Mi lasci? E io ti metto a bollire il cane!
16 ottobre 2013
3 min

Mi lasci? E io ti metto a bollire il cane!

maltrattamento
La fine dell’aragosta. Ѐ quella fatta fare a un povero cagnolino – uno Yorkshire Terrier di cinque anni, che vive a Castel Goffredo in provincia di Mantova – immerso in una pentola bollente dall’ex compagno della padrona, che prima di questo gesto estremo aveva già messo in atto altri comportamenti crudeli e insopportabili nei confronti dell’animale. Il quattro zampe è sopravvissuto, ma ha riportato ustioni di secondo e terzo grado in più parti del corpo. Lei l’ha denunciato e l’uomo è finito a processo per maltrattamento di animali. La scorsa settimana, in tribunale – si legge in un articolo pubblicato sul sito web gazzettadimantova.gelocal.it – è stato condannato a pagare un’ammenda di 10mila euro. Perché ciò potesse avvenire, durante il processo è stato sentito in qualità di testimone il veterinario che ha curato il cagnolino per le ustioni. Il medico ha confermato che bruciature di quel genere possono essere provocate solo dall’acqua bollente. Ma non è poca la pena prevista per la violenza inflitta al povero peloso? D’altra parte, il Pm Elena Betteghella aveva chiesto una pena di sei mesi di reclusione, ma alla fine si è deliberato per la sanzione. Questa triste vicenda risale al giugno del 2007, quando Mauro Goffi – questo il nome dell’uomo, 50enne originario di Chiari e residente a Castel Goffredo– decise di immergere nell’acqua bollente il cagnolino della sua ex fidanzata, procurandogli ustioni in tutto il corpo, quelle più gravi all’addome e la fianco sinistro. Un gesto folle, l’ennesima crudeltà nei confronti dei più deboli, in questo caso di un povero indifeso quattro zampe. Questa storia ricorda tanto quello di un altro cagnetto, Aronne, di Casatico di Marcaria sempre in provincia di Mantova, risalente a circa una decina di anni fa: due fratelli della padrona del cane, infastiditi dalla presenza dell’animale che a detto loro si avvicinava troppo al loro giardino mangiando le verdure dell’orto, un giorno hanno deciso di  dargli una bella punizione, immergendolo in acqua bollente assieme ad alcune galline. Stefania – questo il nome della  proprietaria – è corsa e l’ha tirato fuori da quella tortura, scottandosi a sua volta. La carne di Aronne – si legge in un vecchio articolo di panorama.it – cadeva a brandelli. Gli occhi piagati erano bui. Il cane non aveva nemmeno la forza di guaire. La sua agonia è durata dodici giorni e Stefania non l’ha lasciato nemmeno un momento fino al suo ultimo respiro.