Uno studio rivela: “Gli uomini sanno riconoscere le emozioni dei propri cani”. Ecco come
9 aprile 2013
2 min

Uno studio rivela: “Gli uomini sanno riconoscere le emozioni dei propri cani”. Ecco come

A chi, almeno una volta, non è sembrato di scorgere sul viso del proprio amico a quattro zampe un’espressione di felicità o di fastidio? Adesso, però, arriva la conferma scientifica: esiste un’empatia emozionale tra cani ed esseri umani, grazie alla quale è possibile riconoscere le espressioni facciali degli animali. Lo rivelano alcuni ricercatori della Walden University di Minneapolis, in uno studio pubblicato sulla rivista Behavoiural Processes: “Non ci sono dubbi – spiega Tina Bloom, uno degli autori della ricerca, come si apprende in un articolo pubblicato sul sito web galileonet.it – che gli esseri umani abbiano la capacità di riconoscere gli stati emozionali dei loro ‘simili’ e comprenderne accuratamente le espressioni facciali”. In particolare, “il nostro lavoro – continua ad aggiungere la donna – mostra che gli esseri umani sanno comprendere altrettanto accuratamente, se non perfettamente, almeno una delle espressioni facciali dei cani. Pensiamo che esistano modelli che connettono gli esseri umani con il resto dell’ecosistema, e uno di questi è quello che abbiamo chiamato comunicazione emozionale”. Per giungere a tali conclusioni, i ricercatori hanno indotto un pastore belga di cinque anni – il suo nome è Mal – a provare diverse emozioni basilari, come la felicità, la tristezza, la paura, il disgusto, la sorpresa e la rabbia. Dopodiché, le fotografie di questi diversi stati d’animo del cane sono state mostrate a dei volontari, divisi in due gruppi a seconda della loro esperienza in fatto di cani. Ne è emerso che l’emozione più facile da riconoscere (l’88 per cento delle risposte) è la felicità, a seguire la rabbia con il 70 per cento, poi la paura e la tristezza con rispettivamente il 45 per cento e il 37 per cento. Invece, le espressioni canine più difficili da identificare sono state la sorpresa (20 per cento), come pure il disgusto (13 per cento). A tal proposito, l’aspetto curioso è che i volontari senza alcuna esperienza si sono rivelati più bravi nell’identificazione di queste ultime emozioni, probabilmente – si continua a leggere su galileonet.it – che i proprietari di cani tendono a pensare che il proprio animale riproduca questo tipo di espressioni solo “per gioco”. Adesso, secondo quanto riferito dalla ricercatrice Tina Bloom, serviranno altre ricerche per determinare se l’empatia emozionale con i cani si possa estendere a tutti gli animali o se dipenda dal fatto che esseri umani e quattro zampe si sono evoluti fianco a fianco per oltre 100.000 anni.