Esasperazione in certi settori della cinofilia (3/3)
17 marzo 2012
2 min

Esasperazione in certi settori della cinofilia (3/3)

Mi auguro solo che la cinofilia non si faccia coinvolgere ed invischiare in queste polemiche sterili e che il cinofilo possa vantarsi di essere tale con orgoglio. Io sono un cinofilo, quasi con lo stesso slancio del vigile del fuoco che non manca occasione per far sapere a tutto il mondo la sua gloriosa e meritoria appartenenza ad una categoria di gente per bene che non lesina energie nella solidarietà ed aiuto al prossimo. I cani debbono rimanere credibili e con loro chi li gestisce. Nell’essere e nel fare. Ritornando sugli aspetti diciamo tecnici della cinofilia, spingere sempre più la prestazione in termini più fisici che funzionali è l’esasperazione che deborda dai valori della “costituzione cinofila”. Non dimentichiamolo. Cosa può accadere nel cane che è costretto a subire una pressione costante? Per non sbagliare un lacets, per avvertire un’emanazione e dover far finta di niente (guai rallentare e perdere tempo), che vorrebbe chiudere l’ampiezza della cerca ma non sa se sia ora o se deve allargare ancora di non sa quanti metri con il “turbamento” di un possibile richiamo all’ordine? Io non so cosa possa succedere in un cervello sottoposto ad un tale genere di stress. Credo di non sbagliare pensando che gli spazi cerebrali vocati al ragionamento e alla riflessione sarebbero occupati da imposizioni che poco hanno a che fare con le predisposizioni predatorie ancestrali che hanno valore e considerazione solo quando sono genuine. Il cane esasperato è in grado di ragionare? Di rispondere al fischio? Di ricordarsi di mantenere il collegamento? Di avere la consapevolezza che il suo impiego sia finalizzato all’incontro? Intanto non tutti i cani hanno lo stesso temperamento,né lo stesso carattere,né le medesime caratteristiche funzionali. Il primo insegnamento dei grandi addestratori è che la preparazione è funzionale alla personalità del soggetto. Con questo un po’ “testone” faccio così, con il sensibile faccio in modo diverso o diverso ancora per giungere al medesimo obiettivo. Quello della “nota”. Ma su questo sanno dire molto e di più i preposti che hanno il compito di capire la differenza fra un lavoro eccellente nella normalità psico-fisica ed uno appariscente nella esasperazione. La selezione ha come base la valutazione e su questo non possiamo che essere tutti d’accordo. Una volta tanto! di Angelo Cammi