Ѐ stata rinnovata e anche migliorata l’ordinanza che serve a prevenire e a contrastare il fenomeno delle esche al veleno, causa di morte per numerosi randagi ma anche per quattro zampe padronali. Si tratta di un fenomeno assai diffuso sia nelle città sia negli ambienti più rurali. Una grande conquista per le associazioni animaliste, che già lo scorso gennaio avevano scritto al ministro della Salute, Renato Balduzzi, per chiedere il rinnovo dell’ordinanza «Norme sul divieto di utilizzo e di detenzione di esche o di bocconi avvelenati», scaduta il 10 febbraio scorso. Il nuovo provvedimento, che avrà efficacia per i prossimi ventiquattro mesi, è stato pubblicato nell’ultimo numero della Gazzetta Ufficiale, uscita lo scorso 9 marzo. Lav, Enpa, Leidaa e Lega Nazionale per la Difesa del Cane si mostrano piuttosto soddisfatti anche per le variazioni apportate: «Con queste modifiche – dichiarano le associazioni animaliste, secondo quanto riportato da animalieanimali.it – sarà agevolata, e in caso di decesso anche accelerata, la ricerca delle sostanze utilizzate per avvelenare o comunque uccidere gli animali, le indagini per individuare i responsabili più veloci e gli animali e i cittadini maggiormente tutelati». Al fine di individuare il veleno o la sostanza letale, infatti, l’ordinanza del 2010 prevedeva solo l’invio delle spoglie dell’animale avvelenato all’Istituto Zooprofilattico competente per territorio. Adesso possono essere mandati anche eventuali campioni. Ciò vale pure nel caso in cui l’animale non dovesse morire ma sopravvivere. Inoltre, sono stati definiti i tempi in cui dovranno essere eseguiti gli esami necroscopici, ovvero entro quarantotto ore dall’arrivo dell’animale deceduto. Le analisi dei campioni, invece, dovranno essere fatte sempre entro i trenta giorni da quando ricevuti, come già previsto con il vecchio provvedimento. L’invio delle spoglie di animali morti per avvelenamento e dei relativi campioni, come anche quello di esche o bocconi sospetti di avvelenamento, deve avvenire tramite le Aziende Unità Sanitarie Locali competenti per territorio o le imprese convenzionate. Con questa ordinanza, infatti, risultano più chiari i compiti di sindaci, Asl, medici veterinari, istituti zooprofilattici e prefetti. Intanto, le morti a causa di bocconi avvelenati restano piuttosto numerose come testimoniato dai continui casi denunciati e dalla cronaca. Gli ultimi avvelenamenti si sono verificati da non molto a Piazza Armerina, in provincia di Enna, dove in poco più di un anno sono stati uccisi oltre un centinaio di cani. Circa ottanta sono stati ammazzati, con polpette avvelenate o addirittura centrati da colpi di fucile, solo nel 2011.