New York, ronde con i cani contro l’invasione di topi. Ѐ polemica
3 maggio 2013
3 min

New York, ronde con i cani contro l’invasione di topi. Ѐ polemica

Bassotti, Border terrier, Jack Russell e Patterdale terrier all’attacco contro i topi, spesso grossi quanto un gatto. A New York costituiscono una vera piaga, si dice che si aggirino attorno ai cento milioni. Così – si legge in un articolo pubblicato sul sito animalista pets.greenstyle.it – alcuni proprietari di cani da caccia si stanno organizzando per organizzare, assieme ai loro quattro zampe, delle vere e proprie missioni punitive contro gli odiatissimi roditori. Una corsa sanguinaria che nasconde risvolti preoccupanti e poco salubri, proprio per il cane, considerata la predisposizione del topo alla trasmissione di molte malattie e alla sua natura aggressiva, se costretto alla difesa. Per questo motivi, tale iniziativa sta sollevando molte polemiche, facendo infuriare chi è dalla parte del benessere di Fido e non guarda solo all’emergenza del momento. I gruppi che organizzano queste ronde si sono ribattezzati R.A.T.S., ovvero Ryders Alley Trencher-Fed Society, l’unione del nome di un vicolo con un tipo di cane da caccia alla volpe. Si appostano accanto ai vicoli e alle stradine buie dove vi è un’alta percentuale di ristoranti e bar, i quali a fine servizio lasciano i sacchi dei rifiuti per la raccolta. Al primo movimento sospetto, i cani si lanciano all’attacco, per fermare e uccidere i grossi roditori. Certo, non tutti i proprietari sono disposti a mettere il proprio cane al lavoro contro ratti magari più grossi di lui. Non è per niente una bella scena vedere il proprio dolce e affezionato amico a quattro zampe rincorrere quel fetido animale, catturarlo, per poi ucciderlo senza pietà. Eppure, come si apprende da il messaggero.it, chi fa parte di queste squadre sostiene: «Li teniamo allenati a fare quello che il loro dna è stato selezionato a fare attraverso i secoli», e assicurano che i loro cani da caccia sono tutti vaccinatissimi. Non è dello stesso parere la PETA (People for the Ethical Treatment of Animals) – un’organizzazione no profit a sostegno dei diritti degli animali – secondo cui tali missioni punitive non sono altro che “un malvagio sport sanguinario mascherato da tentativo di controllo sulla piaga della presenza dei topi in città”. I topi? I proprietari dei cani da caccia sostengono che in tal modo ai ratti si assicura una morte molto più veloce e in fondo ”umana” che non con il veleno, o peggio con le trappole a colla, dove l’animale rimane appiccicato e muore di una morte lenta e crudele.