Uomo uccide il suo cane perché disubbidiente: era scappato per l’ennesima volta
21 febbraio 2014
2 min

Uomo uccide il suo cane perché disubbidiente: era scappato per l’ennesima volta

maltrattamento
Padroni sempre meno pazienti e cani sempre più vittime di gesti folli ed estremi. Da Casalmaggiore, in provincia di Cremone, giunge l’ennesima storia di orrore nei confronti nei confronti dei nostri amici a quattro zampe: un uomo ha pensato bene di uccidere il suo cane di taglia medio-grande, perché ancora una volta fuggito dal recinto. Un carattere troppo difficile per i gusti del suo padrone: non ubbidiva agli ordini e abbaiava con insistenza. Così, senza alcuna esitazione, l’uomo gli ha sparato alla testa con una pistola calibro 7,6 e per il cane non c’è stato più nulla da fare. Fortunatamente, l’assassino è stato individuato e denunciato per uccisione di animale, reato previso dall’articolo 544 bis del Codice penale. Adesso – come si legge su milano.repubblica.it – rischia fino a due anni di carcere. Questo, in particolare, è stata possibile grazie alle indagini dalle guardie zoofile dell’Associazione nazionale protezione animali natura ambiente (Anpana). Non è la prima volta che si leggono orrori di questo tipo: proprio ieri, ad esempio, abbiamo riportato la notizia di un cagnolino lanciato dal sesto piano di un’abitazione di Casaluce, in provincia di Caserta, molto probabilmente perché il suo padrone era infastidito dal continuo abbaiare del cucciolo. Ciò, però, ha suscitato l’ira dei passanti, che si sono radunati sotto l’appartamento con l’intenzione di linciare l’autore del folle gesto, dopo aver udito un tonfo e visto il piccolo peloso riverso in una pozza di sangue sull’asfalto. Qualche giorno fa, invece, la vicenda di un povero meticcio di piccola taglia, in provincia di Lecce, picchiato da un ottantaquattrenne di Casalabate, fino a fargli schizzare fuori dall’orbita un occhio. Tutta questa crudeltà solo perché l’animale aveva cercato un riparo nel giardino della sua casa. Non contento, l’anziano ha deciso di concludere lo sporco lavoro, prendendo il cane dolorante e tramortito e scaraventandolo al di là della recinzione.