Cosa mangia il nostro cane: una cronoguida per poter scegliere!
28 giugno 2013
12 min

Cosa mangia il nostro cane: una cronoguida per poter scegliere!

Ѐ ormai certa la derivazione del cane da un antenato lupoide. Questo processo che da un animale selvatico conduce a farne un alleato dell’uomo originariamente per opportunità, poi per affidargli mansioni di lavoro, prende il nome di DOMESTICAZIONE e il cane sarebbe proprio il primo caso di animale a essere stato addomesticato dall’uomo. Possiamo immaginare che in varie parti del pianeta questo processo sia avvenuto con modalità diverse, da popolazioni lupine selvatiche che a loro volta si avvicinavano per ragioni di opportunità agli insediamenti di uomini primitivi. I primi rilevamenti archeologici in cui compare un probabile antenato del cane domestico sembrano potersi localizzare in Asia Orientale e risalirebbero a circa 15.000 anni fa. Attraverso la selezione operata dall’uomo sono derivate in tempi più o meno recenti tutte le razze canine esistenti.

La parentela tra lupo e cane credo sia abbastanza evidente a tutti, ma è stata confermata dalle moderne tecniche di indagine genetica che hanno confermato un’elevatissima corrispondenza tra il genoma del cane e quello del LUPO GRIGIO.

Per questo motivo dal punto di vista alimentare dobbiamo considerare il nostro cane un CARNIVORO originariamente CACCIATORE. Dalle prede il lupo, come tutti i carnivori, è in grado di assumere tutti gli elementi nutritivi di cui necessita. In realtà, la dieta del lupo è in minima parte arricchita dall’assunzione di bacche, radici ed erbe, ma fondamentalmente da prede intere consumate con l’esclusione del pelo e delle ossa più grosse.

Osservandone la dentatura, le caratteristiche di un carnivoro risultano ancora sicuramente evidenti nel cane: canini, comunque, lunghi e robusti per ghermire la preda e molari affilati per smembrare le carni, inseriti su mascelle abbastanza potenti da triturare parte delle ossa. Il fatto che la domesticazione lo abbia portato a escludere la necessità della predazione, poiché è l’uomo a provvedere alla sua alimentazione, non ha modificato le sue naturali esigenze e modalità nutrizionali, che sono rimaste invariate pur mostrando una notevole capacità di adattamento a una dieta non propriamente naturale, né dal punto di vista della composizione né da quello del comportamento.

Anche il sistema digestivo ha un’anatomia e una fisiologia tipicamente da animale carnivoro…. Di fatto l’elemento principale rappresentato nella dieta del cane dovrebbe essere rappresentato da carne cruda e delle proteine di cui questa è ricca.

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Durante i secoli di convivenza con l’uomo, il cane ha saputo adattarsi a una dieta sempre più diversa da quella dell’antenato selvatico, inizialmente costituita dagli avanzi dell’alimentazione umana, poi evoluta in forma di pappa con l’introduzione di elementi tipici dell’alimentazione umana di origine non animale e, per ragioni igieniche e necessità di preparazione, sottoposta a cottura. Si potrebbe dire che la dieta del cane è stata resa più simile a quella umana.

Fondamentalmente sono stati introdotti, sotto forma di cereali – riso o pasta – i CARBOIDRATI. Se le proteine dovrebbero rappresentare la parte plastica della dieta, quella cioè intesa a costituire la massa muscolare e tissutale, i carboidrati rappresentano una fonte primaria di energia necessaria al metabolismo basale e metabolico. Il più importante carboidrato complesso di riserva è sicuramente l’AMIDO, che viene appunto fornito nella dieta dai cereali. Per poter essere digerito dai nostri cani, che di fatto naturalmente non dispongono di un patrimonio enzimatico specifico e di un’anatomia intestinale adatta, deve necessariamente venire cotto nel caso venga fornito sotto forma di riso o pasta (alternativamente mediante i processi di fioccatura ed estrusione di cui parleremo in seguito). La FIBRA non viene digerita dai cani e la sua presenza nella dieta risulta solo utile a migliorare il processo digestivo (è presente nella dieta del lupo che mangia il contenuto intestinale delle prede erbivore di cui si nutre)

Le PROTEINE sono fondamentalmente di origine animale, contenute nelle carni, latticini e uova. La loro funzione principale è quella di fornire la materia di cui sono formati i muscoli e altri tessuti. Ecco perché sono particolarmente importanti nel cucciolo e nella fase di accrescimento, ma sicuramente rappresentano l’elemento chiave della dieta del cane, tanto più nella forma di carne che, come visto, rappresentava l’alimento primario nell’alimentazione dell’antenato del nostro amico. L’eccesso di proteine non utilizzato per via anabolica, viene convertito come fonte energetica.

L’ultima componente nutritiva è rappresentata dai GRASSI o LIPIDI, che possono essere di origine animale (sono presenti in quantità varie nei differenti tipi di carne) o vegetale (oli). Oltre a rappresentare una fonte energetica di riserva, che può accumularsi in vari distretti corporei, risultano particolarmente importanti in soggetti con intensa attività o che vivono in situazioni di freddo proprio grazie al loro altissimo valore energetico. Inoltre, apportano acidi grassi e vitamine liposolubili.

Queste categorie alimentari (integrate con vitamine e minerali) entrano a far parte della dieta del cane moderno in percentuale e composizione diversa a seconda delle varie fasi e situazioni della vita del nostro cane, quindi in funzione delle sue esigenze nutritive e del tipo di vita: abbiamo visto, ad esempio, come per il cucciolo, in considerazione di un’elevata richiesta metabolica conseguente al suo accrescimento, sarà necessaria una dieta particolarmente ricca, dove la percentuale di proteine dovrà essere maggiore.

Infatti, la preparazione del classico pasto del cane prevedeva l’uso di riso o pasta come fonte di carboidrati e carni di varia origine e provenienza come sorgente proteica, con l’aggiunta eventuale di verdure quale fonte di fibra e vitamine, olio e integratori minerali e vitaminici.

Sono evidenti i limiti della preparazione di questa dieta “casalinga”, proprio perché risulta difficile bilanciare i vari componenti nella giusta percentuale e poter corrispondere in maniera precisa alle differenti esigenze del nostro cane. Senza contare che la preparazione potrebbe risultare poco pratica e, in alcuni casi, quando la qualità degli ingredienti – mi riferisco soprattutto alla carne – fosse superiore, anche poco economica.

Alternativamente alla dieta casalinga si può quindi ricorrere in maniera completa o complementare all’alimento pronto.

I mangimi complementari sono quelli che richiedono l’aggiunta e l’integrazione di altre sostanze e nella forma semplice sono rappresentati da cereali fioccati, pasta precotta o riso soffiato, cui andrà aggiunta la componente proteica fondamentalmente sotto forma di carne.

I mangimi completi possono trovarsi in forma umida o secca.

Sui mangimi secchi, quelli che comunemente vengono definiti CROCCHETTE, vale la pena di soffermarsi visto l’innovazione che hanno prodotto nel mercato del PET-FOOD da 50 anni a questa parte, quando hanno fatto la loro comparsa, i livelli di qualità che hanno raggiunto, le tecnologie e le ricerche impegnate e l’importanza che rivestono sul mercato. Importanza cui corrisponde la grande diffusione e la scelta a loro favore che coinvolge la grande maggioranza dei PET-OWNER, soprattutto nella dimensione urbana.

Attualmente la produzione dell’alimento secco prevede una forma di cottura a vapore e un processo, denominato ESTRUSIONE, che produce la gelatinizzazione degli amidi e una solo parziale elaborazione delle proteine, garantendo un alto tasso di digeribilità.

Il mercato è stato invaso dal cibo estruso e tanto da poter suscitare confusione nel potenziale acquirente. Innanzitutto, la qualità (PREMIUM/SUPERPREMIUM) che deriva dall’origine e provenienza delle materie prime in particolare le carni (o il pesce nel caso questo rappresenti la fonte proteica).

Vi è poi la composizione (tenori) analitica, ovvero la percentuale delle varie sostanze nutritive (PROTEINE, GRASSI, FIBRA, CALCIO, FOSFORO…), diversa dalla composizione degli ingredienti che ci dice cosa contiene l’alimento (il tipo di carne o pesce, quali cereali e altri componenti) e l’integrazione additiva di vitamine. Queste tre indicazioni sono chiaramente espresse sulla confezione del prodotto e, indipendentemente dal fatto che è consigliabile chiedere consiglio al nostro veterinario su quale sia il prodotto adatto al nostro cane, ritengo importante che si abbia un minimo di capacità di lettura e interpretazione di quanto recitano le etichette.

Direi che la composizione analitica è fondamentalmente quella che dobbiamo valutare per corrispondere alle esigenze nutrizionali del nostro cane.

In funzione della composizione analitica, avremo mangimi per cuccioli, per cani in accrescimento, per adulti, light, per cani anziani, per cani attivi e altro; insomma un vero e proprio percorso nutrizionale. Esisteranno anche differenze relative, anche, alla forma e dimensione della crocchetta, in funzione della razza o tipologia del cane (small, normal, large….). Non solo, le più importanti aziende del settore producono anche le cosiddette linee prescrizionali: mangimi formulati per come sostegno terapeutico per cani affetti da determinate patologie e sottoposti a determinate terapie.

Alla luce di questa descrizione, sembrerebbe che la scelta a favore di questo tipo di alimentazione sia la più premiante e convincente.

In realtà, la crocchetta lamenta qualche problema a livello di appetibilità rispetto a umido e dieta casalinga. Ma è un problema che, senza dover affamare il cane, semplicemente con un po’ di perseveranza e pazienza, si risolve nel giro di poco. Si tratta solo di non farsi commuovere dagli occhi disarmanti del nostro amico, magari non abituato, che ci guarda con aria afflitta quando gli vengono proposte le crocchette. Dieci minuti di attesa e poi la ciotola sparisce per venire riproposta al pasto successivo….e vedrete che la costanza paga, perché non mi risulta che ci siano stati cani sani che si siano lasciati morire di fame. Sbagliato è, invece, “inquinare” le crocchette, soprattutto se di buona qualità e, quindi, già di per sé complete e perfettamente bilanciate, con l’introduzione di altro tipo di alimento. In realtà, lo sforzo di molte case produttrici è proprio rivolto a migliorare l’appetibilità senza stravolgere la qualità del prodotto.

Un problema lamentato da molti puristi della nutrizione è, invece, quello della presenza di cereali. Come abbiamo visto questi non fanno parte naturalmente della dieta di un carnivoro che, anzi, ne accusa problemi a livello digestivo (ridotta lunghezza dell’apparato digerente) ed enzimatico.

Abbiamo visto già che in relazione a caratteristiche anatomiche e fisiologiche la dieta naturale del cane doveva essere costituita prevalentemente da carne, quindi, proteine con uno scarso apporto di carboidrati, tanto più in forma di cereali.

Ecco perché sono entrati sul mercato prodotti che escludono nella loro composizione la presenza di cereali (GRAIN FREE ). Questi prodotti, sempre sotto forma estrusa, sono caratterizzati da un elevato tenore di proteine, arricchite da frutta e vegetali e grassi di origine animale.

In realtà, la dieta a base di crocchette comporta un altro limite, direi più ascrivibile alla modalità di assunzione del cibo e, se vogliamo per tanto, comportamentale.

Il cane moderno consuma i suoi pasti molto più rapidamente minuti contro ore) rispetto ai suoi parenti selvatici e, inoltre, fa un’attività masticatoria molto limitata.

L’attività masticatoria, oltre che un esercizio utile, è anche necessaria al benessere psichico del cane, una sua reale esigenza comportamentale. In una teorica equazione dell’attività generale che il cane dovrebbe svolgere giornalmente per garantire il suo benessere psicofisico, il parametro ATTIVITÀ MASTICATORIA correlata all’ATTIVITÀ ALIMENTARE dovrebbe occupare un’importanza e dei tempi maggiori di quanto non avviene nel cane moderno/urbano. Questo deficit può risolversi in apparenti problemi comportamentali, semplicemente come nel caso del cane che non avendo alternative si dedica alla masticazione delle gambe del nostro tavolo o altro. In realtà, il cane sta solo cercando un surrogato verso cui orientare questo suo bisogno istintivo ed etologico.

La somministrazione di elementi utili a compensare questo limite (ossa di pelle di bufalo, cartilagini essicate, piuttosto che rotule di ginocchio bovino, ma anche semplice pane raffermo, può risultare molto utile a garantire al cane una maggiore “serenità”).

Quegli oggetti in gomma denominati Kong, prodotti in dimensioni e consistenza differenti a seconda del tipo di bocca, che attraverso la masticazione rilasciano cibo sono risultati molto efficaci e utili.

Anche in risposta a queste problematiche, i promotori del ritorno a una dieta più naturale e consona alle origini ed esigenze biologiche del cane, senza il ricorso a trattamenti di tipo industriale, escludendo la cottura e l’introduzione di cereali, hanno elaborato un tipo di dieta denominato BARF, acronimo che sta per Bones And Raw Food o Biologically Appropiate Raw Food.

Come recita l’acronimo, la dieta BARF prevede la somministrazione di alimenti crudi e freschi, in particolare carne in varia forma e ossa, con l’aggiunta di frutta. Secondo i sostenitori di questa dieta, l’acidità gastrica del cane è in grado di eliminare eventuali batteri patogeni dalla carne cruda che, viceversa, se sottoposta a cottura, le proteine di cui è composta, subirebbero un drastico impoverimento, oltre ad essere in grado di digerire le ossa. La produzione di questi potenti succhi gastrici avverrebbe sotto lo stimolo della presenza della carne, viceversa ridotta dalla presenza di eccessivi cereali. Inoltre, il pancreas verrebbe sovraccaricato per produrre enzimi non propri.

L’energia viene fornita non tanto dai carboidrati, ma dalle proteine stesse e dai grassi presenti nella carne.

Ecco un esempio di quelli che potrebbero essere gli ingredienti quotidiani (giornalmente le varie carni non vengono mischiate) previsti in una dieta di tipo BARF:

  • manzo – carne magra, cuore, milza, rene, trippa, il fegato, la gola, carne della testa, tutte le ossa (soprattutto le più morbide);
  • agnello / capra / cavallo / selvaggina: come manzo
  • pollo intero, collo, schiena solo crudo;
  • pesce – pesci interi, solo crudi;
  • uovo – con il guscio, crudo;
  • frattaglie – solamente una o due volte a settimana;
  • trippa da una a due volte a settimana (quella verde)
  • carne di maiale solo scottato.

A questa si aggiungono varie verdure e frutta tritate e mescolate alla carne o a latticini tipo yogurt.

Ѐ evidente lo sforzo dei barfisti di riportare il cane a una dieta più naturale, esplicitamente ispirata a quella del lupo. Fin qui perfettamente d’accordo anche per i citati motivi di natura comportamentale (maggior tempo dedicato al consumo del pasto, maggiore attività masticatoria). Tuttavia ritengo che quella della dieta BARF possa e debba considerarsi una scelta, per tanto ritengo l’accanimento e la demonizzazione fatta nei confronti dell’alimento commerciale eccessiva. Inoltre, molte delle critiche mosse nei suoi confronti non siano assolutamente inconfutabili e se è vero che a livello il cane nutrito BARF potrebbe risultare più in forma e meno soggetto a certe patologie, questo non implica in maniera consequenziale che quello nutrito a crocchette sia condannato a essere un “cane non sano”…. Infine, anche la dieta BARF potrebbe, a ben guardare, essere suscettibile di critiche e perplessità.