Risalì l’Italia per ritornare dal suo padrone: avvelenato il cane Rocky
23 aprile 2013
2 min

Risalì l’Italia per ritornare dal suo padrone: avvelenato il cane Rocky

Due anni fa ha commosso l’Italia per aver percorso oltre 600 chilometri per tornare dal suo padrone. Ora Rocky, un Pastore tedesco preso dal canile quando ancora era un cucciolo, sta lottando tra la vita e la morte: qualcuno, infatti, l’ha avvelenato e adesso il povero cagnolone – salito più volte alla ribalta delle cronache per le sue curiose gesta – è in coma. Il padrone, disperato perché non ha i soldi a sufficienza per curarlo, lancia un appello: “Aiutatemi a salvarlo. Rocky – spiega Ibrahim Fwal, siriano ma da anni residente a Carrara – da giovedì scorso è in coma, lo hanno avvelenato, era uscito un paio d’ore da solo perché io dovevo fare delle commissioni. È senza sensi, non mangia, si sta spegnendo come una candela, ha bisogno di cure”. Risale all’estate scorsa l’ultimo caso singolare di cui il quattro zampe si è reso protagonista: era in sella ad uno scooter con il casco e gli occhiali da sole assieme al suo padrone e – si legge in articolo pubblicato da ilmessaggero.it – una pattuglia della polizia fece  al siriano una multa, poi pagata da un gruppo di cittadini di Carrara che si erano impietositi. Lo scorso Natale, invece, era stato la gioia dei piccini in centro, dove era vestito da Babbo Natale. Rocky, però, è diventato “famoso” in tutta Italia due anni fa, quando un gruppo di zingari lo portò via dal suo padrone, che stava facendo il bagno a Marina di Carrara, durante una delle tante gite che i due inseparabili amici facevano insieme in motorino. Da allora, il siriano non smise mai di cercarlo, mettendo annunci sui giornali e affiggendo volantini. Nel frattempo Rocky, pur di ritornare dal suo amato padrone, percorse chilometri e chilometri – da Salerno, in cui era stato portato, a Pisa – arrivando arruffato, stanco e con i polpastrelli laceri e sanguinanti. Rocky fu ritrovato, per l’appunto, a Pisa da alcuni volontari e, una volta identificato, i suoi salvatori gli risparmiarono gli ultimi faticosi cento chilometri di strada per ritornare a casa. Il cagnolone, abbandonato dai nomadi che lo avevano rapito, era stato adottato da una famiglia di Salerno che, vista la propensione del cane a fuggire, gli aveva attaccato una targhetta al collare con nome e numero telefonico di riferimento. Da lì la fuga e successivamente il miracoloso ritrovamento, fino a riabbracciare il suo vecchio e caro padrone.