto da Colostrium difficile, infatti, ha un odore assai particolare e specifico, per questo motivo un esemplare maschio di Beagle – di due anni – è stato addestrato a riconoscere tale tipo di infezione in alcuni campioni di soggetti malati. Secondo un articolo pubblicato sulla versione on line del giornale torinese lastampa.it, il cane avrebbe mostrato un’accuratezza superiore all’80 per cento, oltre a una grande efficienza e velocità: l’animale, infatti, è stato in grado di compiere uno screening completo di un reparto ospedaliero, alla ricerca di pazienti con Colostrium difficile, in meno di dieci minuti. La scoperta ha, però, delle limitazioni: innanzitutto, gli effetti dell’uso di un animale come tool diagnostico non sono – a detta dei ricercatori – prevedibili, oltretutto il cane potrebbe a sua volta diffondere l’infezione. Che i cani siano in grado di “fiutare” le malattie non è per niente una novità. Già da qualche tempo si parla della loro capacità di individuare nell’organismo umano l’eventuale presenza di tumori. In particolar modo, secondo i risultati di un progetto pilota condotto in Austria, sarebbero in grado di rintracciare il cancro ai polmoni, con una percentuale di successo del 70 per cento su 120 campioni di alito. Tale scoperta è rafforzata dai peculiari comportamenti osservati nei cani quando si trovano alla presenza di pazienti oncologici, oltre ad essere sostenuta da studi più circoscritti, fra cui uno condotto nel 2011 in Germania. Adesso – come si legge su tmnews.it – si intende avviare una ricerca di due anni e dieci volte più vasta, in modo da confermare e perfezionare i risultati finora raggiunti. In futuro, ad esempio, si potrebbe riprodurre una sorta di “naso elettronico”, utile nella diagnosi precoce del cancro e in grado di aumentare nettamente il tasso di sopravvivenza di chi ne è affetto.