Come insegnare al cucciolo a non mordervi
26 marzo 2013
9 min

Come insegnare al cucciolo a non mordervi

Una delle prime cose che un cucciolo deve imparare, quando arriva a casa, è che gli umani non si mordono, e neppure si masticano, per gioco, perché hanno la pelle molto più sottile di quella dei colleghi a quattro zampe.

Il cucciolo non sa che la nostra pelle è più delicata di quella dei suoi fratelli: quando gioca a mordere il cucciolo dosa la forza del suo morso, solo che la dosa in base a ciò che ha imparato dalla mamma e dai fratellini, che si ribellavano e reagivano quando sentivano male. La pelle umana comincia a sentire male a circa un terzo della pressione ma questo, al cucciolo, non l’ha mai detto nessuno.

Come sempre, piuttosto che pretendere che il cane capisca il mio linguaggio, io preferisco parlare il suo. Almeno quando è facile. Quindi, partiamo da qui: avete mai visto due cuccioli che giocano duro? Se sì, possiamo cominciare ad abbinare i vari consigli inutili che vengono dati agli umani masticati a ciò che avviene in una famiglia canina.

COSA NON DOVETE FARE

Consiglio inutile numero 1: tirargli un urlaccio, pensare di ricorrere alla forza fisica, urlagli “NO!”
Tra due cuccioli, se uno si mette ad abbaiare o a mordere davvero forte, l’altro non smette certo di giocare: anzi, raddoppia gli sforzi per battere l’avversario. Il gioco della lotta non è un divertimento fine a se stesso: lottando tra loro o con i genitori, i cuccioli imparano le tecniche di attacco e di difesa che un domani potranno essere loro utili qualora debbano lottare seriamente contro un altro cane o contro un predatore. Quindi, quando un cucciolo si accorge che sta per soccombere, fa tutto il possibile per lottare “di più e meglio”: alle dimostrazioni di forza fisica reagisce, mettendocela tutta. Il concetto è un po’ quello del “quando il gioco si fa duro, i duri cominciano a giocare”. Se poi il cucciolo duro non fosse affatto, ricevere spintoni e botte otterrebbe solo lo scopo di spaventarlo e di fargli pensare che gli umani non sappiano giocare senza diventare cattivi e violenti: un’idea che è decisamente meglio non mettergli in testa. Gli urlacci “BASTA!” o “NO!” durante una lotta per lui equivalgono a ringhi e abbai dell’avversario: in pratica a urla di eccitazione che eccitano pure lui. Non ha importanza che conosca o meno il significato del “NO!”: se glielo urlate mentre è eccitato e su di giri, per lui sarà un suono di guerra come un altro.

Consiglio inutile numero 2: ignorarlo, voltarsi dall’altra parte, non considerarlo, immobilizzarsi. Questo è il metodo consigliato dai seguaci del metodo gentile che lo basano su un concetto corretto (se non dai attenzione a quello che sta facendo, il cane smetterà di farlo), ma quasi sempre insufficiente ad arginare l’ardore di qualcuno che, mordendoti, vuole appunto tutta la tua attenzione. E ha anche voglia di giocare… La reazione più classica del cucciolo al nostro immobilizzarsi è quella di saltarci addosso a piè pari per richiamare quell’attenzione che gli stiamo negando: anche perché lui, appunto, vuol giocare. Non gli passa neppure per la testa che ci siamo arrabbiati con lui perché ci ha morso. Immobilizzarsi, ignorare voltarsi dall’altra parte non è cosa che si possa riportare al comportamento di due cuccioli che fanno la lotta, perché è una cosa che non fanno assolutamente MAI. Lo si può, invece, rapportare al comportamento delle madri che giocano con i cuccioli e che a volte girano la testa dall’altra parte quando loro diventano troppo noiosi. Questo è un segnale di superiorità gerarchica, che però vedo spesso applicare alle richieste di cibo (per esempio, quando i cuccioli spingono il muso contro l’angolo della bocca della mamma), ma rarissimamente durante il gioco. Le mamme, infatti, sanno benissimo che un piccoletto esagitato, se non te lo fili, insisterà fino alla nausea. Le mamme, quando sono stufe di giocare, solitamente si alzano e se ne vanno: e questo sì, si può fare… se siamo in casa nostra, però! Non certo se ci troviamo in mezzo a un parco o nell’area cani cittadina. Mica si può piantare un cucciolo in mezzo a una strada. Per di più l’andar via della mamma, in condizioni di libertà, si traduce quasi sempre nel fatto che il cucciolo, ancora eccitato e voglioso di giocare, va a cercarsi un’altra vittima (solitamente un fratellino) e si sfoga con lei. Così, quando torna la mamma, la “matteria” gli è ormai passata. Se noi facciamo la stessa cosa in casa nostra, il cucciolo non avrà nessun altro con cui sfogarsi e, quindi, al nostro riapparire, le cose torneranno al punto di partenza: “Ohhhh! Finalmente sei tornato! Ora possiamo giocare!”

Che cosa fare allora?

È molto semplice: basta guardare cosa fa in realtà un cucciolo quando, giocando con un fratellino, sente male e vuole dirgli che sta esagerando. E cos’è che fa? Piange. Fa “CAIN!”. E l’altro, rendendosi conto di aver stretto troppo, sospende la lotta o morde più “gentilmente”. Da ciò deriva il…

Consiglio utile numero 1: fare CAIN!
O al massimo AHI, se proprio vi mette in imbarazzo emettere versi canini. L’importante è che si tratti di un suono breve e molto acuto, il più possibile simile a quello che emettono appunto i cuccioli quando sentono male. Il CAIN, se fatto in modo convincente, funziona sempre: o il cucciolo capisce e comincia a stringere meno forte oppure si ferma perplesso a guardarci.
L’importante è che, appena si stacca da noi, venga immediatamente premiato con un “bravo” e un bocconcino o con click-bocconcino, se usate il clicker. Perché premiare? Un po’ perché così si rinforza nel cucciolo l’idea che abbia fatto bene a mollare, un po’ perché dobbiamo pur mantenere un minimo di leadership e fargli capire che siamo noi a gestire sia il gioco sia le risorse. CAIN e premio, però, sono due cose diverse: il CAIN serve a dirgli “ehi, mi stai facendo male”; il premio serve a dirgli “durante questo gioco ti sto insegnando qualcosa” (nella fattispecie, ti sto insegnando fino a che punto puoi spingerti giocando con gli umani). Fare CAIN, però, non è sempre sufficiente: diciamo che è molto utile nell’emergenza, per far smettere al cane di masticarci come un chewing-gum, ma che va accompagnato anche dal…

Consiglio utile numero 2: insegnare il LASCIA.
Siccome prima di lasciare bisogna prendere, questo comando si può insegnare solo quando il cucciolo ha qualcosa in bocca: è caldamente consigliabile che questo qualcosa sia una pallina, un manicotto o uno straccio, e NON il nostro braccio o la nostra mano. Quindi, giochiamo spesso al tiramolla con il nostro cucciolo e spieghiamogli cosa significa LASCIA con uno dei mille metodi disponibili.

Ne cito alcuni a caso:
a) quello delle due palline (servono quelle con la corda dentro, altrimenti il cane afferra palla e mano): si fa tira-e-molla con una, poi ci si immobilizza, si dà il LASCIA e si fa muovere la seconda pallina: il cucciolo mollerà la prima, che non è più interessante perché non sta più facendo niente e focalizzerà l’attenzione sulla seconda. Appena lascia, verrà premiato;

b) quello del bocconcino: come sopra, ma invece di far muovere una seconda pallina si mostra un bocconcino. Funziona meglio con i cani molto golosi;

c) quello del “cane cieco”: quando il cucciolo è tutto preso dal gioco di trazione si smette di tirare dall’altra parte, si dice dolcemente LASCIA e contemporaneamente gli si mette una mano sugli occhi, come se gli stessimo facendo una carezza, ma impedendogli in pratica di vedere. Alcuni cuccioli se ne infischiano altamente e continuano a tirare come dannati (con loro è meglio cambiare metodo), ma molti altri mollano subito la presa per spostare la testa e vedere che succede. Se il cane reagisce così va immediatamente premiato.

Di metodi ce ne sono altri mille, ma il concetto è sempre quello: il cucciolo deve conoscere il significato di LASCIA e deve impararlo durante giochi che non vedano implicate parti di corpo umano. Quando conosce il significato del termine, gli si potrà dire LASCIA ogni volta che vogliamo che smetta di morderci.

Valeria Rossi

 

IL CONTROLLO DEL MORSO di Rossella Di Palma

I testi anglosassoni parlano di bite inhibition e alcuni cinofili nostrani pensano che, con quelle parole, l’autore si stia riferendo all’inibizione totale del morso. Non è così, la traduzione più corretta sarebbe quella di controllo del morso, ovvero del rendere il cane capace di comprendere se mordere, come mordere, quando smettere di mordo, eccetera. Siccome le cause che scatenano il morso inducono reazioni rapidissime, l’inibizione a mordere deve diventare qualcosa che si innesca in automatico, in maniera assolutamente istintiva.

I cuccioli che stanno fino a tre mesi o più con la madre e i fratelli apprendono in maniera naturale e immediata a controllare il morso, imparandolo dai propri simili. Se il cucciolo viene adottato a 60 giorni occorre un poco più di impegno da parte nostra. Il lavoro sull’inibizione al morso deve svolgersi su due binari paralleli, il primo riguarda il controllo del morso nei confronti degli altri cani, il secondo nei confronti degli esseri umani. Il lavoro con gli altri cani trova la sua localizzazione ideale nelle puppy class (i corsi cucciolo), dove il cucciolo continua a interagire con i suoi simili così come era abituato a fare con i fratelli. Le puppy class sono importanti per tutte le razze specie in quelle tendenzialmente più rissose e andrebbero iniziate il prima possibile, compatibilmente con i protocolli vaccinali: ricordiamoci che certi cani di piccola taglia e media a sei mesi sono già adolescenti!

Il lavoro con le persone va svolto a casa quotidianamente, insegnando al cucciolo a controllare la forza del morso, come spiega Valeria Rossi nel suo articolo. Se non ve la sentite di fare tutto da soli, potete chiedere aiuto ad un educatore. È importante che il vostro cucciolo impari a controllare il morso, questo può tornare utile in situazioni particolari in cui il cane potrebbe essere indotto a mordere a causa di dolore o paura come può accadere da veterinario, dal toelettatore o a causa di un banale incidente domestico. La capacità di gestire la propria dentatura è un elemento positivo nei cani da caccia e da riporto nei quali una “bocca morbida” è particolarmente apprezzata.