Cane problematico o proprietario problematico? Questo è il problema!
7 maggio 2013
6 min

Cane problematico o proprietario problematico? Questo è il problema!

Si dice che gli occhi siano lo specchio dell’anima e, in una certa misura, è sicuramente vero. Parafrasando questo detto si potrebbe dire, altrettanto a ragione, che “i cani sono lo specchio del padrone”.

La maggior parte dei problemi comportamentali dei cani, oltre ad avere una componente di natura genetica, purtroppo derivante spesso dalla selezione che fanno alcuni allevatori nella scelta dei riproduttori, prediligendo l’estetica anziché il carattere degli esemplari che si fanno accoppiare, sono frutto di una serie di errori ripetuti frequentemente nel tempo, da parte di noi proprietari e di pseudo-istruttori cinofili che ignorano, a volte in buona fede a volte per presunzione di sapere, la VERA comunicazione del cane e i suoi bisogni. Altre volte possono derivare anche da vecchie credenze culturali, che ancora oggi sono molto forti nel nostro Paese.

Per inquadrare meglio il problema, facciamo un piccolo passo indietro. L’addomesticazione del cane risale a circa 14.000 anni fa, e per migliaia di anni l’uomo l’ha utilizzato prevalentemente come animale da lavoro. In molte località del globo questa tradizione è ancora molto forte, per esempio nelle regioni artiche, dove gli Inuit utilizzano molto i cani per il traino delle slitte e sono convinti che fare loro troppi gesti affettuosi influisca negativamente sul rendimento lavorativo.

Grazie agli studi di molti etologi famosi, sono state fatte interessanti scoperte riguardo il linguaggio del cane, che non vede il proprietario solo come un dispensatore di cibo e carezze, ma che è invece un animale sociale capace di instaurare una relazione profonda con gli esseri umani. Come afferma il prof. Luigi Boitani (famoso etologo italiano), “l’attaccamento è un dato comportamentale, la cui natura deriva dall’instaurarsi di legami privilegiati tra il cane e alcuni oggetti, luoghi, persone e consimili nel primo periodo di vita”.

Per merito di queste scoperte, l’uomo ha iniziato a vedere il cane non solo come animale da lavoro, ma anche come un essere estremamente sociale e con il quale instaurare una relazione affettiva. Fortunatamente c’è stata una bella rivoluzione di pensiero, anche se ancora sono molte le persone con un grande confusione nella testa e altre che la pensano come 14.000 anni fa.

In base alla mia esperienza ho potuto constatare che ci sono quattro categorie di proprietari di animali problematici:

IN BUONA FEDE – Questa categoria comprende tutte quelle persone che in buona fede, pensano di sapere quale sia la cosa migliore per il proprio cane, e che hanno comunque l’umiltà di mettersi in discussione e di chiedere aiuto quando si rendono conto che qualcosa non va; personalmente stimo molto queste persone.

GLI UMANIZZATORI -Sono persone che antropomorfizzano il proprio animale, fino a credere che faccia dei pensieri, abbia sentimenti e obiettivi identici a quella di noi esseri umani. Questa distorsione della realtà molto spesso deriva da una totale assenza di informazioni o da informazioni acquisite prive di ogni base scientifica.

GLI INDECISI – La terza categoria comprende tutti coloro che non sanno in primis cosa vogliono dalla vita e che agiscono e prendono decisioni solo sulla base dell’emotività del momento, senza fermarsi minimamente a chiedersi cosa stiano facendo e se possano recare danni al proprio animale.

I SUPERBI – Infine, ci sono coloro, che solo per aver ascoltato due cose giuste, magari in tv, hanno la presunzione di sapere, senza alcun dubbio, come comunica il proprio cane, quali siano i suoi reali bisogni e con quali metodi ottenerli, tra cui il più diffuso è probabilmente l’utilizzo della violenza. Se questo fosse un canto della Divina Commedia, finirebbero dritti nel X girone del Purgatorio a portare massi pesanti come tir.

Non ho mai amato gli estremi, innanzitutto la cattiveria, che condanno senza remore, ma nemmeno il troppo buonismo e l’iperemotività, e non condanno le persone che commettono errori, tutti possiamo sbagliare perché siamo essere umani, ma perseverare nell’errore è una cosa che accetto di meno.

Gli eccessi possono fare moltissimi danni, credo che la via di mezzo sia sempre un buon compromesso per ottenere il giusto equilibrio, anche la natura tende a ristabilire l’armonia di un sistema quando viene turbato.

Non si può dire “porto via il mio cane perché perde il pelo in casa”, perché “fa le buche”, oppure comprarne uno solo perché è un desiderio dei propri figli. Così come essere eccessivamente buoni e accondiscendenti può creare un animale ingestibile. Stiamo parlando della vita di un essere vivente del quale determiniamo lo sviluppo caratteriale con i nostri comportamenti. Forse prima di prendere un cane, scegliendolo soprattutto per la sua estetica, sarebbe consigliabile informarsi sulle peculiarità caratteriali di quella razza, perché non tutti i cani sono compatibili con le abitudini e il carattere dei futuri proprietari.

L’ambiente influisce molto sullo sviluppo di un individuo, ma questo come è vero per gli esseri umani è vero anche per tutti gli altri esseri viventi. Per esempio, se un bambino cresce in una condizione sociale disagiata, piena di violenza, criminalità e priva di stimoli positivi, pensate per esempio a posti che nell’immaginario collettivo sono sinonimo di queste condizioni, come il Bronx di qualche anno fa, sarà ovviamente diverso da un bambino che cresce in un ambiente equilibrato, che impara le lingue fin da piccolo, che legge molti libri, viaggia e si relaziona con altre persone. Come pensate possa diventare da grande un bambino che ha passato tutta la sua esistenza nel Bronx? Quante probabilità ha di diventare una persona non problematica? Sono sempre più convinta che moltissimi problemi comportamentali siano lo specchio delle nostre frustrazioni, mi è capitato spesso di vedere cani che si comportavano in maniera simile ai propri padroni: aggressivi, insicuri, squilibrati e così via.

Allora perché abbattiamo gli animali? Non sarebbe più semplice prima curare la causa e poi l’effetto? Non sarebbe più giusto rendere obbligatorio il patentino per avere l’idoneità a possedere un cane? Io dico di si!

L’evoluzione darwiniana per selezione naturale dà risultati nel lungo periodo, io spero che ogni giorno possa avvenire una piccola evoluzione culturale, che possa aumentare nel tempo la consapevolezza di cosa sia la vera natura e le vere emozioni dei cani e degli altri animali.

L’uomo è la peggiore arma di se stesso e di tutto ciò che è stato creato, le emozioni umane possono essere la nostra forza ma anche la nostra distruzione.

Se il vostro cane mostra sintomi che potenzialmente sono indice di problemi comportamentali, come ad esempio: scavare buche ossessivamente, distruggere le cose, abbaiare eccessivamente, ansia da separazione, aggressività, fobie, ecc…, abbiate la profondità di comprendere che si tratta di disagi complessi e di cui potreste anche essere involontariamente la causa, per via di un comportamento sbagliato e di rivolgervi a dei professionisti che possano indirizzarvi verso i metodi più efficaci per risolverli, anziché ricorrere a soluzioni drastiche come la violenza o l’abbandono del proprio animale.