In Giappone cani randagi soppressi nelle camere a gas. La denuncia dell’Enpa
30 maggio 2013
3 min

In Giappone cani randagi soppressi nelle camere a gas. La denuncia dell’Enpa

maltrattamento
Ѐ una morte orribile quella cui vengono destinati i cani randagi del Giappone, sterminati nelle camere a gas senza alcuna pietà. La denuncia parte dall’Ente protezione animali, che lancia un appello all’ambasciatore del Paese asiatico in Italia, sollecitando un intervento sul proprio esecutivo affinché tale prassi, contraria alle più elementari prescrizioni etiche, venga fermata una volta per tutte: “Non possiamo più tollerare – scrive la presidente dell’Enpa, Carla Rocchi, all’ambasciatore giapponese, come si legge in un articolo pubblicato sull’agenzia di stampa dedicata al mondo animale GeaPress – che vengano perpetrati simili crimini a danno dei diritti fondamentali degli animali, crimini resi ancora più odiosi dal fatto che sono commessi nell’illegalità e nella clandestinità, ma legalizzati e spesso autorizzati dagli stessi Governi”. Una vera barbarie, secondo l’Ente, già denunciata nel 2009 da un documentario inchiesta del regista nipponico Motoharu Iida che aveva portato all’attenzione dell’opinione pubblica internazionale il terribile fenomeno. Tuttavia, stando alle segnalazioni raccolte dall’Enpa, sembra che da allora nulla sia cambiato.Signor Ambasciatore, le chiedo – aggiunge la Rocchi – di farsi portavoce presso le autorità del suo Paese affinché intervengano per interrompere immediatamente tale barbarie e per destinare alla promozione di campagne per la prevenzione del randagismo le risorse utilizzate per la costruzione delle infernali macchine di morte. Il randagismo, infatti, si combatte non con le esecuzioni di massa ma con la diffusione di una cultura contraria agli abbandoni, con le sterilizzazioni, con le adozioni dei randagi”. Quella che si sta delineando in Giappone, oltretutto, è una realtà – si continua a leggere su GeaPress – che stride drammaticamente con l’abnegazione di cui hanno dato prova moltissimi cittadini giapponesi, i quali, pur di non separarsi dai propri animali, hanno scelto di continuare a vivere con loro nella zona colpita dal disastro di Fukushima. Tra questi, Naoto Matsumura, un agricoltore giapponese di 52 anni, che ha deciso di sacrificare la propria vita pur di restare dove è cresciuto, ovvero Tomioka nel distretto di Fukushima, a prendersi cura di chi è stato del tutto ignorato dal governo giapponese. L’uomo è in pratica l’ultimo residente della zona e, quindi, l’unica fonte di cibo per i tantissimi animali abbandonati da chi è fuggito via. Lasciare che in Giappone si perpetri un crimine di questo genere rappresenterebbe una grande offesa e mancanza di rispetto nei confronti di chi ha deciso di mettere in repentaglio la propria vita pur di prendersi cura degli amici a quattro zampe.