Alimentazione: i disturbi comportamentali più frequenti
25 ottobre 2013
7 min

Alimentazione: i disturbi comportamentali più frequenti

Il comportamento alimentare del cane può essere condizionato da alcuni disturbi, determinati da molteplici fattori, come un’anomalia legata all’animale stesso (ad esempio, una condizione psicologica o una malattia), l’alimento fornito o un fattore ambientale.

Analizziamo i più frequenti per capire come affrontarli e superarli.

ANORESSIA

Le cause più frequenti per cui il cane non mangia possono essere raggruppate in tre categorie.

Cause mediche

La perdita di appetito correlata a patologie solitamente presenta altri sintomi, come salivazione eccessiva, vomito, diarrea, letargia, dimagrimento, difficoltà respiratoria, segni di infezione (secrezione di pus o sangue) o cambiamenti improvvisi nel comportamento.

Si riscontra una generale inappetenza nelle malattie gastrointestinali, epatiche, pancreatiche, del tratto urinario, del sangue e a carico di occhi, bocca, naso e gola.

La visita dal veterinario e gli esami di accertamento, escluderanno uno di questi disturbi, fra le cause di inappetenza.

Cause ambientali e psicologiche

Fattori ambientali che causano stress: trasloco in una nuova casa, introduzione di un altro animale o di una persona sconosciuta nell’ambito domestico. Il cane riprende a mangiare regolarmente una volta assimilato il cambiamento.

La mal conservazione dell’alimento, che risulta alterato e non più appetibile.

Eccitazione sessuale per un maschio, in presenza di una cagna in calore.

La concorrenza alimentare, quando un cane dominante proibisce al gregario l’accesso alla ciotola. Può essere d’aiuto far mangiare separatamente i due soggetti.

Cause comportamentali

L’inappetenza potrebbe essere determinata da fattori puramente educativi, quando, ad esempio, lasciamo la ciotola sempre a disposizione e il cane avanza cibo o non mangia agli orari desiderati, perché sbocconcella durante tutto il giorno, senza mai essere a digiuno o sazio. In questo caso, consiglio di stabilire un orario e un tempo massimo di consumo, oltre il quale la ciotola viene tolta, per insegnare al cane a razionalizzare la risorsa.

Altro motivo di digiuno può essere l’abitudine di aggiungere degli extra (appositamente cucinati o comprati o anche avanzati dal nostro pasto) per invogliare il cane a mangiare. In questo modo, il cane impara che se si dimostra inappetente, riceverà qualcosa di più saporito, e ci ritroveremo in un circolo vizioso, costretti a integrare sempre il pasto o ad aumentare l’entità degli extra.

Ricordiamoci sempre che se il cane è sano, non si lascia morire di fame, quindi in queste situazioni eliminare i vizi e mantenere il “pugno di ferro”, ripristina in pochi giorni una normale routine alimentare.  

BULIMIA

Nel caso in cui il cane mangi troppo o troppo voracemente, la prima cosa da fare è escludere le cause mediche, tramite accertamento veterinario. Alcune patologie che causano bulimia possono essere:

– disturbi neuro-ormonali (ad esempio, ipertiroidismo e diabete);

– un disturbo dell’assimilazione digestiva, ad esempio, un parassitismo intestinale, frequente nei cuccioli; in questo caso il cane non ingrassa, nonostante la mole di cibo ingerito.

Altre motivazioni le possiamo ritrovare in fattori di tipo ambientale, psicologico e comportamentale come, ad esempio:

– la paura di non ricevere cibo, data dalla competizione alimentare, frequente nei cani provenienti dal canile o nei soggetti che all’interno della cucciolata mangiavano sempre per ultimi;

– stress, ansia, noia, depressione o un qualsiasi altro disagio psicologico, che il cane lenisce con il cibo;

– una razione con un apporto energetico insufficiente;

– una voracità fisiologica, caratteristica della razza.

Il consiglio è di impostare una routine alimentare, basata sulla calma, insegnando al cane ad attendere il pasto da seduto e ad accedervi solo previo il nostro permesso. Tenendo la ciotola in alto, chiediamo il “seduto”, diamo il comando “fermo”, mentre appoggiamo lentamente la ciotola e rialziamola prontamente, se il cane si precipita su di essa prima del nostro permesso. Ripetiamo la sequenza e diamo il “Vai”, quando la ciotola è per terra. In questo modo il cane impara che l’accesso alla risorsa è garantito solo se il suo stato d’animo è tranquillo.

Per insegnare a non abbuffarsi possiamo, invece, dividere il pasto in più ciotole o utilizzare quelle con appositi separatori, per allungare il tempo di assunzione.

Un’alternativa può essere quella di inserire nel pasto un “ostacolo” (ad esempio, delle fette biscottate), che costringa il cane a masticare anziché ingoiare, o una grossa pietra nella ciotola, che spinga il cane a mangiare con meno foga.

PICA

L’istinto a mangiare oggetti non commestibili viene definito “pica” e si tratta di un disturbo comportamentale frequente nei cuccioli, che può permanere anche da adulto, se non adeguatamente trattato.

Cause più frequenti:

– rapporto conflittuale con il proprietario, che dà troppa o scarsa attenzione. Sono generalmente cani inibiti o con un comportamento nervoso;

– spesso viene indotto inconsapevolmente dal proprietario, quando il cane è ancora cucciolo e orientato a un’esplorazione orale dell’ambiente che lo circonda: il piccolo mette in bocca tutto quello che suscita il suo interesse, soprattutto se durante i primi due mesi è rimasto in un ambiente povero di stimoli e non ha affrontato una prima socializzazione con vari oggetti e superfici. Se il proprietario sottrae tutto quello che il cucciolo mastica, sarà indotto a pensare che gli si voglia rubare una preda ambita e di conseguenza al tentativo successivo, per non incorrere in questo rischio, ingoierà direttamente l’oggetto.

– si riscontra nel cane che si annoia e vuole attirare l’attenzione del proprietario, sapendo perfettamente che ingerendo l’oggetto o leccando muri e pavimenti o mangiando la terra, accorrerà subito a fermarlo.

Per scoraggiare questo comportamento, la priorità è migliorare la relazione fra cane e proprietario.

Se ancora cucciolo, il consiglio è di fargli sperimentare ogni cosa che incontra (purché ovviamente non sia letale), lasciandogliela in bocca e proseguendo con la passeggiata o, se libero, richiamando la sua attenzione su altre attività. Con il tempo imparerà che sassi, fazzoletti, tappi di plastica, cartacce, bottigliette, ecc. non sono oggetti che destano il nostro interesse e di conseguenza lo perderà anche il cane.

Se la pica si è ormai protratta in età adulta, consiglio di intraprendere un percorso educativo che rinforzi il controllo e la comunicazione. Può essere utile premiare il cane quando torna al richiamo, ignorando l’oggetto o aumentare la fiducia nei nostri confronti proponendo un baratto con un premio sostitutivo da concedere lontano dallo stimolo negativo.

Consiglio, infine, di non levargli l’oggetto dalla bocca, di non accarezzarlo quando mette in atto questo comportamento, per non rinforzarlo e di non mostrarsi interessati a quello che ha trovato, per non indurlo a fuggire.

COPROFAGIA

Per “coprofagia” intendiamo l’atto di mangiare le feci proprie o di altri animali ed è un disturbo della sfera alimentare dalle molteplici cause:

– carenza vitaminico-minerale: il cane le mangia nel tentativo di integrare la dieta. Verificare tramite visita veterinaria lo stato di salute e l’assenza di parassitosi;

– presenza di feci di altri animali. Il gatto, ad esempio, ha un’alimentazione molto più ricca di grassi e proteine e le sue feci risultano saporite al palato canino;

– le femmine, che per tenere puliti i cuccioli ingoiano le loro feci, possono trasferire questo comportamento sulle proprie, terminato lo svezzamento.

– richiesta di attenzione da parte del proprietario. Il cane impara che, mangiando le feci, ottiene un nostro intervento immediato, che rinforza l’azione compiuta e sarà portato a ripeterla.

– noia dovuta all’isolamento sociale, frequente ad esempio nei cani tenuti nel box o provenienti dal canile.

Individuata la causa, i consigli sono:

– eliminare le feci senza destare l’interesse del cane;

– in passeggiata richiamare la sua attenzione e allontanarsi prima che le veda o lodarlo quando le annusa soltanto o non vi presta particolare attenzione;

– se mangia le proprie, farlo uscire tante volte quante sono i pasti, verificare le quantità di cibo somministrato e preferire un alimento più digeribile, che lasci meno residui;

– se le ingoia, non dare importanza all’accaduto e non punirlo vicino a dove ha defecato;

– dimostrare disinteresse per i suoi escrementi, giocando nelle vicinanze;

– non essere troppo apprensivi: spesso il cane vuole semplicemente annusare le informazioni appartenenti al cane che ha lasciato le feci; se lo allontaniamo preventivamente o lo sgridiamo al solo tentativo di avvicinarsi, scateneremo un interesse superiore a quello iniziale.

Concludo, esortando il proprietario che si trova ad affrontare con il proprio cane uno di questi problemi alimentari, a non sottovalutarne l’entità, ma a contattare un professionista che lo aiuti a risolverlo, per evitare che si cronicizzi nel tempo.

 

Gianna Pietrobon

Educatore cinofilo

Dott.ssa in Tecniche di allevamento del cane di razza ed Educazione cinofila