«Vietato nutrire i randagi»: il Tar boccia l’ordinanza del sindaco di San Vito
26 marzo 2012
3 min

«Vietato nutrire i randagi»: il Tar boccia l’ordinanza del sindaco di San Vito

Un grande risultato è stato raggiunto a favore dei nostri amici pelosi, precisamente per i randagi di un comune in provincia di Brindisi, San Vito dei Normanni. Il Tar di Lecce, infatti, ha bocciato l’ordinanza del sindaco Alberto Magli, che per una questione igienico-sanitaria vietava di dare da mangiare ai trovatelli della cittadina. La sentenza ritiene valido e fondato il ricorso presentato da due associazioni animaliste, la Lega per l’Abolizione della Caccia (Lac) ed Earth, contrarie da subito a questo provvedimento “anti-randagi”. L’ordinanza sindacale è stata emanata lo scorso novembre, dopo una relazione dell’Asl che denunciava “un aumento dell’imbrattamento del suolo pubblico con conseguente aumentato rischio di trasmissione d’infezioni da ecto ed endo parassiti alla popolazione». Da qui, il divieto del sindaco di nutrire i cani senza né casa né padrone: «La somministrazione di cibo agli animali vaganti – recita l’ordinanza, secondo quanto riportato dal Nuovo Quotidiano di Puglia – è una delle concause del fenomeno del randagismo con conseguenze negative sotto il duplice profilo igienico-sanitario e della sicurezza della circolazione stradale, stanti i numerosi sinistri stradali causati dall’impatto con animali randagi». Per il Tar, però, il provvedimento va contro sia la legge regionale sia la legge quadro nazionale 281/91, riguardante la prevenzione del randagismo e la tutela degli animali d’affezione. L’unica modalità ammessa dalla legislazione per prevenire il fenomeno del randagismo è quella del controllo delle nascite. La sentenza spiega, anche, che «nessuna norma di legge fa divieto di alimentare gli animali randagi nei luoghi in cui essi trovano rifugio» né di «deporre alimenti per la nutrizione dei randagi o che comunque vivano in libertà». Inoltre la relazione dell’Asl, in base alla quale il sindaco del comune brindisino ha emanato l’ordinanza, sembra non avere nemmeno un così valido fondamento: «In realtà, l’Asl non ha fornito alcuna prova o studio comprovante l’affermazione sopra riportata – si legge nella sentenza – e comunque, si ricorda che spetta proprio all’Asl programmare le limitazioni e il controllo delle nascite attraverso la profilassi non solo degli animali “domestici” ma anche e soprattutto degli animali randagi». Questo caso, che si spera possa servire da monito per il futuro, riporta l’attenzione su un fenomeno assai discusso, ossia quello del randagismo. Spesso il problema risulta non essere ben gestito, divenendo fonte di scontri tra le amministrazioni comunali e quella parte della cittadinanza che ha a cuore i problemi e la sorte dei nostri amici a quattro zampe.