Diabete nei cani e nei gatti: ecco i maggiori fattori di rischio
31 ottobre 2016
3 min

Diabete nei cani e nei gatti: ecco i maggiori fattori di rischio

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Assai diffuso tra gli uomini, il diabete non risparmia nemmeno cani e gatti. In Italia, a quanto pare, colpisce da 1 pet su 500 fino a 1 su 100, senza distinzioni di età, sesso o razza. Ed è così che al problema verrà dedicato un intero mese – il cosiddetto “Mese del diabete del cane del gatto”, patrocinato da Fnovi e Anmvi, e organizzato in collaborazione con Diabete Italia onlus – in modo da sensibilizzare i cittadini sull’importanza di una diagnosi precoce, di stili di vita sani e corrette terapie anche per i nostri amici a quattro zampe.

I maggiori fattori di rischio

Fattori di rischio per il diabete non sarebbero solo l’età o la predisposizione genetica, ma anche l’obesità e l’insufficiente esercizio fisico. Tenere conto di ciò è indispensabile per garantire una buona qualità di vita al proprio beniamino a quattro zampe, poiché la concentrazione persistente di alti livelli di zucchero nel suo sangue può portare a gravi complicazioni. Ad esempio, “nel cane è molto frequente la cataratta, nel gatto molto comune è la debolezza degli arti posteriori dovuta a un danneggiamento dei nervi”, spiega Federico Fracassi dell’università di Medicina veterinaria di Bologna, come si legge su adnkronos.com. 

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I campanelli d’allarme

Proprio come accade tra noi umani, anche per quanto riguarda Fido e Micio ci sono alcuni particolari sintomi cui occorre prestare attenzione affinché si possa diagnosticare in tempo il diabete. Tra questi, la sete intensa, l’urinazione abbondante, la perdita di peso, la letargia (ovvero l’animale è meno attivo o dorme di più), gli occhi opachi nel cane, l’assenza di auto-pulizia nel gatto, e la presenza di un pelo rado, secco e opaco.

Chi è più a rischio

Alcune razze canine sono più a rischio di altre, come il Terrier, lo Schnauzer nano, il Beagle, il Labrador, il Barboncino, il Samoiedo e il Golden Retriever. La malattia può manifestarsi fra i 4 e i 14 anni, ma il picco di prevalenza nel cane si ha di solito fra i 7 e i 9 anni di età. In particolare, le femmine, soprattutto se non sterilizzate, vengono colpite con una frequenza doppia rispetto ai maschi.

Prevenzione e diagnosi

Alla base della prevenzione, quindi, dieta e attività fisica. In caso si sospettassi la presenza della malattia nel nostro amico a quattro zampe, si procede inizialmente con una semplice analisi delle urine per ricercare la presenza di zucchero. “Se i risultati sono positivi o dubbi, si procede con la diagnosi per valutare i livelli di zucchero nel sangue. Sono procedure semplici e sicure. E intervenendo con una tempestiva terapia insulinica, possiamo garantire elevata qualità di vita”, dichiara Carla Bernasconi, vice presidente Fnovi.