Cani tassati come champagne e pornografia
27 agosto 2011
2 min

Cani tassati come champagne e pornografia

La nuova manovra del governo prevede l’aumento di un punto percentuale dell’Iva per le prestazioni veterinarie ed in particolare sulle visite, terapie, esami e chirurgia di cani e gatti che verrebbe così innalzata dall’attuale 20% al 21%. Se la norma venisse approvata significherebbe in buona sostanza equiparare l’imposizione fiscale sulle prestazioni necessarie alla cura la salute del nostro cane all’acquisto o alla proprietà di beni di lusso quali champagne, diamanti e riviste pornografiche. Alcune associazioni tra le quali l’AIDAA (associazione italiana difesa animali ed ambiente) e Assovet si stanno opponendo fermamente all’entrata in vigore del provvedimento sostenendo a ragione l’assoluta incongruenza tra le campagne finalizzate alla riduzione degli abbandoni ed un aggravio fiscale per chi si occupa della cura della salute del proprio cane. È fuor di dubbio che, stante la crisi economica finanziaria nella quale versa il nostro paese, sia necessario da una parte tagliare gli sprechi e dall’altra a reperire nuove risorse finanziarie per far quadrare un bilancio assolutamente deficitario ma è altrettanto evidente che il provvedimento in oggetto sia stato partorito sulla base di un esclusivo calcolo matematico e statistico (un punto percentuale per la cura di 45 milioni di animali domestici in Italia) ed in contrasto con le vigenti disposizioni in materia di benessere animale. Come è possibile da una parte cercare di ridurre la piaga degli abbandoni dei cani, in molti casi dettati dall’impossibilità di poter provvedere economicamente ai loro bisogni, e dall’altra aumentare a carico del proprietario il costo delle spese per poter provvedere alla loro salute? Evidentemente poco importa agli stessi legislatori che amano farsi pubblicità all’inaugurazione di iniziative a favore dei nostri amici a quattro zampe e che spendono centinaia di migliaia di euro dei soldi dei contribuenti per la realizzazione (a prezzi fuori di mercato ed appaltandoli a società “amiche”) di portali per la promozione delle strutture ricettive che accolgono i nostri cani, andare ad incidere economicamente sulle spese necessarie per la cura della salute degli stessi.