Condannati in Gran Bretagna, i quattro zampe Angie e Mark vengono salvati in Italia
19 agosto 2013
3 min

Condannati in Gran Bretagna, i quattro zampe Angie e Mark vengono salvati in Italia

La loro storia ricorda molto quella del povero Lennox, alcuni mesi fa condannato a morte solo perché incrocio con un Pitbull, o quella del quattro zampe di nome Wicca, soppresso perché di razza “sbagliata”. Proprio come questi due pelosi, anche Mark e Angie erano destinati a morire tramite un’iniezione letale, ma il destino con loro si è infine mostrato più clemente: grazie a numerosi appelli e iniziative solidali, infatti, i due cani sono stati portati in salvo nel nostro Paese. In gran Bretagna – loro Paese d’origine – vige una crudele e ottusa normativa che prevede la soppressione dei cani individuati, anche solo per somiglianza estetica, come Pitbull, nonostante magari siano d’indole buona e giocherellona. Si tratta della stessa legge che già durante il caso di Lennox (come pure quello di Wicca) suscitò assai sdegno e a causa della quale, alla fine, il cane è stato soppresso dalla municipalità di Belfast nonostante i numerosi appelli e le centinaia di proposte di adozione giunte anche dall’Italia. Questa volta, però, si è voluto agire diversamente nei riguardi dei due pelosi protagonisti di questa nuova storia: “Per Angie e Mark – dichiara Marco Bravi, responsabile del Centro Comunicazione e Sviluppo Enpa, come si legge in una nota pubblicata sul sito ufficiale dell’Ente nazionale protezione animali – abbiamo deciso di passare dallo sdegno ai fatti, sottraendoli al loro destino”. Così, “attraverso una catena di solidarietà che ci ha fatto attraversare mezza Europa – continua a raccontare Bravi – nei giorni a cavallo di Ferragosto siamo riusciti a portare Angie e Mark in Italia, dove potranno vivere una nuova esistenza serena e sicura. I cani verranno inseriti, per un breve periodo di osservazione, nell’ambito del nostro progetto Ex combattenti anche se, dalle prime analisi, non risulterebbe necessaria alcuna terapia comportamentale”. Dello stesso avviso anche Giusy D’Angelo, comportamentalista Enpa, anima dell’estenuante operazione e la cui partecipazione alla stessa si è rivelata determinante. Verrebbe proprio da dire: “Ѐ bene quel che finisce bene”. Ciò che sconcerta di più di questa crudele normativa è che “non prende in considerazione – spiega d’Angelo – il profilo comportamentale dei cani, portando alla morte anche animali che, come Angie e Mark, si sono da subito mostrati pacifici e giocherellone. L’allegria nei loro occhi per le prime corse sui prati italiani la dedichiamo al compianto Lennox, sperando che in futuro non si perpetui questo olocausto dei giorni nostri che, per triste analogia concettuale, si basa unicamente su fondamenti razziali”.