Cani che scoprono tumori alla prostata: avviato progetto italiano
21 settembre 2012
3 min

Cani che scoprono tumori alla prostata: avviato progetto italiano

aiuto cani

Molte volte si è parlato dei benefici che i nostri amici a quattro zampe sono capaci di apportare all’uomo, perfino nel campo medico. Adesso un progetto rivoluzionario, appena avviato, potrebbe presto vederli trasformare in sentinelle che aiutano i medici nella diagnosi dei tumori alla prostata. Già in un nostro vecchio articolo (per leggerlo: http://bit.ly/UxwhMb) si è parlato della capacità dei cani di scovare forme tumorali nelle persone che ne sono affette, utilizzando il proprio formidabile fiuto. Il nuovo studio, presentato durante il XIX Congresso nazionale degli urologi in corso a Genova fino a domani, è condotto da Gianluigi Taverna dell’Istituto clinico Humanitas di Milano con la collaborazione del Tenente Colonnello Lorenzo Tidu del Centro militare veterinario dell’Esercito. Il progetto è patrocinato dallo Stato Maggiore della Difesa e dovrebbe concludersi entro tre anni. Secondo quanto riportato da genovatoday.it, la ricerca vedrà impegnati un migliaio di pazienti, ovviamente volontari, dell’ospedale milanese prima indicato. Gli animali non gireranno in corsia e nemmeno nei laboratori, ma resteranno nel centro cinofilo nazionale di Grosseto, in Toscana, dove saranno inviati i campioni. Al momento, in particolare, si sta cercando di addestrare un pastore tedesco e un pastore belga a riconoscere l’urina di pazienti malati. In una seconda fase, invece, s’insegnerà loro a distinguere i reperti di persone affette da tumore alla prostata da quelli di soggetti sani. Ciò è possibile, come spiega Taverna, perché «l’urina degli uomini malati ha un odore particolare e specifico che cani addestrati sono in grado di percepire e riconoscere. I primi studi risalgono al 1996 e grazie all’esperienza di diversi ricercatori – aggiunge l’uomo – le osservazioni sono oggi solide scientificamente e molto incoraggianti». Nei primi studi del progetto, infatti, si è già dimostrata l’affidabilità della diagnosi al 90 per cento, ma nonostante ciò si vuole rimanere cauti e non «creare false speranze – dice Pierpaolo Graziotti, neo presidente di Auro, cioè l’Associazione Urologi Italiani, e direttore dell’Unità Operativa di Urologia dell’Istituto Humanitas – o il falso mito del cane in corsia, come negli aeroporti. Il messaggio è quello del buon senso e della volontà di migliorare sempre di più le capacità diagnostiche». I cani che si stanno impiegando in questa ricerca sono gli stessi usati dai militari per la ricerca degli esplosivi. Dopo di questa, nuove sperimentazioni saranno dedicate ad altre forme patologiche e anche in questo caso i risultati serviranno per realizzare dispositivi hi-tech utili per le analisi preventive.