Pipì del cane su auto o muro? Una bottiglietta d’acqua può salvare il proprietario dalla condanna
19 febbraio 2015
2 min

Pipì del cane su auto o muro? Una bottiglietta d’acqua può salvare il proprietario dalla condanna

attualità
Proprietario avvertito, proprietario mezzo salvato. È proprio il caso di dirlo dopo una sentenza della Cassazione, secondo cui, per non essere condannati per “imbrattamento” perché il cane ha fatto la pipì su un’auto in sosta o sulla parete esterna di un edificio, occorre portarsi sempre una bottiglietta dell’acqua dietro per pulire subito le deiezioni. In questo maniera, infatti, si dimostrerebbe di voler ridurre il più possibile il rischio di sporcare bene altrui. La sentenza 7082/2015 – si legge in un articolo pubblicato su lanazione.it – sarebbe stata emessa in seguito alla denuncia del proprietario di un antico palazzo gentilizio fiorentino contro Massimiliano N., quarantottenne padrone di un cane che aveva alzato la zampa sul bene architettonico, protetto dalle Belle arti. Proprio perché aveva dell’acqua a seguito, dimostrazione di essere intenzionato a minimizzare i danni, il proprietario del quattro zampe ha ricevuto l’assoluzione in appello, dopo la condanna di primo grado. “È un dato di comune esperienza che il condurre un cane sulla pubblica via – si legge nel verdetto – apre la concreta possibilità che l’animale possa imbrattare con l’urina o con le feci beni di proprietà pubblica o privata. È però anche un dato di comune esperienza che, per quanto l’animale possa essere stato ben educato, il momento in cui lo stesso decide di espletare i propri bisogni – prosegue la Cassazione – è talvolta difficilmente prevedibile trattandosi di un istinto non altrimenti orientabile e, comunque, non altrimenti sopprimibile mediante il compimento di azioni verso l’animale che si porrebbero al confine del maltrattamento nei confronti dello stesso”. Si aggiunge, inoltre, il problema che “non sempre le autorità locali sono in grado di predisporre luoghi appositi ove detti animali possano espletare i loro bisogni e comunque – dichiara ancora la sentenza – non può essere escluso che gli animali decidano (con tempi e modalità che non è possibile inibire) di espletare tali bisogni altrove o prima del raggiungimento dei luoghi a ciò deputati”. Ecco, quindi, che una bottiglietta d’acqua fa venir meno il dolo e può salvare il proprietario da una possibile condanna.