Sarajevo, murava i randagi nell’intercapedine della cantina: arrestata
27 aprile 2012
2 min

Sarajevo, murava i randagi nell’intercapedine della cantina: arrestata

maltrattamento
Quella che giunge da Sarajevo, capitale della Bosnia Herzegovina, è un’orrenda storia di maltrattamento, per tanto tempo andata avanti senza che nessuno intervenisse. Una donna, Senka Saric, per anni si è divertita a murare vivi nell’intercapedine della propria cantina i cani randagi che andava raccogliendo per strada, per poi massacrarli assieme al marito nella casa di campagna e così vendere la loro carne a macellai o ristoranti. Una vicenda che lascia senza parole, ma per fortuna terminata con l’arresto della sua sadica protagonista e con la liberazione delle sue povere vittime a quattro zampe. La persona cui si deve questo lieto fine è una volontaria, Jelena Paunovic, che fino all’ultimo si è battuta contro questo scempio. Secondo quanto riportato dal Corriere della Sera, per anni la donna ha cercato aiuto dalle istituzioni, ma mai nessuno è intervenuto con la scusa che il luogo dove erano tenuti prigionieri i poveri randagi era proprietà privata. Per liberarli sarebbe stato necessario un mandato di perquisizione. Qualcosa di veramente impossibile, visto che in questo lungo periodo mai nessun giudice si è mostrato disponibile a concederlo. Adesso, solo dopo che un gruppo organizzato di persone ha circondato la “casa degli orrori”, la polizia è intervenuta e sei cani sono stati tratti in salvo. Gli agenti sono convinti che dentro all’abitazione ci sia nascosto qualche altro quattro zampe. Ragione per cui, si recheranno ancora sul posto per cercarlo ed eventualmente liberarlo. Tale intervento è stato possibile grazie alla perseveranza della Paunovic che, attraverso petizioni in Internet, appelli e foto pubblicate sulla rete, in questi anni ha reso noto questa terribile storia ai suoi concittadini, toccando la loro sensibilità e incitandoli a fare qualcosa tutti insieme. In attesa che qualcuno intervenisse, tutto quello che questa volontaria è riuscita fare era dare da mangiare a questi poveri cani destinati al macello, attraverso le feritoie che l’assassina aveva scavato nei muri per non fare soffocare i poveri malcapitati a quattro zampe. Eppure per tanto tempo i condomini del palazzo in cui abitava la sadica donna hanno dovuto sopportare il cattivo odore proveniente dalla sua casa, piena di escrementi e spazzatura, oltre che il guaito disperato dei cani. Niente è stato mai fatto. Una storia doppiamente assurda, sia per quanto riguarda la violenza perpetrata nei confronti di questi poveri cani, intrappolati in una gabbia di cemento, sia per l’indolenza per un lungo tempo mostrata dinanzi a un fatto così grave.