Educare un cucciolo
11 aprile 2012
9 min

Educare un cucciolo

malattie

BISOGNI

Fino ai 4 mesi di età il sistema nervoso del cane non è ancora completo, di conseguenza il cucciolo non ha ancora il pieno controllo degli sfinteri e deposita feci e urina appena ne sente la necessità, dove capita. Istintivamente il piccolo tende a sporcare lontano dal posto in cui mangia e riposa e predilige superfici assorbenti per cui, l’unica cosa che possiamo fare per agevolare l’apprendimento è posizionare delle traverse assorbenti in un’area ben distante dal punto di alimentazione/riposo, che gradualmente verranno portate all’esterno e poi eliminate.

Fare passeggiate brevi e frequenti aiuterà il cucciolo ad imparare che può trattenersi perché sporcare lontano da casa è sicuramente meglio anche per lui.

EVITARE ASSOLUTAMENTE rimproveri o strumenti punitivi (es. giornale) perché rallenterebbero il processo di apprendimento generando uno stato di ansia e timore collegato alla nostra presenza associata ai bisogni (“in presenza dei miei proprietari non posso sporcare perché si arrabbiano”).

I suddetti interventi “educativi” portano a problemi di comportamento quali : coprofagia (abitudine a mangiare feci per rimuovere il corpo del reato), ansia associata ai bisogni per cui il cane non sporca (anche e soprattutto fuori) in presenza dei proprietari, calo dell’autostima e quindi insicurezza, tentativi di usare le deiezioni per attirare l’attenzione (anche se negativa) dei proprietari.

Quindi  non ci resta che pulire (NON con  prodotti che contengono ammoniaca) magari evitando che il piccolo ci veda farlo (portiamolo in un‘altra stanza).

Essere pazienti porterà molto velocemente risultati soddisfacenti.

INIBIZIONE AL MORSO

Fino ad una certa età i cuccioli esplorano il mondo con la bocca e mordicchiano tutto quello che li incuriosisce, comprese le nostre mani.

E’ bene insegnare loro che non devono utilizzare i denti sulla nostra pelle (anche se è piacevole e la pressione non è rilevante) perché quando saranno adulti questa abitudine diventerà un problema.

Ogni volta che il piccolo utilizza i denti per interagire con noi allontaniamoci immediatamente da lui (senza dire niente per correggerlo o rimproverarlo) interrompendo così bruscamente il suo momento insieme a noi. In questo modo capirà molto chiaramente che questo comportamento non è di nostro gradimento e gli fa perdere la nostra compagnia per cui non avrà più motivo per metterlo nuovamente in atto.

GESTIONE DELLE INTERAZIONI  E EDUCAZIONE ALLA CALMA

Avere in famiglia un cucciolo pieno di energia, voglia di vivere e di conoscere è molto bello, ma non dobbiamo dimenticare che abbiamo il    dovere e la responsabilità di educarlo per far sì che diventi un adulto equilibrato e sereno.

Succede spesso che ai cuccioli, fino ad una certa età, venga concesso tutto e che il piccolo cresca senza regole e/o indicazioni..

Il risultato è un cucciolone e poi un adulto che ha difficoltà o le crea a chi vive insieme a lui. Avere un cucciolo che saltella, corre e ha voglia di giocare con noi  sempre è molto piacevole e gratificante, ma è importante (perché in futuro la vita con lui non diventi un incubo) gestire i suoi momenti di entusiasmo facendo in modo che siamo sempre noi ad intraprendere l’iniziativa dell’interazione e non il contrario.

Quindi, quando il piccolo si avvicina a noi per giocare, mangiare o essere coccolato dobbiamo necessariamente ignorarlo (non guardarlo, non parlargli e non toccarlo) e proporre noi l’interazione quando lui riposa o è intento a fare altro.

I cani, in generale, tendono a mettere in atto comportamenti che portano un risultato per loro gratificante; un nostro sguardo, un sorriso, una          carezza, un gesto di stizza, un rimprovero, etc. sono tutte forme di attenzione rivolte al cane che rinforzano il comportamento che le ha suscitate. Pertanto se vogliamo che il nostro cane impari a non fare qualcosa (es. abbaiare, mordere, saltare addosso, etc.) dobbiamo ignorare questo comportamento e, di contro, gratificare quello che a noi piace (es. salutarci in modo composto, giocare con noi senza mordere, riposare e stare tranquillo quando noi non possiamo stare con lui, etc.)

Cosa gratifica un cane? Una carezza, un complimento (BRAVO!), uno sguardo, un bocconcino prelibato, un gioco, etc.

Un aspetto molto importante nella crescita di un cucciolo è l’apprendimento dell’autocontrollo, cioè la capacità di regolare le proprie emozioni rendendole adeguate allo stimolo e al contesto; mi capita molto spesso di incontrare cani “su di giri”, che si eccitano o spaventano per un nonnulla e che non riescono a controllarsi.

Per insegnare al nostro cane questa fondamentale abilità possiamo:

– interrompere la nostra interazione con lui se esagera

– ignorarlo completamente quando è troppo agitato

– premiare i suoi momenti di calma

Ricordo, a tal proposito, che rimproveri, minacce e punizioni alimentano   nel cane uno stato di ansia e di allerta che lo portano a non essere mai sereno e di conseguenza a non avere il controllo delle emozioni.

E’ ovvio che i momenti di gioia e di allegria con il nostro cane sono di fondamentale importanza e non devono mai mancare, ma se non c’è autocontrollo non c’è equilibrio e soprattutto serenità.

SOCIALIZZAZIONE

Con questo termine si intende il processo di apprendimento attraverso il quale il cane impara a convivere e comunicare serenamente con gli altri cani (e altri animali), con l’uomo e con l’ambiente.

Esiste una fascia di età ideale per questo tipo di apprendimento ed è fino ai 4-6 mesi.

Normalmente i cuccioli arrivano nelle famiglie intorno ai 2 mesi ed è importante che fin da subito siano  messi nelle condizioni di imparare.

Fare in modo che incontrino altri cani (che sapete essere tranquilli)  e che facciano esperienze positive con  persone di qualsiasi  tipo (bambini, anziani, disabili, di colore, in divisa, etc.) e con diverse tipologie di ambienti.

Se questo non avviene in questo periodo “sensibile” è possibile che il cane sviluppi paure relative a tutto ciò che non ha conosciuto.

Ricordo che la paura può facilmente trasformarsi in aggressività.

ATTACCAMENTO E DISTACCO

In natura, i cuccioli che raggiungono i 4 mesi di età vengono dolcemente allontanati dalla madre che  deve prepararsi per un nuovo accoppiamento e quindi una nuova gravidanza. In questo modo i piccoli  non rimangono dipendenti dalla mamma, ma iniziano ad esplorare autonomamente e a fare esperienze utilizzando gli strumenti che la madre ha dato loro.

L’uomo, invece, che vede nel cane un eterno bambino, tende a mantenerlo sempre legato a sé, a facilitargli la vita, a proteggerlo eccessivamente  e a non permettergli, in questo modo, di sperimentarsi come individuo che può farcela anche da solo.

Questo genera problemi quali insicurezza, scarsa autostima, eccessiva dipendenza e attaccamento morboso nei confronti dei proprietari.

E’ opportuno, quindi, cambiare atteggiamento nei confronti del nostro cucciolo quando questo raggiunge i 4 mesi di età:

– fare in modo che non sia lui ad attivarci e a prendere iniziative di interazione, dobbiamo essere noi a definire i ritmi della nostra vita insieme

– abituarlo gradualmente a rimanere solo, evitando di rispondere alle sue feste quando vi ritrovate

– non consentirgli di seguirci ovunque

– fare in modo che faccia delle esperienze (anche correndo qualche piccolo rischio) autonomamente, sapendo che noi siamo con lui ma senza risolvere i problemi al suo posto

– non farlo dormire sul nostro letto o sul nostro divano

– non dargli cibo da tavola mentre mangiamo e fare in modo che consumi il suo pasto dopo il nostro

– rivolgersi a lui come a un cane che sta crescendo e che diventerà adulto piuttosto che come un eterno cucciolo.

Dovrete essere per il vostro cane figure di riferimento dalle quali avrà sempre sostegno e indicazioni se necessarie e non “mammine” che si prenderanno sempre cura di lui.

Ricordate che se trattate il cane come un uomo – bambino arriverà il giorno in cui lui tratterà voi come cani…

APPRENDIMENTO (PUNIZIONI E GRATIFICAZIONI)

E’ ancora largamente diffusa l’idea che i cani per imparare debbano essere rimproverati e puniti.

Nei manuali di addestramento troviamo le regole di somministrazione della punizione, cioè:

– Deve seguire nell’immediato il comportamento da correggere

– Deve essere di intensità tale da risultare traumatica per il cane.

Quello che succede, invece, nella maggior parte delle famiglie è che le punizioni siano il risultato della frustrazione del proprietario che non riesce a gestire la situazione, che l’intensità è molto lieve (sculacciata) perché difficilmente troviamo proprietari che vogliono procurare dolore al proprio cane, ma carica di emozioni e, spesso, di senso di colpa.

Le punizioni inflitte in questo modo risultano inefficaci, il proprietario perde credibilità agli occhi del cane e il rapporto di fiducia si compromette.

Conoscere gli effetti collaterali di questo strumento educativo forse può aiutarci nella ricerca di un atteggiamento diverso:

i rimproveri e le punizioni vengono percepiti dal cane (che appartiene ad una specie molto diversa dalla nostra) come delle minacce che attivano direttamente la parte del cervello responsabile           della regolazione delle emozioni primarie e dell’attivazione di tutte quelle dinamiche fisiologiche di risposta ad una minaccia che non sono  sotto il controllo della ragione. Ciò significa che un cane che si sente minacciato o             aggredito non sta lì a pensare al perché, ma reagisce scappando, immobilizzandosi o cercando di difendersi.

Oltre a questo, inizia ad avere timore del proprietario (figura della quale dovrebbe invece fidarsi) e questo genera in lui uno stato di incertezza, ansia e stress che può compromettere la sua capacità di apprendere nonché la sua salute.

Utilizzando inoltre la violenza (sia verbale che fisica) come metro di comunicazione con il nostro cane, gli stiamo insegnando che si comunica in questo modo e lui, un giorno, potrebbe decidere di manifestare il suo disappunto aggredendo noi..

Come esseri umani siamo portati a prestare maggiore attenzione agli eventi negativi e questo ci porta a correggere (o tentare di farlo) quello che non Va.

Nel corso degli anni ho imparato, osservando le reazioni dei cani, che questi imparano molto velocemente e con grande serenità ed entusiasmo tutto ciò che porta loro qualcosa di positivo; premiare i nostri cani quando si comportano bene o per insegnargli qualcosa porta ad eccezionali risultati.

Molto spesso i cani arrivano ad abituarsi alle correzioni o ai rimproveri e ad utilizzare i comportamenti che a noi non piacciono per generare una nostra reazione e avere così la nostra attenzione.

Provate ad ignorare il vostro cane quando si comporta male e a premiarlo quando invece fa qualcosa di positivo, i risultati vi stupiranno!

Antiniska Manca

Educatrice Cinofila A.P.N.E.C.

Responsabile del Centro di Educazione e Cultura Cinofila Rantaplan, Via Avidio Cassio 11 – Roma

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