La coprofagia nel cucciolo
20 ottobre 2017
2 min

La coprofagia nel cucciolo

Un cucciolo che mangia le feci (coprofagia), per quanto non insolito, è tra i peggiori incubi del proprietario. Gli esperti non sono concordi su cosa esattamente provochi questo problema: in passato si pensava che i cani ingerissero le proprie feci a causa di carenze nutrizionali, oggi si crede invece che il problema abbia radici comportamentali o, ancora, che il cucciolo ingerisca le feci poiché le trova “gustose”. Quale che sia la causa, al proprietario interessa risolvere il problema prima che si trasformi in un’abitudine radicata (va detto comunque che molti cuccioli smettono da sé crescendo), ecco cosa può fare:
1) non rimproverare MAI il cuccio lo quando sporca in casa o in luoghi inopportuni (in questo caso limitatevi ad ignorarlo);
2) non farsi vedere dal cucciolo mentre pulisce dove ha sporcato;
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3) limitare l’accesso del cucciolo alle feci rimuovendole prima che possa mettersi a banchettare (questo è fondamentale se avete un giardino in cui il cane sporca liberamente). Questo è un passaggio molto importante e è altrettanto importante non farsi vedere dal cucciolo mentre si rimuovono le feci;
4) esaminare la situazione insieme al veterinario portando un campione di feci: è possibile che il cucciolo non digerisca appieno il mangime e che il materiale indigerito (secondo alcuni autori le proteine) renda le feci particolarmente appetibili. Valutare insieme al veterinario curante se può essere opportuno modificare l’alimentazione del cucciolo o ricorrere ad integratori capaci di incrementare la digeribilità dell’alimento;
5) valutare se ricorrere a sostanze da addizionare al cibo finalizzate a rendere le feci meno appetibili. Esistono in commercio alcuni prodotti pensati proprio per questo scopo: non funzionano in tutti i casi ma può valere la pena fare un tentativo. Altre sostanze ritenute utili a questo scopo sono il succo d’ananas (una spruzzata sulla pappa) e la radice di genziana. Entrambi vanno somministrati in maniera continuativa per almeno un paio di settimane.