La celiachia nel cane
1 febbraio 2013
5 min

La celiachia nel cane

Sta aumentando sempre più la percentuale di glutine e amido nel cibo industriale, inoltre c’è la cattiva abitudine di includere pasta, biscotti e pane nella dieta casalinga.

Nel corso degli anni, i nostri amici a quattro zampe si sono adattati a un’alimentazione che non rientra nel loro DNA: il loro organismo non è stato progettato per assimilare il glutine, l’amido e prodotti caseari. Per quanto riguarda il latte, invece, non a caso dopo lo svezzamento l’enzima lattasi finisce per scomparire perché l’animale deve adattarsi a un cambio di alimentazione. Per cui, proporre il latte e derivati – non essendoci più lattasi – provoca nell’intestino reazioni avverse più o meno intense a secondo della sensibilità individuale. Ogni animale, sia cane sia gatto, è un caso a sé, con un proprio corredo cromosomico e attività digestiva, quindi reagisce nei confronti del latte, del glutine e dell’amido in modo diversi.

Sicuramente in natura il glutine non esiste nell’alimentazione del cane e del gatto. La sua assunzione porta a un’alterazione della parete intestinale che con il tempo – a secondo della sensibilità individuale – si assottiglia o si ispessisce. Una volta danneggiata, la parete intestinale fa assorbire particelle alimentari parzialmente digerite, che entrano nel torrente circolatorio stimolando il sistema immunitario a produrre anticorpi che attaccano sia queste particelle sia le cellule dell’organismo, dando vita alle malattie autoimmuni. Inoltre, la sensibilizzazione di queste proteine alimentari estranee – entrate nella circolazione sanguigna – alterano il sistema immunitario con un’iperattività spesso aggravata da vaccinazioni ripetute, malattie infettive, parassitarie.

Quando si parla di allergia atopica si pensa spesso ad allergeni ambientali e morso della pulce. In realtà, si deve considerare un principio importante: il sistema immunitario in soggetti particolarmente sensibili al glutine, amido e latte è sottoposto a uno stress eccessivo, che manifesta sintomi vaghi, come starnuti, leccamenti, prurito, diarrea e vomito occasionale. Quando arriva la stagione del polline o si aggiunge il morso della pulce, allora il sistema immunitario non sopporta più queste stimolazioni eccessive. In parole povere, perde la tolleranza (sopportazione) e allora si fa sentire con manifestazioni allergiche più importanti, come eczemi, diarrea, tosse insistente, lacrimazione, otiti, gastriti, che si mostrano resistenti ai comuni trattamenti antiallergici (cortisone, antistaminici e in casi gravi ciclosporina). In questi soggetti sottoposti a costosi ed estenuanti test, analisi, ecc. – se non vengono trattati con un regime dietetico corretto, escludendo il glutine, l’amido e i prodotti derivanti dal latte – ogni trattamento farmacologico sarà senza risultati perché la causa sottostante non è stata rimossa.

Le allergie e le intolleranze si trasformano in breve tempo in malattie autoimmuni (tiroiditi, cushing, mielopatie degenerative, encefaliti, pancreatiti, ecc.), che aprono la strada a fenomeni degenerativi che si trasformano in tumori.

Altre sostanze che hanno invaso il campo alimentare e farmaceutico veterinario sono le maltodestrine così come il lievito: chi è intollerante al glutine e amido, sicuramente non tollera anche le maltodestrine e i lieviti che possono provenire dal mais, frumento e riso, tutti alimenti potenzialmente sensibilizzanti il cane e il gatto.

Inoltre, le maltodestrine e gli amidi alzano l’indice glicemico molto velocemente e una glicemia alta può far crescere in poco tempo una reazione infiammatoria e neoplastica.

Sono frequenti nel cane e nel gatto le epilessie, soprattutto in soggetti intolleranti al glutine e alimentati con alti livelli di carboidrati: sono le cosiddette epilessie idiopatiche, cui la moderna medicina non trova spiegazioni.

Spesso gatti malati di leucemie sono stati alimentati con prodotti a base di grano e amidi in eccesso, oltre che con latte e derivati. Spesso la leucemia in giovani gatti sono causate, a parte che da malattie virali sottostanti, anche da un eccesso di carboidrati e/o latte e derivati nella dieta. Si può pensare che l’alimento sbagliato amplifichi la cancerogenicità della malattia virale (FIV, FELV, ecc.), sollecitando le cellule atipiche a proliferare, oppure nei soggetti non infettati da virus le reazioni autoimmuni dell’alimento intollerante può aprire la strada a fenomeni proliferativi delle cellule infiammatorie, che con il tempo diventano atipiche trasformandosi in leucemie e linfomi.

Il linfoma intestinale, che viene preceduto da un’infiammazione della parete intestinale, può sicuramente essere causato da una lesione iniziale da intolleranza al glutine.

Va ricordato che come nell’uomo con la sclerosi multipla, anche nel cane la mielopatia degenerativa può riconoscere un’intolleranza al glutine, che con il tempo dà origine a una malattia autoimmune con depositi di anticorpi e distruzione di mielina.

Se si vanno a leggere le etichette dei prodotti alimentari, spesso c’è un’alta percentuale di grano, mais, maltodestrine, amido, oltre a una serie di sostanze estranee all’organismo, come conservanti aromatizzanti e grassi esterificati, che sensibilizzano una parete intestinale già alterata nel tempo.

Per valutare la tolleranza di un alimento, non servono test sofisticati e costosi, ma semplicemente osservare l’animale dopo mangiato se manifesta sintomi come starnuti, congiuntivite, gonfiore intestinale, rumori eccessivi dello stomaco, rigurgiti, diarrea, prurito: in tal caso, allora quel cibo potrebbe essere il responsabile. A quel punto, se non si elimina l’alimento incriminato nel tempo, si avranno seri problemi di salute fino al tumore.

L’importanza degli alimenti nel provocare le malattie dovrebbe essere una materia di studio di più ampia scala, attraverso la ricerca e sperimentazione, ma la medicina ufficiale spesso non ha voglia di capire. Interviene soltanto con i farmaci e la chirurgia, si investe sulla diagnostica, ma non ci si domanda quali siano le ragioni e le cause delle malattie.

Attenti, quindi, alle etichette sul pet food, integratori e farmaci, e osservate bene i vostri amici a quattro zampe: la diagnosi potete farla voi! Basta solo interpretare i sintomi dell’intolleranza.

Dott. Alessandro Prota

Chirurgo Veterinario Esperto in Medicina Naturale

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