Green Hill, fatturato milionario con la vendita dei beagle destinati alla vivisezione
12 dicembre 2011
2 min

Green Hill, fatturato milionario con la vendita dei beagle destinati alla vivisezione

Finalmente svelato il giro d’affari dell’allevamento Green Hill di Montichiari (BS) che alleva beagle destinati alla sperimentazione ed è  oggetto da mesi di proteste da parte delle associazioni animaliste.

L’eterna odissea di Green Hill si arricchisce dei dati sul costo dei cani destinati alla vivisezione e sul fatturato dell’allevamento che, nonostante una mobilitazione impressionante per salvare quei poveri animali, continua ad operare pressoché indisturbata. Numeri alla mano nei primi 9 mesi del 2011 sono stati venduti 2143 beagle ad un prezzo che oscilla tra i 300 e i 500 euro ad esemplare e fino a 1.800 euro per una femmina gravida. Un giro d’affari che supera facilmente il milioni di euro in un anno.

I cani allevati, destinati alla sperimentazione scientifica, una volta usciti dal canile vengono venduti come cavie per la vivisezione; dei 2143 beagle, 201 esemplari sono finiti in Italia sui tavoli di quattro multinazionali tra le quali i colossi Sigma Tau e Wyeth Lederle, i restanti vengono venduti all’estero e le aziende li comprano anche quando hanno solo cinque mesi di vita (il recente caso 16 acquistati da Bayer lo scorso settembre). Altro particolare emerso dalla recente perquisizione dell’Oipa è la mancanza di registrazione dei cani presso l’anagrafe canina e l’applicazione del microchip di riconoscimento obbligatorio per legge dal 2005. In questo modo i cani potrebbero essere venduti senza che le autorità possano tracciare i loro spostamenti. Questa pratica in barba alle attuali norme di legge, che da diversi anni hanno stabilito che il microchip è l’unico sistema di identificazione per i cani, sembra essere legittimato da un fax se inviato dalla direzione veterinaria regionale il 5 aprile 2007 all’Asl di Brescia  specificando che  “ si ritiene che i cani allevati dalla ditta Green Hill  e destinati alla sperimentazione possano essere identificati mediante tatuaggio anziché microchip “.