La soluzione del randagismo è l’educazione cinofila
10 novembre 2014
4 min

La soluzione del randagismo è l’educazione cinofila

attualità

È indispensabile prendere in considerazione le patologie comportamentali del periodo dell’accrescimento del cucciolo e, in particolare, l’importanza della prevenzione e della diagnosi precoce di quelle alterazioni comportamentali che, se trascurate, avranno conseguenze permanenti per l’animale e per la serenità, ma anche la sicurezza, della famiglia che l’ha adottato.

La diagnosi di queste alterazioni deve essere precoce, non bisogna sottovalutare nessun sintomo o giustificarli come manifestazioni di una spiccata vivacità, nel cucciolo iperattivo, o di forza di carattere, nel cucciolo che ringhia e morde, o di tratto caratteriale, nel cucciolo pauroso. Il medico veterinario e l’educatore devono proporre anzitempo visite comportamentali durante il periodo dell’accrescimento, per intervenire preventivamente e tempestivamente con piani di profilassi comportamentale, se non di terapia comportamentale.

Specialmente per alcune razze o per determinati tipi di incroci la cui disposizione motivazionale, cioè il desiderio di fare certe cose, del cucciolo può indurre il proprietario ad assecondare le richieste del cane per determinati giochi o per determinate attività: il gioco di inseguimento, del tira e molla, il gioco della lotta, il pattugliamento del giardino, il correre avanti indietro; in questo modo, il proprietario esalta in maniera esagerata l’attitudine del cane verso singole o poche attività che divengono preferenziali, se non maniacali, tali da favorire l’impulsività e l’ossessività comportamentale. Caratteristiche che metteranno il proprietario in difficoltà, quando si troverà a gestire il cane di fronte a stimoli che sollecitano quelle attività maniacali: qualcuno o qualcosa da inseguire, afferrare, trattenere.

Ma indipendentemente dalle razze o da loro incroci, il cucciolo può essere segnato per tutta la vita da errori educativi e di allevamento, che possono causare l’insorgenza di patologie comportamentali: la depressione da distacco precoce e la disocializzazione primaria nei cuccioli, ad esempio, tolti dalla madre prima dei due mesi, o nei cuccioli di madri che hanno subito la fecondazione artificiale, perché magari rifiutavano l’accoppiamento, e che si sono rivelate di non essere delle buone madri.

Pertanto l’approccio comportamentale al cane in accrescimento deve essere orientato alla razza, al modello educativo e al tipo di allevamento; dal momento dell’adozione fino all’adolescenza, è possibile prevenire e trattare la maggior parte delle patologie comportamentali dello sviluppo. La precocità del trattamento aumenta le garanzie di successo terapeutico, purché sempre sotto il controllo clinico e comportamentale del medico veterinario.

Purtroppo quest’ultima affermazione non sempre è scontata. Difatti molte affezioni cliniche possono simulare una sintomatologia comportamentale, come quelle che attengono alle malattie neurologiche del cucciolo. Per fare solo qualche esempio, possiamo citare la degenerazione spongiforme del Rottweiler (atassia, paresi, paralisi laringea), l’atassia ereditaria del Jack Russell (atassia e ipermetria, fascicolazioni muscolari, anomalie acustiche) e l’idrocefalo, responsabile di attacchi convulsivi, alterazioni comportamentali e manifestazioni compulsive.

Crescere un cucciolo è, quindi, una cosa complicata, non scontata, né sempre piacevole. Ci vuole impegno, costanza, dedizione ed anche spirito di sacrificio. Ma non sempre, anzi direi raramente, è compreso quanta fatica bisogna fare per tirare su un cucciolo come si deve. È da qui che bisogna partire, se si vuole capire realmente perché tanti cani sono abbandonati o restituiti al canile o tenuti in condizioni di disagio comportamentale e, quindi, di sofferenza.

Non basta adottare un cane per diventare proprietari responsabili, occorre educarlo. È questo il punto fondamentale della lotta al randagismo. Purtroppo ancora si parla solo di sterilizzazioni e gli “illuminati” propongono le adozioni. Dopo ventitré anni di sterilizzazioni e di canili quali strumenti di lotta al randagismo – senza risolverlo – le istituzioni e le amministrazioni continuano a destinare le minori risorse disponibili per le sterilizzazioni e per i canili, come indicato nell’ultima legge di stabilità.

Un esempio ortodosso è quello del Comune di Foggia, il cui assessorato alle Politiche sociali – “illuminato” – si è impegnato a incrementare la “cultura delle adozioni” per affrontare il problema del randagismo e degli abbandoni. Bene! Qualcuno potrebbe anche pensare, “almeno non si parla solo di sterilizzazioni”. Eh no! Non si può chiedere alle istituzioni di prendere decisioni secondo le coordinate della logica. La schizofrenia la fa da padrona. Che cosa fa, quindi, l’assessorato a seguito del suddetto annuncio sulla promozione delle adozioni per combattere il randagismo? Finanzia con la cassa del comune un piano di sterilizzazione!

 

Gaspare Petrantoni

Medico veterinario comportamentalista