Addio Briciola, tra i cani più anziani al mondo: aveva trenta anni
23 luglio 2012
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Addio Briciola, tra i cani più anziani al mondo: aveva trenta anni

Era un buffo incrocio tra un Chihuahua e uno Zwergpinscher, e aveva circa trenta anni. Abitava in una casa con giardino a Chirignago, a ovest della città di Mestre, in territorio veneto. Si tratta di Briciola, uno dei più anziani cani esistiti al mondo, di cui finora si è avuto notizia. Un quattro zampe “speciale”, cui era stato rilasciato addirittura un attestato di “vecchiaia” da parte del dipartimento di Scienze cliniche veterinarie dell’Università di Padova. Non se ne conosceva con esattezza l’età, perché quando è stata adottato, non era neanche più un cucciolo. Secondo quanto riportato dall’edizione padovana de Il Mattino, il  peloso sarebbe venuto a mancare la notte tra il sabato e la domenica scorsi, dopo le ore 24, lasciando un grande vuota nella famiglia che per tanti anni se ne era preso tanto cura: «L’importante – fanno sapere – non è che sia o meno entrato nel Guinness dei primati per i dati anagrafici, ma per l’affetto che in tutti questi anni ha saputo donare». «È sempre stato un cane forte, sembrava – racconta la proprietaria, Nicoletta Trevisanato – non volesse morire o non ne fosse capace». Invece è arrivato anche per Briciola, come per tutti gli esseri umani, il giorno in cui ha dovuto poi abbandonarsi tra le braccia della morte: «Da una settimana – racconta la “padroncina” – aveva avuto un crollo: non camminava più, bisognava portarlo a bere in braccio o dargli l’acqua con la siringa». Il quattro zampe si è consumato a poco a poco, perdendo peso e arrivando a non voler più mangiare. Ogni tanto sembrava, però, dare qualche segno di riprese e così «l’abbaio – spiega la donna – diventava più forte, quasi volesse chiamarci tutti al suo cospetto e ribadire il suo ruolo di capobranco più anziano tra i membri della famiglia». Oggi Nicoletta ha più di trenta anni, ma quando accolse per la prima volta Briciola, era solo una ragazzina: «Mi ricordo ancora quando è arrivato a casa, ero al ginnasio e stavo studiando: mi chiamarono giù i miei genitori per farmi vedere questo “sbirulino”. Non si riusciva a prenderlo, era velocissimo e con un musetto bellissimo. Speriamo che adesso, dovunque lui sia, stia bene». Non si conosce il motivo per cui sia potuto sopravvivere così tanto a lungo. L’unica cosa certa è che rimarrà per sempre nel cuore di chi, per tutti questi anni, se n’è preso amorevolmente cura.