Un cucciolo sotto l'albero?
16 dicembre 2014
7 min

Un cucciolo sotto l'albero?

cura

– Salve, parlo con l’allevamento Tal dei Tali?
– Sì, le posso essere utile?
– Cerchiamo un cucciolo
– Noi alleviamo due razze, a quale sarebbe interessato?
– Dipende da quale delle due è disponibile per Natale!
– …

Ogni anno, a ridosso del periodo natalizio, un allevamento riceve numerose richieste per l’acquisizione di un cucciolo. In questi giorni di shopping compulsivo l’unica cosa che conta è che il cucciolo sia pronto per il giorno di Natale e alla famiglia che lo accoglierà poco importa tutto il resto: la corrispondenza con la razza e le reali origini del cucciolo, ad esempio. Così, pur di soddisfare il desiderio di averlo sotto l’albero, la famiglia potrebbe anche rivolgersi a un “cagnaro” oppure a un negozio, credendo magari di compiere una buona azione per aver svuotato una gabbietta della vetrina, lo spazio vuoto che a breve un altro cucciolo occuperà.

Alla luce di questo, sembra abbastanza inutile che un allevatore serio si prodighi nella selezione, nel gestire con scrupolo le cucciolate, nell’impegnarsi affinché il proprio allevamento rispetti le tante normative che ne regolano l’attività e goda della giusta attendibilità costruita negli anni.

La scelta di acquisire un cane in questa famiglia quando è nata? Se si tratta di una scelta consapevole, maturata forse mesi prima, perché prendere il primo cucciolo che passa per Natale? Forse perché di consapevole c’è poco! È legittimo, quindi, chiedersi che fine farà questo cucciolo una volta cresciuto… perché una volta trascorsi i primi mesi e passato l’innamoramento, la famiglia si troverà probabilmente in difficoltà.

Un cane è un essere stupendo, il fedele amico, l’animale che maggiormente ammiro e apprezzo, ma indubbiamente comporta un grosso impegno e solo una persona consapevole di tutto ciò che lui rappresenta potrà prendersene cura nel miglior modo possibile. Poi, per cortesia, non prendiamo il cane per i bambini! A loro il cucciolo piacerà sicuramente, ma dopo un breve periodo, come succede per i giocattoli, se ne stancheranno. Facciamo allora una cosa da adulti: quando vorremo un cane prendiamolo per noi “grandi”, mostreremo ai nostri figli di essere da guida a un altro essere vivente, dimostrando pazienza, rispetto e coerenza, così anche loro impareranno dal nostro esempio.

Mentre scrivo queste righe, mi torna in mente ciò che fecero i miei genitori quando avevo otto anni. Un cane nella nostra famiglia c’è sempre stato, quando sono nato era già presente uno splendido meticcio, Cico, incrocio con un Labrador, ma all’epoca decisero di acquisire un nuovo cane. Con mio sommo piacere iniziarono la ricerca di un soggetto adatto, sfogliando il libro delle razze canine, testo che fino a quel momento rappresentava il mio libro delle favole, perché preferivo che mi leggessero quello, invece delle storie tradizionali. Così, invece, di Pinocchio o dei Tre Porcellini, io conoscevo l’Alano e il Carlino. Nell’arco di alcune settimane la casa si riempì di riviste del settore cinofilo, dalle quali si traeva spunto; ricordo che ascoltavo avidamente i miei genitori raccontare quali potessero essere pregi e difetti delle varie razze di cui si andavano informando, chiedendo quali fossero le mie preferenze, ma senza che il mio parere potesse essere decisivo.

I miei genitori sono geometri, quindi non esperti in cinofilia, ma proprio per questo decisi a informarsi per compiere una scelta corretta e accogliere un cane adatto alla nostra famiglia, consapevoli di essere stati fortunati col loro primo cane. La rosa dei candidati comprese alcune razze molossoidi e alla fine il Terranova ne uscì vincitore, per l’estrema socievolezza e l’attaccamento alla famiglia. Non ci rimase che trovare un allevamento. La mancanza di Internet non rendeva le cose facili, per cui i miei genitori contattarono telefonicamente i pochi recapiti trovati, ma riuscirono comunque a farsi un’idea di competenza e serietà, così da scegliere. Unico inghippo per un bambino di otto anni era che i cuccioli non erano nati, addirittura se non ricordo male la femmina non era neppure gravida, quindi come ogni bambino un po’ viziato, iniziai a fare pressioni perché la scelta venisse cambiata e avere un cucciolo subito. I miei genitori in quella occasione furono irremovibili, mi spiegarono le ragioni che li avevano portati a valutare quella razza e quel determinato allevamento, facendomi capire che chi avremmo accolto in casa era un essere vivente, non un giocattolo, che non sarebbe stato mio, non ne avrei comunque potuto disporre a mio piacimento, che la natura ha il suo tempo e va accettata. Per quanto grande fosse il mio piacere di avere un nuovo cane, non avrei mai dovuto pensare a lui come un gioco, ma come un compagno di vita.

Trascorsero i mesi necessari. Nel frattempo si scelse il nome Dandi e ne continuai a fantasticare l’arrivo, descrivendo le sue caratteristiche nei temi e parlandone a scuola. Tanto grande era la mia aspettativa che la trasmisi anche alle maestre, al punto tale che chiesero a mia madre, con mio immenso orgoglio, di portarlo a scuola per vederlo, una volta giunto a casa. Per una casualità l’arrivo di Dandi nella nostra vita coincise proprio con le festività natalizie, ma non si trattò di un capriccio bensì di una scelta consapevole, maturata mesi prima all’interno di una famiglia convinta di acquisire un nuovo membro di cui prendersi cura e cui fare da guida.

La nostra decisione fu il risultato di un’attenta valutazione che prese in esame in un primo momento le caratteristiche di razza dei cani e non esclusivamente l’aspetto estetico, come spesso accade, e successivamente l’allevamento per i requisiti di serietà e competenza. Tutto questo processo comportò alla fine un’attesa, una prova che nell’epoca del “tutto e subito” difficilmente siamo in grado di gestire, oggi ancora più di ieri. L’attesa viene vissuta ormai come un’inutile seccatura, mentre rappresenta l’opportunità di capire se siamo realmente interessati all’oggetto del nostro desiderio, che in questo caso è un essere vivente e, quindi, merita una distinzione da qualsiasi altro regalo da mettere sotto l’albero.

Un’ultima considerazione: l’acquisizione di un cane, di un fedele amico e nuovo membro della famiglia passa anche dalle emozioni, ma se non può essere una scelta dettata dal momento non può nemmeno essere esclusivamente pianificata a tavolino. Come dicevo la preferenza finale vedeva alcune razze favorite e ritenute adatte alla nostra famiglia, alla fine la scelta fu ispirata anche dall’epitaffio scritto dal poeta Lord Byron sulla tomba del proprio cane, un Terranova di nome Boatswain. L’iscrizione si adatta indubbiamente a molti altri cani, ma mio padre fu colpito da quelle parole d’affetto e negli anni successivi mi avrebbe più volte recitato i primi versi:

In questo luogo
giacciono i resti di una creatura
che possedette la Bellezza ma non la Vanità
la Forza ma non l’Arroganza
il Coraggio ma non la Ferocia,
e tutte le Virtù dell’Uomo senza i suoi Vizi.
Questo elogio, che non sarebbe che vuota Lusinga
sulle Ceneri di un Uomo,
è un omaggio affatto doveroso alla memoria di
Boatswain, un Cane,
che nacque in Terranova nel maggio del 1803
e morì a Newstead Abbey
il 18 novembre 1808.

I dieci anni che passammo con Dandi non poterono che confermare quanto queste parole fossero veritiere.

Auguri di buon Natale a tutti voi e ai vostri amici a quattro zampe.

Stefano Cavina