Oncologia veterinaria integrata nel cane e nel gatto
3 dicembre 2012
4 min

Oncologia veterinaria integrata nel cane e nel gatto

L’oncologia veterinaria integrata è una nuova scienza basata sull’evidenza scientifica, che ha il compito di intensificare l’efficacia del trattamento convenzionale, migliorare il controllo dei sintomi, alleviare il percorso di malattia del paziente e ridurre la sofferenza.

La finalità, quindi, dell’oncologia integrata è quella di migliorare la cura per il cancro, fare prevenzione e controllare i sintomi.

L’omotossicologia, la fitoterapia, la micoterapia, la nutraceutica rappresentano un ottimo approccio per ridurre gli effetti collaterali di radio e chemio, integrare la terapia del dolore, prevenire la perdita di peso e la cachessia neoplastica, oltre che per ridurre la debolezza e l’astenia

La sola medicina convenzionale, infatti, non può rispondere a tutte le esigenze del paziente oncologico.

La mancanza di studi nel settore veterinario delle cure complementari è dovuta all’assoluto disinteresse, per motivi economici, dei rimedi naturali. Questo perché i principi non sono sintetizzabili, quindi non c’è alcun interesse da parte delle case farmaceutiche che comandano il settore delle ricerche in campo universitario.

Perché la chemioterapia non risolve il problema?

Secondo la stragrande maggioranza delle teorie mediche, ci si ammala di cancro per un’insufficienza del sistema immunitario. La chemioterapia riduce le masse tumorali di dimensione, ma al prezzo di distruggere completamente il midollo e le difese immunitarie dell’organismo, col risultato che quest’ultimo rimarrà debilitato ed esposto ad ammalarsi di nuovo per anni o addirittura per il resto della vita.

Ne è una conferma l’articolo riportato qui di seguito.

Articolo sulla Chemioresistenza – (AGI) Parigi, 5 agosto 2012

La chemioterapia usata da decenni per combattere il cancro in realtà può stimolare, nelle cellule sane circostanti, la secrezione di una proteina che sostiene la crescita e rende ”immune” il tumore a ulteriori trattamenti.

La scoperta, “del tutto inattesa”, è stata pubblicata sulla rivista Nature ed è frutto di uno studio statunitense sulle cellule del cancro alla prostata tesa ad accertare come mai queste ultime siano così difficili da eliminare nel corpo umano, mentre sono estremamente facili da uccidere in laboratorio.

Sono stati analizzati gli effetti di un tipo di chemioterapia su tessuti raccolti da pazienti affetti da tumore alla prostata.

Sono state scoperte “evidenti danni nel Dna” nelle cellule sane intorno all’area colpita dal cancro.

Queste ultime producevano quantità maggiori della proteina WNT16B, che favorisce la sopravvivenza delle cellule tumorali.

La scoperta che l’aumento della WNT16B…interagisce con le vicine cellule tumorali facendole crescere, propagare e, più importante di tutto, resistere ai successivi trattamenti anti-tumorali…era del tutto inattesa, ha spiegato il co-autore della ricerca Peter Nelson del Fred Hutchinson Cancer Research Center di Seattle, nello stato di Washington.

La novità conferma tra l’altro un elemento noto da tempi tra gli oncologi: i tumori rispondono bene alle prime chemio, salvo poi ricrescere rapidamente e sviluppando una resistenza maggiore a ulteriori trattamenti chemioterapici.

Per concludere, l’unica arma importante per combattere il tumore è il sistema immunitario. Secondo la stragrande maggioranza delle teorie mediche, ci si ammala di cancro per un’insufficienza del sistema immunitario.

L’eccesso di vaccinazioni, l’aumento di malattie autoimmuni, allergie, intolleranze alimentari, inquinanti ambientali e alimentari mettono a dura prova il sistema immunitario del nostro amico a quattro zampe indebolendo nel tempo il sistema immunitario che non riesce più a fronteggiare le cellule atipiche (neoplastiche), che normalmente si possono formare durante la vita.

Le formazioni di noduli non significano sempre malignità e morte, spesso questi possono rimanere in fase latente senza svilupparsi. Se, però, il sistema immunitario riesce a isolarlo attraverso un sistema difensivo, creando una capsula attorno, e se le difese immunitarie si abbassano, allora quel nodulo può progredire e svilupparsi, dando vita così alle metastasi.

Il fatto che molto spesso il cancro ritorna negli anni successivi, dopo una cura di chemioterapia, non è dovuto a una certa “predisposizione” per quella neoplasia, ma al fatto che le difese immunitarie sono ormai distrutte e l’organismo è completamente indifeso, quindi è logico che sia aggredito nuovamente. La chemioterapia non è la soluzione definitiva del problema, poiché questo si può ripresentare molti anni dopo con maggiore violenza.

Un paziente oncologico spesso presenta una serie di problemi collegati a varie disfunzioni di organo (malattie renali, epatiche, gastrointestinali, ecc.), eccesso di acidità e ipossia tessutale.

La sinergia di trattamenti convenzionali e non è l’arma vincente per combattere il tumore, evitando tutte quelle pratiche sbagliate nella gestione dell’animale, come un’alimentazione ipercalorica e tossica, l’eccesso di farmaci e vaccinazioni oppure di antiparassitari nocivi.

Dott. Alessandro Porta
Oncologo Veterinario Esperto in Medicina Naturale
Consulenze on line 339/3201159