Scoperto canile lager nel leccese: duecento anime sofferenti, senza né cibo né acqua
24 ottobre 2013
3 min

Scoperto canile lager nel leccese: duecento anime sofferenti, senza né cibo né acqua

maltrattamento
Una scena raccapricciante quella che si è mostrata agli occhi dei carabinieri, assieme anche ai veterinari dell’Asl locale, in una canile lager della zona di Neviano, in provincia di Lecce: poveri quattro zampe in fin di vita, magrissimi, pieni di ferite, escoriazioni, tagli e lacerazioni alla gola. Alcuni morti in decomposizione accanto ad altri ancora in vita. Duecento povere anime sofferenti e denutrite, senza né acqua né cibo, ammassate in gabbie putride e sporche, con la pavimentazione piena di escrementi e carcasse. Scene da vero film horror, solo che quella scoperta a Neviano non è una finzione, ma pura realtà. Una realtà straziante e che sconcerta, che lascia inorriditi e piena di interrogativi. Uno fra tutti: perché ridurre in tale stato creature così indifese e innocenti? Animali che magari hanno già alle spalle storie di abbandono e maltrattamenti, storie tristi da dimenticare. Ma la vita ha voluto riservare loro altra sofferenza e altra dolore. Si spera adesso possa essere più clemente, concedendo a questi poveri quattro zampe il meritato riscatto. Il canile lager è stato scoperto – così come si legge in un articolo pubblicato sul sito web greenstyle.it – dopo una lunga indagine e molti riscontri, oltre a svariate segnalazioni di illeciti. In realtà, i carabinieri si sono convinti a intervenire tempestivamente, in seguito ai continui latrati di sofferenza dei cani, l’assenza di cibo introdotto nella struttura, un odore terribile nei dintorni del canile e la visione dell’uomo che versava liquami provenienti dai pozzi Imhoff nei terreni agricoli circostanti.Il proprietario del ricovero degli orrori sarebbe un abitante di Collepasso, F.G. di 53 anni, iscritto nel registro degli indagati con le accuse di maltrattamento di animali, truffa aggravata e sversamento di rifiuti speciali su terreno. L’uomo finora avrebbe gestito il ricovero con tutte le autorizzazioni in regola, inoltre era convenzionato con i vicini Comuni di Neviano, Aradeo e Monteroni, che gli consegnavano i randagi della zona. Ma la struttura, con una capacità massima di 65 esemplari, ospitava in realtà 200 cani. Molti decessi non venivano denunciati e  nonostante ciò il titolare continuava a percepire l’indennizzo previsto da parte dei Comuni. Solo dopo una serie di segnalazioni, i carabinieri si sono organizzati e hanno deciso di monitorare la zona, osservando tutti i movimenti dell’uomo e dei suoi collaboratori.Adesso le Autorità giudiziarie hanno obbligato il propriatrio del canile a prendersi cura degli animali in attesa che vengano velocemente trasferiti altrove.