“Chi dà da mangiare ai cani randagi ne diventa responsabile”: lo dice la Cassazione
10 aprile 2017
2 min

“Chi dà da mangiare ai cani randagi ne diventa responsabile”: lo dice la Cassazione

attualità

A chi non è capitato di vedere gironzolare per strada trovatelli a quattro zampe in cerca di cibo e riparo. Ma una sentenza della Cassazione ha recentemente stabilito che chi dà da loro da mangiare ne diventa responsabile penalmente e civilmente. Una decisione aspramente criticata da Lega Nazionale per la Difesa del Cane.

Il tutto risale a un episodio accaduto qualche tempo fa a Termini Imerese, in provincia di Palermo. Qui un uomo era solito da dare da mangiare e accudire saltuariamente due cani randagi. In particolare, lasciava il cibo dietro il cancello del suo giardino, lasciando poi liberi di vagare per il paese i quattro zampe. Questo fino a quando non hanno dato un morso a un passante che li voleva accarezzare e che ha poi denunciato il “non proprietario”.

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Stando a quanto riportato dai media, davanti al giudice di pace l’uomo avrebbe dichiarato che i cani non erano i suoi e che la responsabilità, a questo punto, era del Comune. Ma la causa è stata persa e lui è stato costretto a pagare una multa di 200 euro. Il condannato ha, quindi, presentato ricorso in appello, ma la Cassazione ha ora confermato la condanna nei suoi confronti.

“È una sentenza – dichiara Piera Rosati, presidente nazionale di Lega Nazionale per la Difesa del Cane, così come si legge sul sito dell’associazione animalista – di una gravità eccezionale, che evidenzia la totale inadeguatezza della magistratura verso le criticità del randagismo e le responsabilità dei sindaci, completamente ignorate e impunite”.

Non solo. “La Cassazione – prosegue Rosati – ha ribaltato i solidi principi della giurisprudenza, le conquiste faticose di civiltà rimettendo tutto drammaticamente in discussione, riportando indietro la storia in una terra peraltro afflitta gravemente e sempre più impunemente dal fenomeno degli abbandoni, del randagismo endemico e cronico, figlio di politiche decennali di disinteresse, scaricando sul volontariato e sui singoli cittadini l’onere di dare benessere e la consolazione del cibo”. Non si può che sperare adesso “in una magistratura più illuminata e più avanti negli anni, nella cultura, nella presa d’atto che il mondo evolve”.