Iva in aumento per prestazioni veterinarie e beni di consumo
5 dicembre 2011
2 min

Iva in aumento per prestazioni veterinarie e beni di consumo

Dopo il rincorrersi di voci incontrollate su una ipotetica tassa di proprietà per i proprietari di animali domestici che aveva mobilitato l’intero Web, apprendiamo che le misure finanziarie che andranno ad impattare sui proprietari di cani e di animali domestici sono ben altre.

Nel mese di settembre il precedente governo aveva già ridotto la detraibilità delle spese veterinarie, inserendole nel redditometro e incrementato l’Iva, oggi il governo Monti ha nuovamente intenzione di incrementare l’imposta sul valore aggiunto di due punti percentuali a partire dal mese di settembre 2012.

La manovra prevede che l’Iva ordinaria passi dal 21 al 23 per cento e quella agevolata dall’attuale 10 alle 12 per cento andando a colpire, nel caso della prima aliquota, sia le spese veterinarie per la cura dei nostri cani sia i beni di consumo a loro dedicati e necessari.

Dopo i ripetuti appelli da parte dell’associazione nazionale medici veterinari (ANMVI) rivolti a sottolineare che “ la sanità veterinaria non può essere considerata tra i beni di consumo” apprendiamo con dispiacere che ad oggi il governo non ha voluto effettuare dei distinguo a tutela dei milioni di proprietari di animali domestici in funzione del reddito, delle associazioni senza fine di lucro che se ne occupano e delle strutture di ricezione pubbliche che annaspano finanziariamente.

Provvedere ai bisogni dei nostri cani e occuparci della loro salute costerà a tutti di più lasciando aperti tutti gli interrogativi su come l’aumento della spesa andrà a ripercuotersi sulla salute degli animali e sul fenomeno degli abbandoni e della lotta al randagismo.

 

In tabella le aliquote “ordinarie” applicate per l’iva dei paesi europei, in considerazione che l’Unione Europea prevede una forbice di tassazione che va da un minimo del 15 ad un massimo del 25 per cento.

 

Svezia 25%

Danimarca 25%

Ungheria 25%

Romania 24%

Finlandia 23%

Polonia 23%

Portogallo 23%

Grecia 23%

Italia 21%

Belgio 21%

Irlanda 21%

Gran Bretagna 20%

Slovacchia 20%

Slovenia 20%

Austria 20%

Francia 19,6%

Olanda 19%

Germania 19%

Spagna 18%