Abbandona i suoi due cani in pensione. Per la Cassazione non è reato
21 marzo 2013
3 min

Abbandona i suoi due cani in pensione. Per la Cassazione non è reato

abbandono

Sorprende una sentenza della Cassazione, secondo cui lasciare i cani in custodia a una pensione per animali senza poi andare a riprenderli non costituisce reato di abbandono. Tale decisione può anche non fare una piega dal punto di vista giuridico, ma sicuramente appare assai discutibile agli occhi degli animalisti. Così sentenziando, la Suprema Corte – si legge in un articolo pubblicato dall’agenzia di stampa Ansa – ha annullato con la formula “perché il fatto non sussiste” la multa di tremila euro inflitta dal gup di Bassano del Grappa, in provincia di Vicenza, a un uomo che aveva lasciato i suoi due cani in un canile privato di Marostica, sempre nella stessa zona. Il reato contestato dal giudice al proprietario dei due poveri quattro zampe era l’abbandono di animali, dal momento che aveva una prima volta affidati i cani alla struttura pagando il dovuto e li aveva poi riportati, non facendosi più vedere. Tanto che il titolare della pensione, dopo aver sollecitato i pagamenti, ha avvertito l’Asl che ha affidato gli animali al canile municipale. La terza sezione penale della Suprema Corte ha spiegato, invece, che il Codice penale punisce chi priva gli animali “delle prestazioni idonee ad assicurare le esigenze psicofisiche” tanto da esporli “a pericolo per la loro incolumità”. Mentre in questo caso non si può ravvisare abbandono per il solo fatto di aver sospeso il pagamento del corrispettivo al canile. Non solo, il proprietario del canile ha fatto bene ad avvertire l’Asl altrimenti, se avesse interrotto “le necessarie cure” agli animali che aveva in custodia, il reato di abbandono sarebbe stato addebitabile a lui. Alla fine, ad avere la maglio è stato l’uomo “reo” – a quanto pare, invece, no – di aver abbandonato i propri compagni a quattro zampe nella pensione per animali cui l’aveva affidati. Sembra quasi un paradosso, ma la legge dà ragione a lui. Così, dopo che l’altro giorno gli animalisti hanno potuto gioire dinanzi alla decisione del Giudice di Pace di Roma di riconoscere la sofferenza di una donna, il cui cucciolo di soli tre mesi era stato investito da un’auto, come danno esistenziale, oggi con questa notizia si rimane senza parole e probabilmente con un po’ di amaro in bocca. Si spera, almeno, che adesso qualcun’altro non prenda esempio da quest’uomo e decida di abbandonare i propri animali da compagnia in una qualche struttura adibita ad accoglierli, senza farsi più vedere .