Tutta “accartocciata” su stessa, incapace di stare in piedi sulle quattro zampe. Così, poco prima delle festività natalizie, alcuni studenti hanno trovato Natalina – una cucciola di segugio di circa cinque mesi – a una fermata dell’autobus di Acquaviva delle Fonti, in provincia di Bari. “Venite subito alla fermata, qualcuno ha abbandonato un cane strano”, hanno detto i ragazzi per telefono ai volontari dell’associazione Legalo al Cuore Onlus, che hanno tratto in salvo l’animale. “Strano” sì, non per uno scherzo della natura, ma per via della crudeltà e dell’insensibilità dell’uomo. Probabilmente Natalina è cresciuta in una gabbietta poco più grande di lei, come quelle utilizzate per i canarini, e fin dalla nascita è stata costretta a vivere così, in uno spazio ristretto, tutta ripiegata su se stessa. “All’inizio – racconta la presidente di Legalo al Cuore Onlus, Patrizia Buonadonna, all’agenzia di stampa GeaPress – non sapevamo neanche se poteva sopravvivere. Poi grazie alle cure veterinarie ha iniziato a prendere una postura più regolare, ma quando tenta di sedersi è ancora una pena infinita”. Ѐ una di quelle storie che inorridiscono e lasciano basiti, incapaci di credere che la cattiveria dell’essere umano possa arrivare a tanto. All’esame radiografico, la povera cucciola mostra – come si apprende in un articolo pubblicato su geapress.org – lo schiacciamento di due vertebre, oltre a gravi malformazioni ossee. In pratica, si muove appoggiandosi sui polsi anteriori. Nonostante tutto, Natalina ora sta meglio, la speranza è di poterla recuperare e darla in adozione. Di certo, però, le ferite – fisiche e psicologiche – rimarranno per sempre in lei. Purtroppo risulta assai difficile risalire all’identità di chi ha avuto il coraggio di ridurla in queste condizioni e probabilmente rimarrà impunito. Si spera almeno che qualcuno abbia voglia di prenderla con sé e di donarle tanto amore. Il piccolo cane non è l’unico segugio ritrovato in questa zona della Puglia. Già, un anno primo, un quattro zampe è stato recuperato e poi adottato grazie all’impegno dei volontari. Quattro anni addietro, un altro cane, sempre segugio. In questo caso, però, non era stato abbandonato in città, ma legato a un albero in aperta campagna. “Debbo pensare che nei pressi – spiega Buonadonna – c’è qualcuno che alleva segugi. Quando non servono li butta via. Non oso però immaginare cosa possa essere successo all’ultima arrivata. L’abbiamo chiamata Natalina, il periodo era quello”. Si spera che tale scempio possa terminare al più presto.