"Cani nelle carceri": l’appello di un detenuto
3 giugno 2013
2 min

"Cani nelle carceri": l’appello di un detenuto

Un detenuto del carcere di San Gimignano in provincia di Siena, impossibilitato a vedere il suo cane, ha lanciato un appello affinché essere visitati dai propri amici a quattro zampe diventi possibile anche a chi si trova dietro le sbarre. A occuparsi del caso è stato, qualche giorno fa, il quotidiano Il Tirreno. Dopo il via libera ai cani negli ospedali per andare a trovare i proprietari ammalati, tale vicenda ha dato spunto a una nuova riflessione: è possibile pensare anche ai migliori amici dell’uomo “in visita” nelle carceri per portare conforto ai loro padroni detenuti? Secondo quanto si legge in un articolo pubblicato dall’agenzia di stampa Ansa, “è già abbastanza difficile, viste le condizioni dei penitenziari, riuscire a garantire gli incontri con i familiari, figurarsi – dichiara il provveditore delle strutture di reclusione della Toscana, Carmelo Cantone – quelli con gli animali domestici…”. Riguardo a questa questione, in effetti, in Italia vige da sempre il più totale vuoto normativo, che ancora oggi sembra permanere. L’unica volta in cui qualcuno provò a colmarlo fu nel 1996, quando della questione – si continua a leggere nell’articolo dell’ansa – iniziò a occuparsi Michele Coiro, allora capo del Dipartimento penitenziario. Solo che dopo alcuni mesi Coiro morì, e da allora nessuno ha più affrontato questo tema. Nonostante la mancanza di norme, “nulla toglie – continua ad aggiungere Cantone – che questa strada sia in certi casi percorribile, e quella di poter vedere il proprio cane è senz’altro una richiesta legittima da parte di un recluso. Ma resta il problema della logistica: pensare, in caso, al necessario allestimento di apposite aree attrezzate per cani all’interno dei penitenziari, quando gli stessi hanno in larga parte enormi problemi legati al sovraffollamento degli ospiti umani, e non solo, rende questa proposta allo stato impraticabile per moltissimi istituti. Bisogna comunque riconoscere che talvolta, visite del genere sono avvenute, sia pure in casi isolati”. A tal proposito, il garante dei detenuti del carcere di Firenze, Franco Corleone, ricorda un caso avvenuto, alcuni anni fa, proprio in Toscana: “Si trattava di un noto calciante, Roberto Guadagnolo – racconta l’uomo, che è anche coordinatore nazionale dei Garanti per i diritti dei detenuti – pose il problema dell’accesso degli animali in carcere a titolo affettivo proprio perché desiderava rivedere il suo cane; i vertici del penitenziario valutarono la richiesta, e poiché non esistevano impedimenti legali affinché ciò potesse avvenire, consentirono la visita”.